martedì 6 giugno 2017

Nel cesso con Riina


I miei occhi sfiorano
interrogativi
la nudità.
Lo specchio cola
all'ingiù
dai miei piedi
in giù
nella griglia arrugginita.
("Il bagno" di Inger Christensen)


"Riina è malato, ha diritto a una morte dignitosa" sostiene la Cassazione (la notizia QUI)
Una poesia come il punto di vista di Totò Riina.
Cosa vede riflesso, nello specchio zincato alla parete della cella, il boss dei boss?
Nel piccolo gorgo ai suoi piedi, il grigio del mistero dei rapporti stato-mafia e il rosso di un rivolo di sangue, scivolano nella griglia arrugginita.


(Pizzino)




lunedì 5 giugno 2017

Micro ansia


Aspettando cosa?
Ogni giorno ogni giorno
si accumulano foglie secche
(Santōka 1882-1940) 



Siamo talmente immersi nell'angoscia da perdere la testa per un petardo provocando circa millecinquecento feriti.
Tra le ansie contemporanee che francamente potevamo risparmiarci, e non parlo di cose enormi tipo attacchi terroristici, cyberbullismo, perdita del lavoro a cinquantanni, riscaldamento globale, ce ne sono di minuscole e fetenti: i tre puntini che ballonzolando indicano che il nostro interlocutore sta rispondendo al messaggio e, con loro, il messaggio interlocutorio "sta scrivendo".
Eccolo, vedi? Si sono fermati, ricominciano, si fermano di nuovo. Ci ha ripensato? Sta cancellando? Mi risponderà dopo? E cosa sta scrivendo? E perché, se ha letto il messaggio, visto che l'ha letto, lo dice il flag laterale diventato verde, non mi risponde? Non mollo, aspetto, metti che dopo non sento la suoneria... I tre puntini spioni, mi dicono quello che succede al di là della tastiera. 
E fermo restando che quelli via sms sono messaggi di ordinaria amministrazione e che le cose realmente importanti dovrebbero essere dette a voce, noi, occhio pallato sullo schermo, restiamo appesi, aspettando cosa, come se quell' "OK, ci vediamo dopo in pizzeria + faccina sorridente" fosse la risposta della vita. 
Ogni volta la stessa micro ansia.


(messaggino)
       

venerdì 2 giugno 2017

Festa


Sera primaverile.
Seguo un profumo
che sta per spegnersi
(Yosa Buson 1716-1783)



Un haiku per una festa di mezza primavera, un haiku per il ponte costruito sul calendario. Stabilito, atteso e incastrato due giugno! 
Per chi lavora è la dolcezza di un giorno tranquillo. I pochi colleghi rimasti sorridono, un'auto, per strada, cede addirittura la precedenza. La città è quieta, va a passo lento. Le sue vetrine sono buie, poche le saracinesche schiuse bordo strada, un cane spiscetta allegro al guinzaglio del suo padrone. Oggi escono i giornali, forse domani no?
Prove tecniche di un agosto prossimo.
La festa intanto procede, arriverà la sera e il sabato e poi la domenica. E intorno a me profumo di ozio e di cose da fare e da annusare.

(Ponte)






giovedì 1 giugno 2017

Sgt. Peppers

Fugu* nella pentola
incollato sulla parete
un grande John Lennon
(Momoko Kuroda 1938)
Oggi, 1 giugno 1967, usciva lo storico "Sgt. Peppers" e per un pezzo di mondo fu una specie di Natale. 
L'album inizia con un brusio di sottofondo (che geni!), si apre a libro e sulla copertina un collage pazzo dove, in assetto bandistico, si affacciano, un tantino perplessi, tra gli altri, Edagar Allan Poe, Nietzsche, Stockhausen, Fred Astaire, Dylan Thomas, Karl Marx, Jung, Freud, Stanlio e Ollio. Un coro psichedelico, un olimpo di riferimento, una bibbia laica e per nulla punitiva.
Ma poi c'è l'altro pezzo di mondo, benpensante, quello che non ha mai ascoltato bene bene il Sgt.Peppers, quello che non conosce i testi a memoria nè fa tap tap col piede quando attacca una canzone. 
Forse è quello che un giorno se ne sbatterà degli accordi sul clima, continuerà a utilizzare la religione come un manganello, tollererà razzismo e omofobia e, torturare qualcuno, alla fine, gli apparirà solo come una tra le risorse possibili. Forse...

(Quasi Beatles)


* il fugu è un tipo di pesce



mercoledì 31 maggio 2017

Fratelli d'Italia


- Giovanettin dalla pupilla nera,
qual è il colore della tua bandiera?
- Se una rosa vermiglia e un gelsomino
a una foglia d'allor metti vicino,
i tre colori avrai più cari e belli
a noi che in quei ci conosciam fratelli
(da "Sono italiano" di Domenico Carbone)


Cari fratelli (d'Italia), la tanto attesa nuova legge elettorale è bella pronta e mutuata dalla Germania (notizia QUI)
Solo che noi non siamo tedeschi. Siamo quelli che non si mettono d'accordo, abbiamo da cavillare, recriminare, ribattere. Noi interrompiamo, facciamo battute, siamo brillantoni e vogliamo la scena, strappare il sorriso e fare pure la passerella. Per noi non c'è mai domani, perché noi siamo grandi filosofi e neanche dell'oggi, ma dell'istante. Buona fortuna a tutti.


(Res publica)



martedì 30 maggio 2017

Firma copie


Parole – vetri
che infedelmente
rispecchiate il mio cielo –
di voi pensai
dopo il tramonto
in una oscura strada
quando sui ciotoli una vetrata cadde
ed i frantumi a lungo
sparsero in terra lume –
(Riflessi di Antonia Pozzi)



La penna sarà pure da qualche parte e le persone in fila sorridono. Finalmente a tu per tu con lo scrittore preferito. 
Sulla prima pagina, quella bianca, scriverà la data con il luogo dove si trovano adesso. Distogliere lo sguardo. Il resto sarà meglio leggerlo più tardi, da soli. 
Volano particelle luminose di trepidazione, di imbarazzo, come piccole dichiarazioni di amore, nell'attimo in cui il libro ritorna tra le mani di chi lo ha scritto.
Leggo il labiale: "Sa, il suo libro è bellissimo", "Mi ha molto aiutato in un periodo difficile", "Anch'io so bene di cosa parla nel suo romanzo". 
Leggo l'orgoglio e il il pudore.
Intorno, i ragazzi con la maglietta "staff" si affannano a far sgombrare la sala, i tecnici arrotolano i cavi dell'audio, due bambini giocano a rincorrersi tra le sedie ormai libere. 
Ma il gruppetto firma-copie resiste, sembra proteggere il suo scrittore.
Non sento quello che dicono, sono troppo lontana. 
Raccolgo i minuscoli frantumi di vite lasciati sparsi, che luccicano ancora per aria. E li conservo.


(un salone del libro)




lunedì 29 maggio 2017

Totti uguali


Tutti i giorni, senza eccezione
vado a giocare con i bambini.
Porto due o tre palle nelle mie tasche;
sono un uomo inutile, ma felice,
in questa pace primaverile.
(Ryōkan 1758-1831)


"Evvaievvaffffanculooooooeddajjjjjealimortaccivostraaaaa!"
Crepuscolo. Totti sta tirando il suo ultimo calcio al pallone e qualcuno urla sotto le mie finestre.
Chi mai fenderà l'aria in questa pace primaverile, solitariocon la sua giaculatoria da orco gridata a voce arrochita. Immagino quel grugno, la testa rasata. Le braccia tatuate in corsivo inglese - coi nomi de mamma e de mi fijia, lll'uniche certezze - e il gladio acuminato, lucente tra le rose, roteare in aria. Il gesto dei pugni verso l'alto, le vene che pompano, ll'occhi de fori.
"Evaffanculoooooooooo!!!"
Un romanista orfano del suo capitano o un laziale a cui è partita la valvola per il rosicamento? "Malimortaccievaffanculoooooo".
poche centinaia di metri, nello stadio Olimpico, si concludeva la cerimonia dell'addio con la lettura dell'ultima lettera dell'apostolo alla tifoseria in lacrime. 
Al di qua degli spalti, sotto casa mia, il piccolo rito sonoro del degrado umano.


(Giallo rosso al tramonto)