Tutti i giorni, senza eccezione
vado a giocare con i bambini.
Porto due o tre palle nelle mie tasche;
sono un uomo inutile, ma felice,
in questa pace primaverile.
(Ryōkan 1758-1831)
"Evvaievvaffffanculooooooeddajjjjjealimortaccivostraaaaa!"
Crepuscolo. Totti sta tirando il suo ultimo calcio al pallone e qualcuno urla sotto le mie finestre.
Chi mai fenderà l'aria in questa pace primaverile, solitario, con la sua giaculatoria da orco gridata a voce arrochita. Immagino quel grugno, la testa rasata. Le braccia tatuate in corsivo inglese - coi nomi de mamma e de mi fijia, lll'uniche certezze - e il gladio acuminato, lucente tra le rose, roteare in aria. Il gesto dei pugni verso l'alto, le vene che pompano, ll'occhi de fori.
"Evaffanculoooooooooo!!!"
Un romanista orfano del suo capitano o un laziale a cui è partita la valvola per il rosicamento? "Malimortaccievaffanculoooooo".
A poche centinaia di metri, nello stadio Olimpico, si concludeva la cerimonia dell'addio con la lettura dell'ultima lettera dell'apostolo alla tifoseria in lacrime.
Al di qua degli spalti, sotto casa mia, il piccolo rito sonoro del degrado umano.
(Giallo rosso al tramonto) |
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