giovedì 27 giugno 2019

Carola Rakete



Come se il mare separandosi
svelasse un altro mare,
questo un altro, ed i tre
solo il presagio fossero

d’un infinito di mari
non visitati da rive –
il mare stesso al mare fosse riva-
questo è l’eternità.
(Emily Dickinson)




Carola Rakete è con la sua nave nelle acque territoriali italiane e si dirige verso Lampedusa. 
La Capitana entra così nel libro della storia che stiamo scrivendo, solca l'altro mare con aria fiera, il vento nei bei capelli lunghi. Come un poeta lei vede dove nessuno guarda, come un poeta leva la sua voce forte rivolgendosi a ognuno di noi che siamo qui, sulla riva.

(una famiglia)



  

mercoledì 26 giugno 2019

Sulla libellula e sulla delicatezza


Una libellula 
sul cappello.
Cammino
(Santōka 1882 -1940)


Gli incontri, le opportunità, sono come le libellule che ogni tanto si poggiano sul cappello, non si dice forse "cogliere al volo" un'occasione? Succede tra umani, con l'innamoramento e l'amicizia, succede anche con gli incontri letterari e i libri. Santōka è stato la mia libellula sul cappello. Notarlo, approfondire la sua poetica e raccontare in "Haiku e Saké" una biografia così complicata e semplice insieme, mischiarla alla mia, proteggere la delicatezza dei suoi haiku traducendoli (dall'inglese!), ha significato per me, autrice disarmata ed entusiasta, provare a ricalcare quella levità. Gli haiku, in questi due anni dall'uscita del mio libro, e dai cinque del blog, mi hanno portato altre libellule sul cappello. Una fra queste è sicuramente l'incontro con Paolo Lagazzi, autore nascosto e prolifico, sua l'antologia di haiku classici giapponesi tradotti con padre Mario Riccò e pubblicata nel 1996 per la BUR. Fu il mio punto di partenza. In questo "Come libellule tra il vento e la quiete" appena uscito per edizioni La vita felice, racconta di Giappone attraverso un'inclinazione personale, originalissima e sorridente. Con i voli improvvisi di Lagazzi si arriva altrove, si parte e si ritorna anche alla nostra cultura, con nuove divagazioni su personaggi amati (da D'Annunzio a Bertolucci, dalla mamma che amava l'opera al maestro zen) fondamentali per la sua formazione umana e intellettuale. 
Lagazzi è un essere magico, francamente non so bene se esista o meno. Ha levità nella scrittura e nei modi, una capacità unica di sparire tra le righe che scrive, stemperando la sua conoscenza dentro un aneddoto o uno scherzetto. Divaga, danza, fa giochi di prestigio. E possiede il volo verticale delle libellule, quel movimento di sincronia assoluta che gli esperti definiscono il volo perfetto. Come loro è capace di volare all'indietro, con ali indipendenti che gli permettono giravolte e capriole anche in atmosfere rarefatte.
Leggiadro, vola quando parla dei suoi maestri, scompare e riappare dietro le loro spalle.
Quando mi sento pesante, ancorata a terra con le mie scarpe di piombo e la testa incassata, cerco di imparare dagli haijin a scuotermi, a cercare leggerezza. 
E aspetto che uno di loro mi si posi di nuovo sul cappello per continuare il viaggio.      




martedì 25 giugno 2019

Dai navigator agli sciator


Notte di neve
c'è della gente
che passa in silenzio
(Issa 1763-1827)

A Milano una notte di neve e festa, il pacco regalo delle Olimpiadi Invernali del 2026 è arrivato tra la soddisfazione generale e il suono di tappi che saltano dalle bottiglie di Lombardia, Veneto e Trentino Alto Adige. Brindo anch'io: che sia un futuro splendente di lavoro e indotto! E poi, nel silenzio bigio che avvolge il resto della penisola, nel caldo torrido di questo finale di giugno, mi chiedo se non sia meglio, in genere, puntare più sugli sciator che sui navigator.


(notte di neve romana)

















lunedì 24 giugno 2019

Gay Pride


Radici e foglie appena sono queste,
profumi recati a uomini e donne dai boschi selvaggi,
dal margine degli stagni,
acetosella del cuore e garofani d’amore, dita che avvincono
più strettamente che rampicanti,
gorgheggi da gole d’uccelli nascosti tra gli alberi, quando
il sole ascende,
soffi di terra e d’amore trasmessi da rive di vita su mari di
vita, sino a voi, marinai!
Bacche addolcite dal gelo, virgulti di marzo offerti freschi
a giovani che per i campi vagano, quando l’inverno
si scioglie,
germogli d’amore messivi innanzi, immessi in voi, ovunque
voi siate,
germogli che si schiuderanno secondo i modi d’un tempo,
se a loro recate il calore del sole si schiuderanno offrendovi
forma, colore, profumo,
se voi divenite alimento e umore, essi saranno fiori, frutti,
alti rami e alberi.
(da "Foglie d'erba" di Walt Whitman)


La sezione Calamus della raccolta di Walt Whitman "Foglie d'erba" prende il nome da Càlamo, una divinità fluviale delle mitologia greca. E' il gruppo di poesie che celebrano “l’amore dell’uomo per l’uomo”, per la critica l’espressione più evidente delle idee di Whitman sull’amore omosessuale.
Calamo era un bellissimo giovane innamorato di un suo coetaneo, Carpo. I due amanti vivevano felici e contenti ma durante una gara di nuoto nel fiume, Carpo affoga. Disperato, Calamo si lascerà annegare. Zeus colpito da tanto dolore, trasformerà Calamo in una pianta palustre, una canna resistente a cui potersi aggrappare e Carpo in un frutto  terrestre.
Da Càlamo deriverà calamaio, il piccolo recipiente-supporto dello stilo con cui scrivere. 
Speriamo di scrivere tutti insieme una storia migliore.  


(germogli vicino al fiume)

Per ascoltare la vita - raccontata da me - di Walt Whitman, clicca QUI.


lunedì 17 giugno 2019

Foglie d'erba



Senti, m’informò l’anima,
Scriviamo per il corpo (siamo infatti una cosa), versi tali,
Che, dopo morte, dovessi invisibil tornare,
O, più tardi, più tardi, in altre sfere,
A un gruppo di compagni i miei canti riprendere,
(In accordo con suono, alberi, venti della terra, tumulto delle onde),
Possa con soddisfatto sorriso continuare,
A sempre riconoscere miei questi versi – come, qui ed ora, per la prima volta,
Firmando per anima e corpo, il nome mio v’appongo,
Walt Whitman
(in "Foglie d'erba" di Walt Whitman)



Walt Whitman nacque nel 1819 a West Hills, nello Stato di New York, da una famiglia quacchera. Se cerchiamo in rete le sue foto, appare per prima la più famosa, quella scattata da George Cox nel 1887. 


Sul fondo scuro risalta il volto di un vecchio, i capelli bianchi e lunghi, tutt'uno con la barba vaporosa e anch’essa bianchissima (in un suo articolo per la rubrica dal titolo "Sport per uomini", intrattiene mondanamente i suoi lettori sui vantaggi non solo estetici di una bella barba lunga e folta, utile anche per preservare i bronchi da spifferi e correnti d'aria); la tesa del cappello è definita da una linea di luce chiara che rimanda a quella degli occhi. Lo sguardo penetrante, e freddo, pare cercare il nostro grazie a quell’espediente della posa, la leggera torsione del vecchio Whitman verso l’obiettivo. Chi è quest’uomo? Un saggio, un padre, un visionario, un matto? Con il suo nome, lui non lo saprà mai, un giorno chiameranno un cratere sulla superficie di Mercurio. Walt Whitman, il grande poeta americano padre del verso libero, viaggia sul pianeta più vicino al Sole e per l’eternità.


Ascolta la vita di Walt Whitman su Radio3 cliccando QUI