giovedì 10 gennaio 2019

Aiuti



Niente si offre per l’ultima volta,
perché tutto dopo il sonno ricomincia.

si riforma il seme dei ragazzi. Le
polluzioni sono infinite. Compagni,

ragazzi morituri, orfani matricidi
spegnete la sete che è in me d’amore

deluso in questi versi rattrappiti.
(da "Sesso" di Dario Bellezza)


Quel bacio nel 1991 di Fernando Aiuti, l'immunologo spentosi ieri sera, a una paziente sieropositiva, fu il primo gesto social della storia. Quel bacio sulla bocca tra medico e malata fu l'icona pop di anni traumatizzati dalla scoperta di un virus, gli ottanta epicurei ripiegavano in quel decennio di paure e castighi, di mucche pazze e di ebola e di cormorani incatramati. La sua foto sui giornali fu un gesto artistico, l'ideale completamento della serie dei ritratti di Andy Warhol, quelli con le star a colori acidi, i visi fuxia e i ciuffi blu elettrico. Se ne discusse molto, suscitò polemiche e insinuazioni ma quel bacio vinse e non fu più dimenticato.
Aiuti, AIDS in inglese, fu scienziato e anche un artista, rappresentando dentro quel gesto se stesso e, insieme a lui, la sua ricerca.


(qui ci si ama)



mercoledì 9 gennaio 2019

Prima le donne e bambini


Da me a quell'ombra in bilico tra fiume e mare
solo una striscia di esistenza
in controluce dalla foce.
Quell'uomo.
Rammenda reti, ritinteggia uno scafo.
Cose che io non so fare. Nominarle appena.
Da me a lui nient'altro: una fissità.
Ogni eccedenza andata altrove. O spenta.
("Fissità" di Vittorio Sereni)

Perché "prima donne e bambini", perché? Forse un essere umano vale più di un altro a seconda del genere o dell'anagrafia? Quindi Quell'uomo, che tra l'altro fa pure cose che non so fare, meglio che lo si lasci lì dove sta, che sia uno scoglio, un gommone bucato, una città in fiamme. La società civile ripete il suo motto che fa tanto umano, prima le donne e bambini, prima le donne e bambini prima le donne e bambini prima le donne e bambini, e se lo scrive pure addosso, twittandoselo bene.


(Decreto legge)

martedì 8 gennaio 2019

Finalmente



Vivere è stare svegli
e concedersi agli altri,
dare di sé sempre il meglio,
e non essere scaltri.

Vivere è amare la vita
con i suoi funerali e i suoi balli,
trovare favole e miti
nelle vicende più squallide.

Vivere è attendere il sole
nei giorni di nera tempesta,
schivare le gonfie parole,
vestite con frange di festa.

Vivere è scegliere le umili
melodie senza strepiti e spari,
scendere verso l’autunno
e non stancarsi d’amare.


Una poesia non tra le più belle del mondo, che sia meglio lo slavista del poeta? Versi un po' compilativi, più un elenco, una lista che suggerisce un metodo che sarebbe bello poter seguire: riuscire a cogliere l'attimo. Vivere è amare la vita, dice il vero, certo, Vivere è attendere il sole nei giorni di nera tempesta, tutto giusto, non stancarsi d’amare, pure quello, versi che non sento di annoverare tra le scoperte letterarie più sconvolgenti della mia vita. Allora perchè? Posso finalmente pubblicare questa foto.






lunedì 7 gennaio 2019

Vecchi amici


Io cammino fumando
e dopo ogni boccata
attraverso il mio fumo
e sto dove non stavo
dove prima soffiavo


È successo di nuovo, ho incontrato il figlio di un vecchio amico. Era identico a lui alla sua età, identico. Stessa fronte, stessi capelli, la voce addirittura sembrava quella e l'andatura, dinoccolata e quasi sicura, anche l'andatura era la stessa del mio amico. Li guardavo insieme, l'adulto e il ragazzo, no, meglio, li scannerizzavo. E dentro quel tipico sorriso che si riserva agli amici dei genitori, nella fretta gentile, non trovavo altro che la conferma di quello che dice il poeta.


(25)

domenica 6 gennaio 2019

Epifania


è da anni che provo a stornare,
senza riuscirvi,
la rima tra male e Natale.
E' anche blasfema, lo so,
però è impietosa e forte
e per questo uguale alla storia
quando si finge sorda
all'altrui (e comune) gloria.
(da "Cairn" di Enrico Testa)

Pregare i gesubambini senza re magi, quelli che non omaggia nessuno, che non resuscitano - non ci riescono mica - e che pure replicano la loro inutile nascita, il loro inutile sacrificio ogni giorno. I presepi a cui penso non hanno bisogno di muschio e sughero, basta un posto di blocco, la stiva di uno scafo, una spiaggia qualsiasi, il lato della strada, un cavalcavia, la rima tra male e Natale.


(stella cometa)