venerdì 23 marzo 2018

La Giornata delle Camere


A primavera nella città
non v'è più dove non volano fiori,
ai Cibi Freddi il vento d'oriente
agita i salici imperiali.
Nel tramonto, a palazzo dei Han
si distribuiscono ceri,
il fumo lieve si spande
e penetra nelle famiglie dei Cinque Duchi.
(La Giornata dei Cibi Freddi - Poesia T'ang


La storia dei profili Facebook, contrabbandati e venduti, svelerebbe il lato oscuro del social. (Ma non lo sapevamo già? Non siamo ancora consapevoli di lasciare tracce in giro e che i cookies non sono i biscotti della nonna ma mignatte algoritmiche?)
Al contrario, l'altissimo livello di partecipazione, di condivisioni, indicherebbe la parte emersa, e quindi virtuosa, insomma il lato "chiaro" della faccenda che, le Giornate sul social-calendario, misurerebbero. 
Giornata dei Cibi Freddi a parte, celebrata nei versi che ho appena trascritto, ricordo che è appena caduta la Giornata della Poesia - soppalcata con quella contro le mafie che è fiorita, appunto, nella Prima Giornata di Primavera e con quella, mondiale, del Tiramisù e, locale, della marionetta - , se ieri era quella dell'Acqua, domani quale sarà? Tornerà, forse a grande richiesta, quella delle Donne (non importa la tipologia, stuprate, mobbizzate, letterate, fanno tendenza sempre, basta mettere un fiocchetto rosa, nero o rosso) o quella della Memoria e del Ricordo-subito-dopo? E ricordate La Giornata del Paesaggio, era poco più di una settimana fa!. Incalzano quella dei palazzi aperti al pubblico, quella di quelli chiusi da troppo tempo e delle dimore storiche. La Giornata della Musica - con le giornatine annesse della musica antica, pop e blues - e dopo quella dei Nonni il grande classico, quella della Mamma con cuori e foto istagram, fantasmi di signore dalle cotonature demodè, coi pantaloni a zampa in posa davanti la credenza con i piccoli soprammobili sopra, rifotografate per la data. E quelle delle Sindromi e quella della Salute, divisa in orale e mentale a cui la Giornata della Felicità segue a ruota per inzuccherare la pillola. E quella della Matematica e della Grammatica dove like e faccine, tristi o allegre a seconda, non importa, vengono mitragliate dagli insegnanti sempre più social. 
Oggi sarebbe la Giornata delle Camere con il Parlamento che si riunisce, vedremo. 
A domani, con la prossima.


(#navigarenecesse)







giovedì 22 marzo 2018

Tramonto



Le occasioni per arretrare sono finite
si corica al tuo fianco l'orizzonte
e il sole non fa più rumore


In merito alle dichiarazioni di Enrico Zucca e alle polemiche sull'uso della parola "torturatori", consulto il vocabolario Treccani chiedendomi cosa c'è di sbagliato nell'usare questo aggettivo, o di così nuovo rispetto a quanto già acclarato nelle indagini, aggettivo derivato, appunto, dal sostantivo "tortura":

tortura s. f. [dal lat. tardo tortura, propr. «torcimento», der. di torquēre «torcere», part. pass. tortus]. – 1. Ant. nel sign. etimologico di torcimento o torcitura, per indicare sia l’atto del torcere sia il punto in cui qualche cosa è torta, piegata in curva o a gomito: E già venuto a l’ultima tortura S’era per noi (Dante, Purg. XXV, 109-110), eravamo giunti all’ultimo giro (ma alcuni intendono «tormento»). 2. a. L’azione, il fatto di torcere le membra a un imputato o a un reo, per indurlo a confessare o per punizione. Per estens., t. legale o giudiziaria, e istituto giuridico della t., attuati dall’antichità fino all’Ottocento (oggi ripudiati, almeno formalmente, da tutti gli stati), e consistenti in varie forme di coercizione fisica applicate a un imputato, più di rado a un testimone o ad altro soggetto processuale, allo scopo di estorcere loro una confessione o altra dichiarazione utile all’accertamento di fatti non altrimenti accertati, dei quali si debba tener conto nel definire il giudizio: dare, applicare la t.; patire, subire le più atroci t.; sottoporre a t.; mettere alla t.; strumenti di t.; la t. della corda (v. corda, n. 5 a); la t. del fuoco, dell’acqua, consistenti nel bruciare le piante dei piedi o nel far ingurgitare grandi quantità d’acqua. b. estens. e fig. Qualsiasi forma di coercizione, anche solo morale, avente gli stessi scopi: una raffinata t. mentale; oppure, qualsiasi violenta coercizione per ottenere indicazioni di vario genere, fuori dell’àmbito giudiziario: con le t. riuscirono a ottenere dai prigionieri le rivelazioni che cercavano; lo strascinavano alla sua casa, e con tortura di minacce e di percosse, lo costringevano a indicare il tesoro nascosto (Manzoni); o ancora, qualsiasi sevizia o atto di crudeltà, o come fine a sé stessi, per mera brutalità, o come forma legale di pena corporale: ebbe a patire t. inaudite per opera d’inumani aguzzini; la condanna a morte aggravata da torture era inflitta un tempo per i delitti atroci. Con uso fig., grave e prolungato patimento fisico o morale (cfr. tormento), o, per iperbole, molestia assai grave: comincio a star meglio, ma le medicazioni sono una t.; mi mette alla t., o mi dà la t., per ottenere il mio consenso; ascoltare certi discorsi senza poter rispondere come si vorrebbe è una vera t.; non posso sopportare la t. di queste scarpe strette; l’esame non finiva mai, che tortura!

(tramonto dell'occidente)




mercoledì 21 marzo 2018

Giornata della Poesia


Quella vela che s'appoggia alla luce
stanca di isole,
una goletta che bordeggia i Caraibi 

verso casa, potrebbe essere Odisseo,
diretto a casa sull'Egeo;
quel paterno e coniugale

non veder l'ora, sotto nodosi aspri grappoli, è
come l'adultero che sente il nome di Nausicaa
in ogni strido di gabbiano.

Questo non porta pace a nessuno. L'antica guerra
tra ossessione e responsabilità
mai finirà ed è stata la stessa

per chi erra sul mare o per chi è sbarcato
e ora traffica coi sandali per andarsene a casa,
da che Troia esalò la sua ultima fiamma,

e il masso del gigante cieco sollevò il flutto
dalla cui onda lunga i grandi esametri arrivano
alle conclusioni della risacca esausta.

I classici possono consolare. Ma non abbastanza.
(Uva di mare di Derek Walcott)


Scegliere qualcosa per la giornata di oggi, Giornata della Poesia, è stata la mia sfida. Ho cercato per noi una poesia... sulla poesia. 
Versi che comprendano tutto, che da laggiù arrivino fin qui, che ci trasportino nel mito e ci restituiscano alla terra come farebbe il mare dalla cui onda lunga i grandi esametri arrivano alle conclusioni della risacca esausta. 
Vi invito a prendervi del tempo per leggere e rileggere questo testo di Walcott. Entrandoci dentro. Ogni rilettura svelerà qualcosa di nuovo, e di nuovo ancora, ci farà capire meglio di noi, - per chi erra sul mare o per chi è sbarcato - del nostro mondo, di quello che ci circonda. 

(Magari anche del perché, ad esempio, Fedez e sua moglie abbiano milioni di persone curiose di sapere cosa fanno)


(non abbastanza)









martedì 20 marzo 2018

Mani gelate


In quest'oscuro
colle mani
gelate
distinguo
il mio viso.

Mi vedo
abbandonato nell'infinito.
(Giuseppe Ungaretti)


La guida alpina che rischia il carcere per aver salvato alcuni migranti ha visto se stesso negli occhi di chi ha soccorso. 
Mi vedo
abbandonato nell'infinito.
Ha visto quello che vide Ungaretti in una vecchia guerra, qualcosa che si rinnova ogni giorno come il sacramento sull'altare per chi ha fede.


(esseri umani)


  

lunedì 19 marzo 2018

Sta piovendo


Sta piovendo -
un gatto infangato
sonnecchia sul sutra
(Natsume Sōseki 1867-1916)

Piove a dirotto anche nello haiku di oggi.
Con tre versi appaiono mondi: la stagione, qui attraverso il kigo della pioggia, il calore di un momento buffo che volutamente stride con la solennità del sutra. Il ribaltamento di senso, dato dal kireji finale.
Natsume Sōseki è stato lo scrittore che, con "Guanciale d'erba" edito da Neri Pozza, tempo fa mi ha aperto la porta sulla letteratura giapponese. Uscito nel 1906, anticipando di una dozzina di anni "La passeggiata" di Robert Walser, anche il passeggiatore di Sōseki ci guida lungo un cammino di conoscenza e introspezione popolato da incontri casuali e formativi. Ragionamento sul senso dell'arte, è anche una metafora della conoscenza in un'atmosfera di sospensione atemporale puramente