mercoledì 3 gennaio 2018

Insegnamenti



Le poesie vanno sempre rilette,
lette, rilette, lette, messe in carica;
ogni lettura compie la ricarica,
sono apparecchi per caricare senso;
e il senso vi si accumula, ronzio
di particelle in attesa,
sospiri trattenuti, ticchettii,
da dentro il cavallo di Troia.
(La poesia di Valerio Magrelli)


L’ho incontrato casualmente sotto casa sua in un pomeriggio torrido di fine estate.
“Ho un problema” mi dice “Un mezzo casino con le tubature di casa”
Quelle ostruzioni di detriti, quei piccoli cumuli nel buio dei tubi erano roba da levargli il sonno, pensai. Uno come lui, alla ricerca del nitore perfetto e che lucida le sue parole di metallo, una per una. Starà malissimo.
“Sai che compio sessanta anni?”
Dalle tasche dei pantaloni corti spuntavano la testa di una pinza e la punta a stella di un cacciavite. 
Gli attrezzi del poeta.

(nature e venature)

martedì 2 gennaio 2018

Haiku del 2 gennaio


Un filo di fumo
disegna adesso
il primo cielo dell'anno
(Issa 1763-1828)


Gli ultimi petardi stanno esplodendo anche adesso, sento gli scoppi ritardati che rompono la quiete di un 2 gennaio qualsiasi. Altrove, proiettili vaganti travestiti da fuochi d'artificio, continuano a marcare il territorio. 
Tutte le città del mondo non vorrebbero essere disturbate. 
I tappi di sughero, i sigilli di fil di ferro incastrati tra i sampietrini, resti di micce esplose come desideri, giacciono sull'asfalto. 


(primo cielo)

domenica 31 dicembre 2017

2018


Il pugno stretto intorno al mio cuore
si allenta un poco, e io respiro ansioso
luce; ma già preme di nuovo.
Quando mai non ho amato
la pena d'amore? Ma questa si è spinta

oltre l'amore fino alla mania. Questa
ha la forte stretta del demente, questa
si aggrappa alla cornice della non-ragione, prima
di sprofondare urlando nell'abisso.

Tieni duro allora, cuore; così almeno vivi.
("Il pugno" di Derek Walcott)


Una poesia d'amore così forte da far alzare il pugno per spaccare l'aria vorrebbe essere il mio modo di guardare al nuovo anno. L'autore di Omeros, un poema epico dove Derek Walcott ha trasposto l'Odissea nella misera quotidianità del posto dove è nato, l'isola di Santa Lucia, continua a parlarci.
Tieni duro allora, cuore; così almeno vivi.
Con gli occhi di Derek Walcott, che guardano lontano anche se non vedono più, gli auguri per un 2018 pieno di vita.
Susanna

(qualcosa di rosso)








venerdì 29 dicembre 2017

i Tre Magi


Pare che il Paradiso sia il presente
con i suoi comunque e i pressappoco; e infatti
anche questo tuo malandare
manda chiarore.

Ora ascolti la palla che rimbomba contro un muro
e mentre il naso ti cola - roba da bambini -
vai gorgogliando qualche suono oscuro.
Però numerosi sono gli strati del pensare
e sai riconoscere almeno la grandezza
di quel trapassato polverone,
quell'allungare il ritmo, il mantenere
l'andatura degli anni; e adesso

come soldato di ossa sull'attenti
saluti tanti volti che furono rispettabili.
custodi di notizie seppellite (quante
te ne racconteranno con un soffio!) Certo 
la questione rimane irrisolta, ma fantastica
ti si prospetta la schiera dei defunti.

Si spera in nuova storia, nuove doglie.
("Pare che il Paradiso" di Tiziano Rossi


Ogni anno, l'anno trascorso pare un vecchio moribondo che cede il passo tremulo a quello che arriva baldanzoso.Con questo blog, giorno dopo giorno - ecco che torna il tempo che passa - scopro di amare molto i poeti milanesi, la cosiddetta Linea lombarda. Sereni, Raboni, De Angelis e anche Orelli, e Pusterla che non c'entra ma un pochino sì, e il poeta scelto per oggi, Tiziano Rossi. 
I dettagli, le ombre, i muri e le strade di passaggio, i percorsi verso interni borghesi. Vicende dimesse, sfondi familiari che mi colpiscono, ogni volta, e che fanno centro dentro di me che pure sono così lontana da quel sentire per storia, anagrafia, letture... Eppure eppure, sarinagara, direbbe un mitico haijin.
Allora: cosa ci porti di bello, anno nuovo 2018? Tre Magi: Berlusconi, Tajani e Salvini!
Se, come diceva bene il poeta pare che il Paradiso sia il presente, mi tengo stretto questo 29 dicembre fino all'ultimo secondo.


(stellina cometa)

giovedì 28 dicembre 2017

Natalino


VI
Riempivano i ghiaccioli il finestrone
Di barbarico vetro,
Dove l'ombra del merlo
Trascorse e ritrascorse.
Scovò lo stato d'animo
Cagione indecifrabile
Nell'ombra.
(da "Tredici maniere di guardare un merlo" di Wallace Stevens)


"Natalino". Cosi mio padre chiamò il nostro merlo indiano, in onore del suo maestro, lo studioso Natalino Sapegno.
Non ricordo come capitò a casa, intendo il Natalino pennuto, ma giurerei che era compito di mio padre coprire la gabbia di notte, mettergli l'acqua fresca e rifornirlo di cibo. Natalino lo ricambiava con una compagnia modesta. Non era un virtuoso del canto, al massimo ripeteva, a pappagallo, il fischio che sentiva alla radio, imitandolo però talmente bene che sembrava che l'apparecchio lo tenessimo acceso ventiquattro ore al giorno. Ad un repertorio, quindi, abbastanza limitato, Natalino suppliva con un'ottima mira: sparava schizzi di guano fin sulle coste dei libri. "La storia letteraria del Trecento", "Commento alla Divina Commedia", "Poeti minori del Trecento", volumi che sono ancora nello studio marcati da macchioline scure. 
Un Natalino che sparava bordate all'altro Natalino...
Una mattina lontana, dopo colazione, mio padre mi disse che un colpo di vento aveva fatto cadere la gabbia a terra e che, dalla porticina aperta nell'impatto, l'incontinente ma simpatico Natalino se ne era volato via. Aggiunse con aria seria che, prima di sparire in cielo, si era girato verso di lui e lo aveva guardato fisso fisso, con quegli occhietti che sembrano piccole biglie di vetro, come a chiedergli il permesso di andarsene.
Nell'ombra.

(memorabilia)