martedì 19 settembre 2017

Ted


Immagino la foresta di questo momento di mezzanotte:
altro è vivo
oltre la solitudine dell’orologio
e questa pagina bianca dove si muovono le mie dita.
Attraverso la finestra non vedo stelle:
qualcosa più vicino
sebbene sia più profonda entro l’oscurità
sta penetrando la solitudine:
freddo, delicatamente come la neve scura,
il naso di una volpe tocca un ramoscello, una foglia;
due occhi servono un movimento che adesso
e ancora adesso e adesso e adesso
depone chiare tracce sulla neve
tra gli alberi, e cautamente un’ombra
storpia si trascina tra ceppi e nell’incavo
di un corpo che ha l’audacia di giungere
attraverso radure, un occhio,
un verde fondo e dilatato,
brillante e concentrato,
che se ne viene per i fatti suoi
sino a che, con improvviso acuto caldo puzzo di volpe
non penetri la buca nera della testa.
Ancora senza stelle è la finestra; batte l’orologio,
la pagina è tracciata.
("Pensiero volpe" di Ted Hughes)


Ted Hughes e Sylvia Plath, poeti
Ted Hughes e Sylvia Plath, sposi. 
Come quando si contano i parenti a un matrimonio, mi sembrano molto più affollati i banchi dietro la sposa, sì, tra i due si preferisce sempre Sylvia.
E' a Sylvia che si è devoti, è per lei che si parteggia, una diva rotta, bella e disperata. Ed è sulla sua ara che celebriamo i femminismi e le sconfitte, siamo con lei, lei simbolo di forza e di fragilità, capace di incarnare tutto e il suo contrario. 
Cara Sylvia senza pace e che ci pacifichi, scusami, scansati che oggi celebro Ted. 
Ted dalla vita chiacchierata e luttuosa. Ted sfortunato in amore. Ted lo stronzo, il marito traditore. Ted il grande poeta, che fa tornare a galla cose sepolte e pensieri-volpe.
... e cautamente un’ombra storpia si trascina tra ceppi e nell’incavo di un corpo che ha l’audacia di giungere attraverso radure, un occhio, un verde fondo e dilatato, brillante e concentrato, che se ne viene per i fatti suoi...
E come sfogliando un vecchio album, immagino foto leggendo poesie. Gli occhi supplicanti di Sylvia, il ciuffo rockabilly di Ted. Giro una pagina ancora. Ma i poeti non vedevano lontano? Chissà se avrebbero proferito quel "sì"... 

Sullo scaffale della mia libreria li ho messi vicini ma non so se ho fatto la cosa giusta. 


(Scene da un matrimonio)
























  

lunedì 18 settembre 2017

Solo con gli altri

Questa solitudine
verresti a condividerla?
Foglia di paulonia
(Bashō 1644-1694)



Della paulonia, e delle sue foglie, so poco. 
Allora guardo su internet. Scorro le foto: il portamento maestoso, i fiori lilla e bianchi che sembrano vellutati e carnosi dentro la chioma, "profumatissimi", dice wikipedia. 
Il suo legno è fonoassorbente, perfetto per il koto, lo strumento a corde giapponese, ed è un ottimo isolante termico. E' usato, continua la paginetta, in ebanisteria; sono di paulonia i mobili che custodiscono i kimono e i geta, gli zoccoli tradizionali. 
Un legno musicale, robusto, flessibile, caldo, protettivo. E che sa di passi per casa.

Un haiku-albero come dichiarazione d'amore e progetto di vita.

(cercando la foglia giusta)

venerdì 15 settembre 2017

Yoga casalingo


La cucina è gremita di oggetti
e veramente può sembrare un bosco.
Ogni pianta è al suo posto
sorge là dove è messa
con pazienza infinita riposa.
Pensate alle cose
alla flora
metallica delle posate.
(Valerio Magrelli, da“Nature e Venature")


Casa.
Metto il sale, grosso, nella lavastoviglie; il suo sciacquio liberatorio ed è come se digerissi meglio anch'io. 
L'orecchio lo affino a quel "tac" del programma numero 12, lavatrice, la manopola che scatta appena terminato il ciclo "delicati". Assoluto. 
Il frigo raffredda e vibra. Smette di vibrare. E ricomincia. Inspiro. Espiro. Vibrazione.
Yogini casalinga, scrosto una briciola vecchia per festeggiare l'armonia raggiunta, corpo e anima.
"Sarebbe bello cucinare qualcosa al forno" penso "inondare la casa di profumo di buono e aspettare amici per cena". Sì. Quando qualcosa funziona e va come deve andare, mi sento meglio anche io.
Inspiro. Espiro.
Quel barattolo di vetro trasparente? Espiro. Può sempre servire. 
Domani mi compro un'asse da stiro nuova, con quell'affare per le maniche, leggera e pieghevole.  
Lì fuori, ora, a un metro dallo zerbino, il caos.
Inspiro. 
Sono pronta per uscire.


(Saluto al sole)












giovedì 14 settembre 2017

Stupro consenziente


Vieni, entra e coglimi, saggiami, provami...
comprimimi discioglimi tormentami...
infiammami programmami rinnovami
Accelera... rallenta... disorientami.

Cuocimi bollimi addentami... covami.
Poi fondimi e confondimi... spaventami...
nuocimi, perdimi e trovami, giovami.
Scovami... ardimi bruciami infiammami.

Stringimi e allentami, calami e aumentami.
Domami, sgominami poi sgomentami...
dissociami divorami... comprovami.

Legami annegami e infine annientami.
Addormentami e ancora entra... riprovami.
Incoronami. Eternami. Inargentami.
(da Medicamenta di Patrizia Valduga)


Mi fermo sulla parola "consenziente". Gergo da ufficio, da verbale con grammatica stentata battuto a macchina nei commissariati, ma che suggella un dubbio: ma ti pensi così fico?
Tale da far gridare a chiunque si imbatta nella tua irresistibile persona, magari dopo essere scampata a una difficoltà, magari rientrando a casa di notte mezzo ubriaca: Vieni, entra e coglimi, saggiami, provami... comprimimi discioglimi tormentami... infiammami programmami rinnovami. Accelera... rallenta... disorientami. ?
Vorrei proprio vederlo in faccia, questo carabiniere di Firenze così fascinoso e seduttivo, ammaliante come una divinità greca.


(Uccello di guardia)






mercoledì 13 settembre 2017

Leggendo e vivendo


Nel loro profondo appartamento
Nessuna oscenità può insinuarsi
Indisturbata questa dimora
Da chiunque tranne Dio -


Sono scossa dalla notizia del piccolo Alessio, di soli sette anni, che il fato ha voluto assistesse alla morte dei suoi genitori e del fratellino, tutti scivolati nella bocca di un cratere vulcanico a Pozzuoli. Inquadro mentalmente la sua immagine, dura un istante dolorosissimo, mentre la radio trasmette la testimonianza del passante accorso, qualcuno che lo ha raccolto e ne ha ascoltato il racconto abbacinato. La favola dell'orco cattivo che galleggia ancora nella sua testa piccola, conoscere la morte a sette anni (notizia QUI).
O quel nonno che si è tuffato nel fango per salvare i suoi cari a Livorno, per loro una stessa fine lancinante, l'epilogo della medesima favola nera.
Vite perse, shock. Fine. The end.

Sto leggendo "Lincoln nel Bardo" e lo faccio nella mia vita chiara, solare, quella alla luce del giorno, quella lavorativa, quella che lotta per allontanare i fumi delle angosce. (Di George Saunders ricordavo un elogio alla gentilezza che mi colpì tanto e non escludo che mi abbia fatto cambiare un po'. No, non lo escludo affatto)
Lo dico senza preamboli, è un romanzo che parla di morte. Quel momento ultimo tra lì e qui che l'autore letteralmente fa parlare con la voce di chi lo sta vivendo (è il caso di dirlo "vivendo"?). Una collana di dolcissime testimonianze per un romanzo che non è certo romanzo nella forma classica e il cui autore cerca "qualcosa", il mio genere preferito di autori e di storie. 
Un romanzo che sembra la vita stessa che è capace di riservare agli esseri umani un andamento poco prevedibile o un epilogo incredibile meta delle tante strade percorse che, fatalmente, proprio "lì" avrebbero condotto.