giovedì 3 novembre 2016

Cocci

I miei pochi spiccioli
per un bastone, adesso -
monte Samizu
(Ryōkan 1758-1831)

Doveva essere alto e impervio, questo monte Samizu, se scoraggiava il ben temprato Ryōkan, il monaco che visse per trent'anni in un eremo minuscolo e autore di poesie di rara trasparenza.

Un bastone qualsiasi a cui appoggiarsi, anche di fortuna come un pezzo di ramo raccolto da terra, non l'ha trovato, il povero pensionato che si è tolto la vita nel paesino terremotato di Montappone nelle Marche (notizia QUI). Ha ceduto allo spavento, forse l'idea di ricominciare tutto da capo con le poche forze rimaste lo sconvolgeva...
Ha preferito sparire, come un coccetto tra le macerie. In frantumi.
Poverino.


(Fragilità)

mercoledì 2 novembre 2016

Defunti

Anniversario
Ho visto un fuoco fatuo -
Vado a godere
(Momoko Kuroda 1938)

Sì, direi che in questo sono un po' Momoko. La morte, gli anniversari, le commemorazioni, come invito a godere della vita che mi circonda e abbraccia.
Passeggiare sotto gli alberi, ci vedo anche questo, oggi.
Sotto gli alberi. Il mio carica-batteria.

(Vita in Umbria)

martedì 1 novembre 2016

Santi e morti

Mangiando pesche
fumando sigarette
viaggio da sola
(Hoshino Tasuko 1903-1984)


Ognissanti e Ognimmorti, giorni dedicati che tendo a confondere l'uno con l'altro. Quale viene prima, quale dopo?

Mi piacerebbe fumare ma non ne ho il coraggio. L'ho fatto, anni e anni fa, ma non vale, fumavo solo per darmi un tono, uguale identica a quelle ragazzine che vedo in giro adesso dopo trentanni, quelle con i capelli sciolti lunghissimi e morbidi. 
Vorrei poter dire anche io "Marlboro dure, grazie" o "Due pacchetti" come facevano i grandi, laggiù nel tempo, i miei nonni, i miei zii con le  loro "MS", gli accendini d'argento e il portacenere da svuotare che poi puzza la stanza.
Fumo che se ne è andato via, volato. Azzurrino, con mio padre dentro. Cenere. Quei cappotti e quei divani, i pomeriggi di cui so ancora l'odore.

I miei santi, i miei morti, mentre io continuo a viaggiare.

Amo il fumo di quegli anni passati, le dita ingiallite come i denti, come le coste dei libri. Ora è tutto bianco.
Nessuno fuma più, qui dentro? Apro la finestra, voglio respirare un po' di quel fumo.

(Lassù)





lunedì 31 ottobre 2016

Terremoto

Il corvo gracchia
il corvo vola
dove stare?
(Santōka 1882-1940)

Mezza Italia scossa dal terremoto. 
Dove stare?

(Natura matrigna)






venerdì 28 ottobre 2016

Brillo

Tepore d'autunno
la mia ciotola di metallo
colma di riso
(Santōka 1882-1940)


E così, alle due di notte, seduta sul divano di casa, occhio pallato e adrenalinica, non ne volevo sapere di andare a dormire né di sfilarmi il vestito rosa. 
Dopo una presentazione come quella appena avvenuta??? Impossibile.
E' stata bella, importante. Luccicante come il mio vestito. E c'erano tutti, anche quelli che non c'erano. Amici e colleghi-amici, i miei affetti al completo, c'erano Marino Sinibaldi e Valerio Magrelli (scusate se poco!).
Santōka è stato evocato, scoperto, ha avuto il suo momento, ma ero io che non stavo nella pelle. Ero lì, in mezzo a due gigantoni delle parole: d'acciaio quelle che Valerio Magrelli, nella sua poesia - e ora che ci penso nel suo lavoro di traduttore - piega, lucida, incastra tra loro con una meticolosità e un puntiglio chirurgico. 
Di mercurio, quelle di Marino. Fluide e intelligenti, veloci e spiazzanti, su cui si scivola e che come un incantatore usa senza ridondanza. 
Tra 'sti due c'ero io. E me la sarei pure cavata (pare). 
Allora, ancora una volta, eccovi la lista di cose che non mi devo dimenticare della serata. 

- il sonetto di cristallo e l'haiku di puntini -"quasi realizzato con la tecnica puntinista"- di Magrelli
- la libreria che non ha una mailing ma tanto c'era un sacco di gente lo stesso
- Milvia tra il pubblico!
- Marino che dice che gli avrei insegnato a guardare Roma diversamente
- e con una visuale rasoterra "da passerotto" citando Salvemini
- la "trasparenza" sulla "semplificazione"
- Bonnefoy che ha fatto capolino, insieme a Santōka, dallo zainetto di Magrelli


 E visto che abito a due passi, ci siamo trasferiti a casa perché la festa lì sarebbe continuata. E quindi continua anche la lista:

- la ciotola colma di riso ( e non solo!) del catering di Stefano
- il divano dei "vittimacchi"
- il divano dei musicologi di Radio3
- gomitino 
- Ettore, nuovo arrivato. Serio e compassato.
  
Tepore d'autunno. 


(Unpof)