Il corvo gracchia
il corvo vola
dove stare?
(Santōka 1882-1940)
Mezza Italia scossa dal terremoto.
Dove stare?
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(Natura matrigna) |
Tepore d'autunno
la mia ciotola di metallo
colma di riso
(Santōka 1882-1940)
E così, alle due di notte, seduta sul divano di casa, occhio pallato e adrenalinica, non ne volevo sapere di andare a dormire né di sfilarmi il vestito rosa.
Dopo una presentazione come quella appena avvenuta??? Impossibile.
E' stata bella, importante. Luccicante come il mio vestito. E c'erano tutti, anche quelli che non c'erano. Amici e colleghi-amici, i miei affetti al completo, c'erano Marino Sinibaldi e Valerio Magrelli (scusate se poco!).
Santōka è stato evocato, scoperto, ha avuto il suo momento, ma ero io che non stavo nella pelle. Ero lì, in mezzo a due gigantoni delle parole: d'acciaio quelle che Valerio Magrelli, nella sua poesia - e ora che ci penso nel suo lavoro di traduttore - piega, lucida, incastra tra loro con una meticolosità e un puntiglio chirurgico.
Di mercurio, quelle di Marino. Fluide e intelligenti, veloci e spiazzanti, su cui si scivola e che come un incantatore usa senza ridondanza.
Tra 'sti due c'ero io. E me la sarei pure cavata (pare).
Allora, ancora una volta, eccovi la lista di cose che non mi devo dimenticare della serata.
- il sonetto di cristallo e l'haiku di puntini -"quasi realizzato con la tecnica puntinista"- di Magrelli
- la libreria che non ha una mailing ma tanto c'era un sacco di gente lo stesso
- Milvia tra il pubblico!
- Marino che dice che gli avrei insegnato a guardare Roma diversamente
- e con una visuale rasoterra "da passerotto" citando Salvemini
- la "trasparenza" sulla "semplificazione"
- Bonnefoy che ha fatto capolino, insieme a Santōka, dallo zainetto di Magrelli
E visto che abito a due passi, ci siamo trasferiti a casa perché la festa lì sarebbe continuata. E quindi continua anche la lista:
- la ciotola colma di riso ( e non solo!) del catering di Stefano
- il divano dei "vittimacchi"
- il divano dei musicologi di Radio3
- gomitino
- Ettore, nuovo arrivato. Serio e compassato.
Tepore d'autunno.
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(Unpof) |
Immagini d'autunno.
Ho visto gli amici.
Vedrò mio padre.
(Iida Dakotsu 1885-1962)
Apro un haiku e mi ci ficco dentro.
Siamo in autunno, ma chi parla è nel periodo del grano e dei frutti dolci, l'estate, ovvero: la maturità. Alle spalle la primavera, gli amici, amici appena lasciati indietro, se ne può sentire ancora il vocìo. Davanti a me l'inverno rappresentato dalla figura anziana del padre.
Quattro stagioni per una vita. Per un selfie meravigliosamente preciso.
Anche troppo.
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(adesso) |
Affaticato
alla ricerca di un tetto
i fiori di glicine
(Bashō 1644-1694)
"Non siamo razzisti! Abbiamo paura!"
Di dodici donne, di cui una incinta, e di otto bambini (notizia QUI).
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(fiori di glicine) |
In questo tempo
mi abituo al lampo
e al viaggio
(Momoko Kuroda 1938)
Possibile assuefarsi così?
Possibile leggere di 4293 uomini, migranti, che solo nella giornata di ieri sono approdati dopo paura e fatica sulle nostre coste e continuare a fare le stesse cose di sempre, tipo colazione, telefonare, girare pagina o cliccare altrove? Possibile?
Sì. E' possibile.
Mille solo a Palermo di cui diciassette nella bara. Morti per le sevizie subite dai miliziani libici. Corpi martoriati per i pestaggi di adulti e bambini, sì, anche bambini. Una di loro aveva otto anni. Irriconoscibile. Possibile? Possibile.
Hanno appena smantellato il campo di Calais. Centinaia di persone con le loro povere cose in mano (zaini, giubbotti, borsoni), bambini che piangono, madri che piangono, uomini con gli occhi seccati. Possibile?
Possibile che questi uomini in fila verso il bus, le povere cose ammucchiate ai piedi, il tramonto giusto e lo sguardo di rimprovero proprio perfetto, ok, proprio quello, sia diventato uno slideshow di foto d'arte da condividere e twittare (clicca QUI), possibile?
In questo tempo ci si abitua al campo, al lampo, al viaggio. A tutto.
Possibile.
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(chi siamo?) |