sabato 22 ottobre 2016

Sabati e domeniche

Sulle ginocchia della mamma
il bimbo batte le mani 
mentre brucia l'incenso
(Issa 1763-1827)


Oggi profumo d'incenso. 
Dove ci troviamo? In una piccola cappella di campagna, in una chiesa di città oppure in un tempio buddista, scintoista? È il profumo di un'austera sinagoga o di una fiorita moschea ad avvolgere questa scenetta familiare di pia devozione che l'haiku suggerisce?
Sarebbe bello che provenisse da un luogo qualsiasi. O meglio, da nessuno. 
Che ebrei, islamici e cattolici pregassero insieme, che scampanio e muezzin si accordassero in un'unica armonia, proprio come auspicava stamattina, con semplicità, un'ascoltatrice di Radio3 a Prima Pagina. 
E in più, aggiungo, che chi non crede possa essere rispettato. Senza obiezioni sociali o ospedaliere...
Semplicemente.


(Rito profumato)



venerdì 21 ottobre 2016

Mito Assoluto

Vecchia casa -
quando i fiori di mandarino
profumano
(Santōka 1882-1940)

"Quarantotto euro???"
"Sì, quarantotto."
"Ma rischio di perdere pure l'aereo. Certo, per un bagaglio a mano, mi sembra proprio tanto... E poi il disservizio era vostro, dal sito non era possibile... Ok, ok, ma lasciamo perdere. Ecco il bancomat, prego"
Seguo la scena del mio "collega di sfighe da imbarco". Sono all'aeroporto di Catania, pronta alla partenza già da un paio d'ore visto che sono arrivata molto prima per comprare la cassata. Mentalmente faccio i calcoli: non riuscirò mai a raggiungere per tempo la pasticceria vicina all'imbarco, l'aereo sta quasi partendo e sono ancora in fila, ora un'altra, perché il mio biglietto mi dicono non risultare. E in questa fila, più corta ma sempre di tipo tondo, smussata affinché ci si possa superare e/o partecipare attivamente dei casini degli altri con consigli e faccette, conoscerò "Mito Assoluto" (non sapevo ancora che il ragazzo che garbatamente protestava con la receptionist sui quarantotto euro, l'avrei chiamato così).
Entrambi dicevo, Mito Assoluto ed io, stavamo rischiando di perdere il volo per Roma. 
Finalmente lui risolve e io risolvo e, tra penali e cavoli vari, ci ritroviamo, nuovamente in fila, questa volta chilometrica, per l'imbarco. Che fortuna, penso, un altro quarto d'ora di ritardo!!! La fila, che definirei adesso a tortiglione, mi rassicura ancora di più dello schermo degli avvisi: c'è tutto il tempo anche per comprare la cassata!
Mi tiene il posto? Ormai ci riconosciamo, siamo tra parenti. 
In fila, in Italia, ci si sente, almeno per qualche ora, uniti per sempre: ciao signora rumena che non riuscivi a leggere il biglietto e sapevi d'aglio, sei tu, ti riconosco. Ciao ciao ragazzi catanesi con le magliette aderenti e il cellulare furioso, anche ciao a te, signore un po' antico con il pizzetto (ma forse avrai la mia età) che volevi aiutarmi al web check-in che mi risputava i miei dati, e che mi rispondi con il tuo di ciao ciao, sembri proprio sollevato nel vedermi quaggiù, alla fine del tortiglione che, impavido, guidi dalla tua prima posizione. Ciao signore cinese con bagaglio gigantesco incellofanato sui cui troneggia la bambina con pipì urgente, ciao! 

Arrivati in fondo, io con cassata e Mito trascinando il suo dispendioso trolley, eccoci al bus che ci dovrebbe portare alla scaletta dell'aereo. Ma rimaniamo fuori un'altra volta: siamo troppi, dobbiamo aspettarne un altro.
"Bene!" lo guardo "uniti fino all'ultimo contrattempo".
"E già. E per me continuerà" mi dice spostandosi il ciuffo chiaro che gli andava sulle lenti degli occhiali. Ha gli occhi azzurri, Mito, dolci. E una camicia verde, stirata, su pantaloni beige. Mitezza fatta persona, Mito. 
"In che senso, continuerà?" 
"Arrivo a Roma e vado a Milano, prendo la coincidenza (qui scatta il segno della croce per tutti quelli che erano con noi e lo ascoltavano come me) e stanotte dormo lì. Ma non so per quanto tempo dovrò rimanere a Milano. Faccio il supplente."
"Di quale materia?" lo guardo, mentre stava diventando Mito e alzava un po' le sopracciglia da sotto le lenti.
"Fisica. La titolare è malata, non si sa quando guarisce e per ora ci sarei io" continua pacatamente "poi vedremo..."
Mito e i suoi puntini di sospensione dove c'è tutto quello che mi ha raccontato sotto il sole in attesa di partire: il motel dove dormirà oggi e domani  e che ha prenotato, il fatto di cercarsi un alloggio perché a Milano si figuri, signora, quanto costa. Che ha preso un altro aereo e non uno diretto per risparmiare, e che non è di Catania ma di Caltanissetta (altro treno, altra sveglia, altri ritardi, altri chilometri), che qui fa caldo e lì chissà che freddo, che ha venticinque anni e i suoi allievi ne avranno sì e no quindici (Mito, ma sembri loro coetaneo, penso, ti vorrei abbracciare, a te, al trolley, alla fatica che ti aspetta e che sembri non sentire) ma Mito mi sorprende ancora. Di "fisici edili", come sono io, continua scostandosi di nuovo il ciuffo, c'è richiesta. Ci rimetterò seicento euro, temo, ma magari un punto in graduatoria lo ottengo. Altrimenti? Altrimenti ricomincio. Bisogna muoversi, non stare fermi. Ho fiducia, sono esperienze, no? Anche di vita...
Altri puntini.
Mi sorride.

In bocca al lupo "Mito Assoluto", faccio il tifo per te! Anzi stasera, che brinderò con una fetta di cassata, gli dico, lo farò in tuo onore.
E Mito: la cassata dell'aeroporto? Vabbè, sarà buona lo stesso...


(Catania- Università degli Studi)



   
    

giovedì 20 ottobre 2016

La verità

Autunno denso di nubi
sul viso vecchio.
Arriva mia madre.
(Sugita Hisajo 1890-1916)

"Sono molto contenta per Omar Hashi Hassan che da oggi è finalmente libero. Anche noi come parte civile ci siamo battuti perché venisse riconosciuta la sua innocenza. Tuttavia, se è una grande giornata per lui, da parte mia devo dire che sono molto amareggiata e depressa", è stato il primo commento di Luciana Alpi. "E' come se lei e Miran Hrovatin fossero morti per il caldo che faceva a Mogadiscio. La verità non l'abbiamo e secondo me non l'avremo mai" ha poi ribadito.

(Alpi - Regeni)


martedì 18 ottobre 2016

Libellulissima

Una libellula 
sul cappello.
Cammino
(Santōka 1882 -1940)





Me ne vado in giro, libellula sul cappello, con Santōka. Cammino. Viaggio - e vedo gente! - e sono pure vezzeggiata, viziata e intrattenuta.
Eccomi qui, con la lista delle cose da non dimenticare della tappa siciliana che si è svolta tra Palermo e Catania. Sono tante, spero di raccoglierle tutte, però prima una premessa sui miei ospiti librai, il gruppo di "Modus Vivendi" di Palermo e di "Vicolo Stretto" di Catania: senza il loro lavoro, in luoghi dove non si legge quasi e dove le persone le devi attrarre in libreria e pure sedurle, dove insomma combatti giorno per giorno per una pagina letta, senza di loro, dicevo, sarebbe stata una trasferta diversa.



Con Fabrizio Piazza ci conosciamo sulla soglia del negozio dove lavora. Di poche parole, barba bionda e occhi azzurri, un palermitano compassato ma empatico sia con me che con i suoi clienti che cura uno per uno (altro che Orto Botanico!). La libreria sembra piccola ma è capace di aprirsi come una trousse, al volo spariscono le scaffalature e appaiono sedie e microfono, capace di trasformarsi in un luogo ovattato e protetto. Alle pareti vetrine di monili indiani e stoffe colorate. Il gruppo di lavoro, Marcella e gli altri, si aggirano controllando che sia tutto a posto.





Di "Vicolo Stretto", la libreria catanese, ne avevo sentito parlare sui giornali. Le due sorelle libraie sono quelle che in vetrina hanno affisso il foglio con su scritto qualcosa del tipo "qui non vendiamo il libro di Salvatore Riina". Mica poco. Sono belle, allegre, piene di entusiasmo e di idee tra cui quella di coinvolgere la loro città, Catania, in un festival letterario.
Maria Carmela è, delle due, quella con cui ho speso un po' più di tempo insieme. Una forza della natura, lei, le libellule, le acchiappa al volo.
Parla, sorride e nel mentre organizza il lavoro dei volontari, con fermezza e rispetto, monta e rismonta il suo festival alla prima edizione. Ha bellissimi occhi, puntuti. Due pezzetti di lava.
E a proposito delle bellezze locali, ecco la lista di Palermo: 

- la visita a Palazzo Branciforte, dal nome leggendario come quello di un personaggio di un cunto, quello con i pupi di Mimmo Cuticchio che rumoreggiano legnosi e piumati. Le sale cinquecentesche, prima nobiliari poi deposito del banco dei pegni dei poveri, quello detto dei "panni vecchi" e oggi restaurate da Gae Aulenti.
- lo struscio serale, gli incontri, gli amici
- L'Archivio di Stato che è stato prima sinagoga, poi moschea. Oggi solo luogo di libri, tutti, e non di uno solo sugli altri.
- le foglioline del liberty che si fanno largo nel cemento
- Patrizia, solare come il suo cognome
- Luisa che mi ha regalato 155 chilometri per raggiungermi

E quella di Catania:

- Il celestino a sorpresa del cortile di Palazzo Platamone
- la palma, dritta e con le foglie lucide, in quello splendido dell'università
- il mercato del pesce
- il fiume, dentro il barocco della piazza, fiume che non è di marmo
- il teatro Bellini di notte con la luce dentro e fuori buio
- la colazione con granita di mandorle e brioche e il mare 

E poi tutti quelli che mi hanno raggiunto e "fatto faccetta" (nel senso di complicità) quando parlavo.
E ancora: tornando a casa, all'aeroporto di Catania, ho conosciuto un ragazzo. Di "Mito Assoluto" ve ne parlerò domani. La lista è troppo stretta per lui.  







  

lunedì 17 ottobre 2016

Guerra in Siria

Cadono le foglie
dagli alberi
cammino senza tregua 
(Santōka 1882-1940)


(Pini di Aleppo)