venerdì 19 agosto 2016

Lanterna (dailyhaiku d'estate)

Con una lanterna
appesa a un pino
lavo i panni
(Issa 1763-1827)

Questo haiku che sa di vacanza racconta di una cosa che mi piace, che "sento", ma che non ho vissuto. 
Issa Kobayashi - poeta e pittore giapponese coltissimo dalla vita triste, riferimento per generazioni di futuri haijin - parla forse di una mia vecchia vacanza? Di una futura? O con il suo sguardo infantile, cifra di una poetica solo apparentemente facile, vuole dirmi qualcos'altro?
Il sole è tramontato. Intorno a me il profilo nero degli alberi di pino e, nella testa, questo haiku di Issa che gira. 
Ecco il mio blog.


(Barcola da meditazione)





giovedì 18 agosto 2016

Qui e lì (dailyhaiku d'estate)

Amo il sole basso
sui campi spogli
nel palmo della mano
(Yamaguchi Seishi 1901-1994)



Due giorni fa a Barcola, la "spiaggia" di Trieste, ho incontrato Harvard di cui sapete tutto dal post di ieri. 
È sempre lì, sdraietta e mezzo vestito, il mare non lo guarda neanche, i suoi occhi sono solo per il libro. Forse Harvard non ha tanti amici, oggi, ma se li farà i futuro. Comunque non sembra soffrirne. 
Ieri, quando in mattinata gli sono nuovamente passata vicino, avrei voluto dirglielo: Harvard, lo so non ti chiami Harvard come l'università, ma sei importante lo stesso. Sei dentro il mio blog, cioè non sei importante perchè ti ho citato ma perché sei così. Fatto così, come sei. Così come? Così. Con la tua aria rapita, il tuo libro e la tua polo ancora indosso. E osservandoti mi, ma ormai ci, sembra un mondo possibile, fatto di pensieri e di idee e non solo di telefonini... Sai Harvard tu sei qui seduto, ma sei anche qui, proprio nel telefonino se lo connetto al link del Dailyhaiku e un sacco di gente parla di te nei commenti... Certi si preoccupano che tu non ti fai il bagno (dopo te lo farai) alcuni gioiscono che esiste uno come te, altri dicono che ti immaginano perfettamente, come se fossero qui.

Non dico nulla, non avrebbe senso parlare. Harvard ha iniziato un altro libro. Non voglio disturbarlo. 

Harvard, mito assoluto della mia estate, è il mio koan. Mi rivela la natura ultima della realtà, è nella mia mente, e nel mio link, e ora qui sulla sua sdraietta davanti a me.
A Barcola si medita mentre il sole va giù.


(Tramonto nel tramonto nel tramonto)






mercoledì 17 agosto 2016

Harvard (dailyhaiku d'estate)

Nemmeno una nuvola
mi tolgo
il cappello di bambù
(Santōka 1882-1940)


Harvard. Ti abbiamo soprannominato così, con il nome di una delle università più importanti al mondo. Hai quindici, sedici anni? È da un paio di giorni che ti osserviamo, seduto lì, sulla tua sdraietta, all'ombra; quello che succede intorno a te sembra non interessarti. Che ti importa di chi gioca a palla o manda sms, di chi si unge per non scottarsi, di chi tira fuori dalla borsa-frigo il pranzetto da mare? È più importante quello che leggi, e ti vediamo, ci sei dentro tutto. 
Che leggi? Cosa mai ti sta avvinghiando, portandoti via da qui, da casa, lontano da tutti noi? Sei andato avanti da ieri, lo capisco dalle pagine rimaste.
Tutto intorno a te è bellissimo, Harvard. Rendi la vacanza di tutti noi bellissima. 
Cosa mai leggerai con quell'aria rapita, che ti fa accoccolare nella tua sdraietta, che ti fa tenere indosso la polo che sto bene così, mamma, e rimanere meravigliosamente seduto cn le gambe accavallate, all'ombra del pino. Harvard al tuo cospetto mi toglierei il cappello di bambù.
Harvard, ti amiamo!
Vorrei scriverlo con il fumo dell'aereo in cielo: We love Harvard.
Ragazzino con l'aria seria che sei altrove, ci rendi la vacanza ancora più felice. Ti ringraziamo in anticipo per quanto farai per l'umanità che domani avrà la fortuna di incrociarti, Harvard, noi ora ci prendiamo un caffè, a due passi da te. Il caffè è buonissimo, il mare luccica, la musica che esce dalle casse ci piace, nemmeno una nuvola, sotto il pino fa fresco e stasera ci faremo una pizza con gli amici. 
Ciao, Harvard, hai reso perfetta Barcola.


(University of Barcola)




martedì 16 agosto 2016

In volo (dailyhaiku d'estate)

Una fila di zanzare in volo
forma un fluttuante
ponte di sogni
(Takarai Kikaku 1661-1707)


I ragazzi che vedo aggirarsi nella città, oggi così afosa, non hanno mai nulla in mano.
Osservo solo ora - sono i tempi elastici dell'estate a permettermelo - che non portano pesi. Fluttuano leggeri, come zanzare in volo.
Le borse, le buste, le tracolle, i pacchi, i borsoni arriveranno dopo, fra qualche anno, a gioventù finita. Continuo a osservarli mentre si godono, inconsapevoli, le mani libere, i capelli che non si impigliano, le spalle morbide che donano quella tipica andatura un po' frolla. 
Vorrei fermarli, dirglielo a ognuno di loro, mentre incastro la spesa e la sacca dentro il mio bauletto, "Bello, bella, goditela tutta questa leggerezza!"
Ma la frase mi rimane chiusa nel casco che mi sto agganciando sotto la gola. Salgo sul motorino e metto in moto. 
E cerco di sentirmi un po' come loro.


(In volo)





lunedì 15 agosto 2016

Ferragosto a Izu (dailyhaiku estivo)

Il clima è mite a Izu

passo la notte in un campo
suono d'onde.
(Santōka 1882-1940)

Ognuno di noi ha un luogo, un posto dove sta bene anche se non risponde ai canoni instagram di spiagge bianche, coralli alle caviglie, goccioline su scollature, capelli al vento e ukulele. Ognuno di noi ha una Izu dal clima mite nel cuore, nei ricordi, magari non particolarmente fotogenica ma ugualmente bellissima.

Passo il mio Ferragosto a Barcola, il lungomare di Trieste, che non ha insenature nascoste o calette instagram da postare, e i corpi in costume che la abitano non sono proprio da calendario. 
È un posto comodo, popolare e raggiungibile. Una sfilata di muscoli, cosce più o meno toniche e tette di ogni età. L'acqua è pulita - la recessione siderurgica ha i suoi lati positivi - e chi la frequenta la sente sua.
I "topolini", i micro stabilimenti pubblici serviti di bagni, docce, spogliatoi e solarium, sono un gioiello di architettura sociale. Sagomati e aerei, sui loro solidi pilotis che affondano in acqua, offrono un ristoro socialista irrinunciabile. 
Tutto a pochi metri dalla zuccherosa Piazza dell'Unità.
Barcola la si abita popolandola con l'intera famiglia; la si arreda con lettini, sedili e ombrelloni (sono ammessi anche quelli per la pioggia); la si ritrova ogni giorno auto-assegnandosi il posto, sempre quello; la si percorre su e giù per la passeggiata postprandiale lungo i tre chilometri di mare. Le discesine con il corrimano permettono un bagno comodo, dagli scogli ci si può tuffare e sentirsi in Grecia o in Croazia. 
Barcola che si può raggiungere in pausa pranzo tirando fuori, al volo, costume e asciugamano.
Barcola come l'Onu dove si parlano tutte le lingue del mondo.
Io? Sbircio titoli di libri e i rebus delle settimane enigmistiche, ascolto chiacchiere, spio i baci degli adolescenti e i grugni delle vecchie coppie, mi beo della bellezza dei corpi anche stagionati, invidio la naturalezza dei vecchi, annuso i lattanti. Tutto da ferma. Tutto mi sfila davanti.
Sul pranzo menzione speciale. Alle 13 scocca l'ora X: le carte da gioco sui tavolinetti scompaiono in fretta, le tovagliette sventolano, le borse frigo si liberano dai ganci, i coperchi tupperware schioccano. 
Il clima è mite a Izu.
Buon Ferragosto!


(Ferragosto a "Izu")