mercoledì 23 marzo 2016

Silenzio

Non può esistere un haiku adatto alla guerra. 
Dopo più di due anni in cui ogni giorno posto un haiku, trovato nelle mie antologie per voi, oggi non succederà. Non ce la faccio, non mi va.
Non lo cerco neanche.
I miei libri rimarranno chiusi, Santoka, Bashō e Shiki non hanno nulla da dire.
Non cercherò l'haiku di oggi, cercherò solo un po' di silenzio.




(Senza le parole)

martedì 22 marzo 2016

Nuvola

Nemmeno una nuvola
mi tolgo 
il capello di bambù
(Santoka 1882-1940)



E' forse l'agglomerato di particelle d'acqua a colpire la mia immaginazione? Sono quei fiocchi bianchi, sfrangiati, densi, più o meno gassosi, che condizionano l'umore e il fine settimana, a interessarmi? Un po', ma non esattamente.
E' la funzione cloud, la nuvola 2.0, a cui guardo oggi.

La musica contenuta nel mio iphone fu eliminata quando mi venne scrupolosamente ripulito per alleggerirlo da tonnellate di peso inutile che sopportava. 
Peso accumulato mio malgrado, adipe di files appiccicosi che appesantivano la RAM, anima misteriosa e scrigno di tutta la memoria IOS, universo semi-infinito dove galleggiano le mie foto, i messaggi, le mail, e molto altro (so che potrei capire bene cos'è la RAM, cosa galleggia in quel mare, so che lo capirei, ma non mi importa così tanto e non mi ci dedico).

Consegnai fiduciosa il telefonino in mani sapienti che sanno bene cosa digitare, pagai il servizio, e lo ritirai di nuovo lindo e leggero. Senza musica ma molto più scattante.

Come ogni mattina, prendo bici e auricolari per le telefonate, per andare a lavoro. Dopo mesi dalla pulizia e mesi di silenzio musicale a cui ormai mi ero abituata, parte a sorpresa una canzone. 
Sarà per la funzione cloud? Ma allora perché solo due brani sulle centinaia che ne possedevo? (non ho approfondito, so che potrei capire ma mi rompe molto dedicarmici, ma so che potrei, ma non ne ho voglia). 
Al contrario, mi godo quanto la mia "smart memoria" ha registrato in mia vece. Di tutta la musica, di tutti i files che avevo salvato e che costituivano la mia ricca compilation, la mia storia musicale, la mia memoria canterina, si sono salvate solo due canzoni italiane: una di Sergio Endrigo, la tristissima "Aria di Neve", e "Gli anni" di Max Pezzali.

Le ascolto a manetta, non avendo più alternative, una dopo l'altra, e sento che mi rappresentano perfettamente.
La malinconia di Endrigo con la spensieratezza un po' cazzona del karaoke anni ottanta di Pezzali e senza cappello di bambù, con l'ultima nuvola che sta sparendo, eccomi qui haiku-canzonetta di me stessa, mentre canticchio in bicicletta in una giornata di sole: 

"Sopra le nuvole c'è il sereno/ Ma il nostro amore/ Non appartiene al cielooooo ... gli anni di Happy days e di Ralph Malph / gli anni delle immense compagnie / gli anni in motorino sempre in due". 
(ascolta QUI ascolta QUI)

(pista ciclabile)


     

lunedì 21 marzo 2016

Primavera

Senza rumore
arriva la primavera
con un cielo pallido
(Issa 1763-1827)


E così, pensiamo, "oggi è il 21 marzo primo giorno di primavera" e l'antico rimasuglio di un libro di lettura delle elementari, puntuale, riemerge con le sue illustrazioni di fiori, con la "E" di erba, la "V" di verde e le poesie da imparare a memoria.
È il "nostro" calendario, quello più intimo, ad avvertirci: eccola.
L'haiku primaverile è di Issa Kobayashi, uno dei tre grandi poeti di haiku con Bashō e Shiki, e il riferimento stagionale (kigo) è evidente nel verso, non ci sono allusioni. 
Arriva la primavera.
Ma a colpirmi è quel senza rumore, inesorabile e rassicurante insieme. Il silenzio che suggerisce, l'energia vitale di un germoglio che lotta sul suo ramo.
Sotto il nostro cielo pallido, leggere la poesia di Issa suggella questo giorno.


("S" di soffione)
RIP 
Dedicato agli studenti Erasmus (QUI) 

giovedì 17 marzo 2016

Giardini e giardinieri

Giorno di primavera
si perde lo sguardo 
in un giardino largo tre piedi
(Shiki 1869-1902)


Leggere "Al giardino ancora non l'ho detto" serve, è utile. Rigenera, smuove e tocca, come succede quando si affondano le mani dentro la terra. 

Pia Pera annota il suo declino fisico in un modo alto e schietto come solo chi guarda "laggiù" può permettersi di fare, e riesce a darci conto del grande mistero e di minuscole umane meschinità con la medesima acutezza. 
Guarda a sé come un giardiniere guarda a un ramo malato, con la stessa perizia, con la stessa acribia con cui analizza una foglia che sta appassendo senza un motivo plausibile. E' come se girasse e rigirasse se stessa fra le sue stesse mani, si osservasse sempre più da vicino. Il mondo delle letture che le va incontro sembra salvifico e insieme portatore di sgomento ulteriore.   

Sfrondare e potare permettono una nuova strana libertà.

Qualche amico che capita da quelle parti, alcune presenze mute e domestiche, luoghi visti o solo immaginati. Macchia, il cane fedele che gioca con lo stecchetto tra le piante nominate una per una, chiamate con il loro nome botanico, e che io mi affanno a cercare in rete, tentando di rimettere al suo posto almeno una cosa. 
E mi domando perché questo genere di giardinieri, questi coltissimi giardinieri per sbaglio come Vita Sackville West o quelli "senza giardino" come Ippolito Pizzetti, mi siano sempre sembrati esseri superiori. Sanno dare il nome alle piante, può essere questo? Può essere solo questo? 

E' una storia piccola, dentro un orto sempre più complicato da attraversare e che appassisce insieme a chi ne ha avuto cura ma è anche un racconto sereno che sa di incontri, di libri letti, di grandi viaggi e di lingue studiate, amate e tradotte.
Trovare le parole per l'indicibile o poterle dare a una pianta, mi sembra la stessa cosa.


Aggiungo che su "Al giardino ancora non l'ho detto" (ed. Ponte alle Grazie) nulla è stato scritto di più caro delle parole dello slavista Francesco Cataluccio che vi riporto in questo link QUI.

mercoledì 16 marzo 2016

Bruxelles

Mi sento sola
nella confusione
della notte primaverile
(Sugita Hisajo 1890-1946)


Il terrore e l'eco degli spari a Bruxelles risuonano ancora nella notte primaverile (leggi QUI)..
Le forze speciali in azione nel quartiere blindato di Forest, un sospetto ucciso, altri due in fuga e quattro agenti morti mi ricordano di non abbassare la guardia, di non fidarmi di una placida capitale da raggiungere con un volo low cost, di spiagge che profumano ancora di vacanza, di teatri e di stadi pieni di gente felice.

Penso questo chiusa nel vagone della mia metropolitana e non vedo l'ora di uscire e cercare un po' di aria fresca che mi abbracci. 


(prossima fermata: confusione)