venerdì 8 gennaio 2016

#nograndinavi

La prua della barca
è uscita
insieme alla luna
(Sugita Hisajo 1897-1941)



Capita che alcune cose di cui si è parlato molto, strafotografate e strapostate con vari punti esclamativi e faccine inorridite a cornicetta, semplicemente, vengano accantonate per passare ad altro, con nuove faccine, nuovi punti esclamativi, nuovi commenti irritati. Eppure, placido, il passaggio delle grandi navi a Venezia continua ogni giorno.
Allora non voglio dimenticarmene, voglio bene tenerlo a mente. E per farlo ho scaricato "Venezia è laguna" di Roberto Ferrucci (ZoomFlash Feltrinelli) che mi racconta, in un economicissimo piccolo ebook utile e civile, questo passaggio costante e indisturbato. 
"Sembra un pezzo di città che si stacca dal resto" pensa amaramente il protagonista che ha l'abitudine di condividere sui social le foto di questi mostri marini che solcano, sconvolgendone l'ecosistema, la laguna veneziana. E che li conta con la sua ragazza. Uno, due, quattro, sette, ogni giorno. Ogni giorno. Navi enormi che profanano il mondo sommerso, oscurano il paesaggio, fanno tremare le banchine. 
I mostri marini li ho visti anche io. Anzi, francamente ci sono arrivata dopo gli altri a capire che non era San Marco a spostarsi con tutti i piccioni, ma una nave enorme. Sì, perché questo lento e indisturbato passaggio è sconvolgente, altera i punti cardinali e le proporzioni delle cose, ti stordisce come una silenziosa e repentina mazzata in testa quando meno te l'aspetti, magari quando sei un tutt'uno con la bellezza di una città unica, perso nei tuoi banali romanticismi. Sdang! Torna nella realtà!!! Che stai a pensare, a sognare! 

La lettura del piccolo libro di Ferrucci dura quanto il passaggio di una grande nave in un canale di Venezia. E lascia anch'esso una scia amara che è doveroso vedere. Una scia di denunce (attentato alla navigazione, procurato allarme, simulazione di reato) che l'autore ha sopportato, l'onda lunga di malessere che ogni veneziano vive. 
Racconta una storia vera che accade tutti i giorni. Viene permesso che accada! Incredibile. 
E l'autore ne ha fatto la sua battaglia civile e per battaglie così bisogna essere capaci di sognare. 
Sarebbe un atto di civiltà restituire Venezia al suo panorama, un atto di protezione per l'ambiente, per il paesaggio artistico, faunistico, umano.  

Una barchetta che esce in mezzo alla laguna silenziosa. Insieme alla luna. Un sogno.


(#nograndinavi)



  

giovedì 7 gennaio 2016

Colonia e Assemini

Nelle nuvole
lucidi uccelli volano
- son schegge d'osso
(Momoko Kuroda 1938)




Mi interessa cercare di capire. Cosa, in una notte di capodanno, tradizionalmente anche notte di piccole innocue trasgressioni (si fa tardi, si beve e si mangia di più eccetera) ha unito tanti uomini in un'unica massa aggressiva sessualmente?
Non voletemene, ma oggi mi interessa capire lo stato d'animo del cattivo, cosa mai gli sia scattato per organizzare questo flash-mob dell'orrore. Cosa unisce questi uomini? Una matrice islamica? Oppure si tratta di xenofobi di estrema destra che hanno ordito il tam tam per aizzare i tedeschi contro i migranti? Quale riscatto cercano questi individui? Cosa ha nella testa chi ha agito così ignobilmente? 
Le indagini sono ancora in corso, atteniamoci a quello che conosciamo. 
La violenza sessuale è generata nella maggior parte dei casi dalla frustrazione e dall'ignoranza. Sì, è frequente per ragioni varie anche in un tessuto sociale più, chiamiamolo apparentemente "gratificato" ma non mi sembra essere il caso dei fatti di Colonia. Dicevo, frustrazione e ignoranza. Che si nutrono di emarginazione e disparità sociale. 
Queste quindi le caratteristiche umane di chi ha partecipato al flash-mob dell'orrore di capodanno. Migranti arrabbiati, folli islamisti, xenofobi?

Poi ho letto una notizia piccola, una delle solite che non fanno rumore. Ad Assemini, in provincia di  Cagliari, il 24 dicembre, anche giorno dei presepi branditi come magli culturali, la cittadinanza ha inaugurato un parco giochi dedicato al piccolo Aylan Kurdi. Hanno presenziato decine di bambini con palloncini colorati, i loro genitori e le autorità locali (notizia QUI).

Sono due notizie, una grande e una piccola, che hanno come comune denominatore una sola parola: "cultura". 

Cultura come conoscenza che elimina la diffidenza, volta a integrare, a non permettere ancora ghetti e ancora banlieue nelle città. In nome del riscatto sociale da una parte, e della sicurezza, dall'altra, diventa possibile ogni efferatezza. 
E diventiamo tutti, tutti, ostili e ottusi. E duri, da una parte e dall'altra, come schegge d'osso


(buia fine dell'anno)






martedì 5 gennaio 2016

Dati Istat

Cascata d'acqua
e persone invecchiate
è questo il tempo
(Momoko Kuroda 1938)




Lo ammetto. Che l'Italia abbia un calo demografico non mi fa nè caldo nè freddo. Leggo e rileggo le proiezioni nefaste, i gridi di allarme, le conseguenze negative sull'economia (dati QUI). Ma niente. Neanche uno spiffero di preoccupazione per questo nuovo record negativo.
Troppo ripiegata su me stessa, troppo "mia" figlia? Non so. 
Mi sento madre adottiva di nuove generazioni che vengono da lontano e non mi preoccupo di nulla.

(È questo il tempo)



lunedì 4 gennaio 2016

Detox

Ascolto in questa notte
il letargo invernale.
Pioggia sui monti
(Issa 1763-1828)



E dopo le danze della pioggia ballate in tutta Italia, pioggia fu.
E fu l'unico modo per abbassare i livelli di smog, l'unico modo per liberare i polmoni.
Anni fa era acida, grondava veleni e sporcava il bucato appena steso mentre quella di questi giorni ci dicono essere sana e salvifica.

Cercando riparo da un eccesso all'altro, mi veniva in mente tutta la questione delle polemiche su targhe alterne sì o no. Soluzione che probabilmente non riporta l'aria pura come quella di montagna ma ha, suo malgrado, una qualche forza educativa. E sono sicura che se la norma fosse ben applicata, anche tutto l'anno, le città sarebbero più vivibili, disintossicate da traffico e malumori e gli isterismi da abitacolo sarebbero contenuti, i litigi sulle precedenze non sfocerebbero in simpatiche coltellate, ad esempio. 
E i cittadini e i negozianti, dopo qualche sgrunt, troverebbe soluzioni alternative a cui abituarsi.
E visto che miei polmoni sono un po' più liberi ho deciso che l'elettricista lo chiamerò fra qualche giorno.
Che c'entra? C'entra , c'entra.  
Perché a casa nuova la TV non si accende pur provando a cambiare la posizione delle scart, dei fili, scuotendo il lettore DVD come una maracas, scambiando le prese e arrivando a fare su una sedia da antenna umana. 
Tutto tace e lo schermo rimane nero.
E allora? Allora continuo a disintossicarmi ancora per qualche giorno...
Ascolto in questa notte invernale pioggia sui monti e radio.
E respiro un altro pochino. E poi chiamerò l'elettricista.


(dentro-fuori)




giovedì 31 dicembre 2015

Buon 2016!

La mia anima si tuffa nell'acqua
e riemerge
con il cormorano
(Onitsura 1660-1738)


Avrei potuto scegliere un haiku più augurale di questo? 
E' lo slancio che contiene a piacermi, la forza vitale di quel tuffo e l'energia delle gambe che si può immaginare sotto il pelo dell'acqua. Il senso di frescura e pulizia che suggerisce.
Ed è proprio di slancio che faccio gli auguri a ognuno di voi, forse perché il Capodanno è la festa che preferisco proprio per quell'euforia che ci regala. Un progetto, un'aspirazione, un sogno, un augurio per tutti. 

Mi aggiro nel mio nuovo spazio tutto nuovo. E' ancora così pulito, lustro, ordinato. Neanche una crepa, un graffietto sul parquet, una ditata. Le provviste mi fanno "ciaociao" dal pensile, le pentole stanno più larghe, i golf nell'armadio li ho disposti vezzosamente un po' da vetrina del centro. 
Mi siedo sul divano che ho sempre desiderato, quello vecchio di pelle nera, rubato ai miei. Ho già appeso il quadretto che mio padre portò da un viaggio in Giappone una trentina di anni fa e che per questo natale mi è stato infiocchettato e regalato per la nuova casa. 
Mi aggiro nelle mie cose vecchie-nuove, stranamente parlo poco. Mi cerco e mi trovo. La testa mi fuma ancora dalla quantità di scartoffie prodotte, dai rogiti chiusi, dagli allacci conquistati, da date "entro le quali", e il citofono tace: nessun fattorino, operaio, traslocatore, idraulico, sta suonando. 
I libri dove devono stare, il pavimento del bagno si è miracolosamente asciugato, la lavatrice funziona se spingo ON, la finestra ora si chiude bene.
Ho anche un posto per il pc, un wifi che va a palla e continuare il DH sarà solo un piacere. Quasi quasi ci scrivo su un libro. 
Vado a tuffarmi per riemergere nel 2016, auguri!!! 
Auguri a ognuno di voi!


("buone cose di pessimo gusto")