mercoledì 1 luglio 2015

Peonie

Ho visto 
le peonie distrutte
in mezzo al fuoco
(Katō Shusōn 1905-1983)





A parte la questione Grecia che occupa quasi interamente le pagine dei quotidiani con l'incognita bancarotta, gli spazi rimasti sono dedicati al terrorismo internazionale. Mappe con gli obiettivi sensibili, schemini con la rete di Al Qaeda nel mondo e in Italia, e foto con l'attentatore prima e dopo la cura Isis. 
A proposito di foto, era autentica quella che girava ritraendo un manipolo di persone ferme sulla spiaggia tunisina che seguivano con lo sguardo attonito le mosse del terrorista. Non si trattava di un fotomontaggio quello scudo umano, creatosi in velocità, nel disperato tentativo di frapporsi tra la follia omicida e altri turisti prossimi alla carneficina. 
Un piccolo muro di coraggiosi "kamikaze al contrario" pronti a sacrificarsi, a farsi saltare in aria ma per proteggere. Proteggere qualcuno che non si conosce, proteggere la fede musulmana dai pazzi e dalle strumentalizzazioni, la libertà di ognuno, la possibilità di un riscatto sociale. Una protesta flebile e disperata della comunità locale che diventa scudo.

E aggiungiamo anche questa, all'album fotografico di immagini di vite distrutte in mezzo al fuoco che ogni giorno sfogliamo sempre più assuefatti.


(Uno dei tanti)

martedì 30 giugno 2015

Una faccia

Incontrando un antico amico -
due facce invecchiate.
Silenzio.
(Santoka 1882-1940)



Autobus gratis, spesa razionata, tetto ai prelievi, banche chiuse. 

Mai come in questi giorni l'Italia teme quel vecchio detto popolare greco "una faccia, una  razza" che ogni pescatore o ristoratore, in una taverna di una lontana e spensierata vacanza, ripeteva allegramente anni fa a noi turisti italiani un po' brilli di ouzo e con i piedi ancora annodati per il sirtaki del dopo cena. 
"Una faccia, una razza", in effetti. Mai popolo a noi così culturalmente affine, nel bello fino nelle corruttele profonde che innervano la società. 
Illusi e un filo spocchiosi, erano tempi in cui guardavamo in alto, verso nord, preferendo magari la Francia come parente più prossimo e ci trastullavamo sui vini, sulla moda... 

Ci aspetta un settimana di trattative. La Grecia da un lato, con il suo debito, e le cui scelte ricadono sulla nostra faticosa risalita, dall'altro il resto dell'Europa unita solo da interessi biacamente finanziari, vedi alla voce "migranti".


(Mercato di Piazza Affari - Borsa)






lunedì 29 giugno 2015

Santi

Ecco l'estate
- trabocca dalle foglie
luce del sole
(Sono Uchida 1924)



Sui calendari casalinghi appesi in cucina, sì, quelli classici con la matita vicino per le crocette sulle scadenze (i compleanni, gli appuntamenti con il medico, le rate, le maledette riunioni di condominio eccetera eccetera) appaiono, a sorpresa, anche una piccola serie di festività. Sono quei giorni dell'anno un po' regalati e un po' gadgets, quelli in grado di fare felici due categorie umane. La prima, i "re dei ponti", ovvero coloro che già mesi prima, individuato il "ponte" possibile con una serie di incastri tra ferie e permessi in scadenza, se la spasseranno tra una coda di macchine dell'andata e una del rientro, e poi gli "sfigati" che rimangono imperturbabili a casa.
E che della loro passività, questi ultimi, hanno fatto il loro credo. 
Siamo devoti, pii. Siamo quelli che accendono un cero a S.Ambrogio o ai Pietro e Paolo di turno, latori del prezioso gadget festivo a sospresa, ringraziandoli solennemente della pace cittadina di cui godremo per poche ma meravigliose ore.
La freschezza di una serata, il frinire di una cicala urbana e, sempre nel culto del santo patrono, il motorino. Nessun suv ci punterà, i polmoni saranno ripuliti, la città, come un pop up, ci riappare con le sue belle strade sgombre da attraversare serenamente.
Diventiamo più buoni, più fiduciosi.

Chi mai sarà questo Buzzi? Pensiamo, uscendo da un vuoto sottopassaggio del lungotevere e abbracciando con lo sguardo cupole e platani dalle foglie lucenti, e questo  Carminati con i suoi scagnozzi tatuati, i palazzinari, i ladroni, i tangentari, i fascisti... Ma chi sarà mai? Roma sarà sempre l'anagramma di Amor! Pensiamo accaldati e in estasi, il casco circonfuso dalla luce del sole estivo.

Pensando a Remo Remotti (ascolta!), buon S.Pietro e Paolo a quei "devoti" come me.


(Punto - ponte? - di vista)





venerdì 26 giugno 2015

DANTE 7.5.0.

I troppi paradisi




E con domani si torna sulla terra. 
Mi sono lasciata prendere la mano ma mi sono molto divertita in questa ultima tappa paradisiaca. 
Prima di tutto i compagni di viaggio: "stellari". 
Sono riuscita a raggiungere l'astronauta Luca Parmitano, stella nel firmamento della ricerca scientifica, che racconterà le sensazioni legate alla spedizione "extra veicolare" da lui compiuta nel 2013 e che spiegherà a noi che abbiamo un'idea romantica, o al massimo da cartone animato, il suo lavoro di "astronauta".  "Astronauta". Una parola dal sapore futuristico e antico insieme, ariostesca nella sua ridondanza e, già solo dall'etimo, capace di sollevarci per farci volare in alto e navigare senza gravità. 
L'aspetto poetico di quel tipo di solitudine, il pulsare delle macchine, l'ascolto del respiro del proprio cuore in sincrono con quello del cosmo. E' possibile raccontare "quel" silenzio? Parmitano ci riesce benissimo.

La voce che legge dal paradiso di Dante è quella di Marco Menegoni della compagnia Anagoor (QUI il loro sito), un collettivo di teste che lavora sull'idea di "classico"  in un modo molto simile a questo mio DANTE 7.5.0. 
E' urgente leggere la letteratura seria, quella dove non si trovano risposte ma solo domande. Il lavoro è faticoso e aristocratico (beninteso, per me è la comunità dei lettori, sempre più ristretta, quella dei veri aristoi). Faticoso. La letteratura d'evasione non mi interessa, voglio rimanere qui a cercare di capire, non voglio andare altrove. Voglio fare fatica.

E infine l'ultimo compagno di questa ultima trasmissione: Walter Siti.
Tra i maggiori scrittori italiani, forse il più terrigno, il più ancorato alle cose mondane, colui che si chiama "Walter Siti come tutti", le cui stelle fisse sono stati i corpi lucidi e scolpiti dei culturisti da desiderare, sarà l'altra mia guida nei "troppi paradisi" di domani.
"I miei romanzi anche come ironica risposta alle cantiche di Dante" mi dice, un po' smarcandosi - ma non tantissimo - iniziando l'intervista. 
In una assolata mattina di qualche settimana fa mi ha accolto nella sua casa milanese luminosissima e, ovviamente, piena di libri
L'eloquio netto, precisissimo, mai un piccolo inceppamento (non ho tagliato una virgola!). Gli occhi furbi e molto belli, lo sguardo vigile come quello di un animale che punta qualcosa, la vestaglia da camera sopra i vestiti (un'abitudine casalinga che ho inaspettatamente riconosciuto come familiare), la lettura ad alta voce dei versi del paradiso dantesco fatta da miope, con il libro avvicinato molto al naso, senza gli occhiali che pendono incastrati tra le dita che tengono il segno. 
Familiarità e distanza. 
Un grande scrittore italiano che ragiona su e con Dante. 
Del resto, chiedo a Siti, Dante non è stato forse il primo vero autore di auto-fiction di tutti i tempi?


(Troppo Paradiso sfoca la foto)













giovedì 25 giugno 2015

Effetto domino

Ho del riso 
dei libri
e persino del tabacco
(Santoka 1882-1940)



Questo il kit di sopravvivenza di Santoka nel suo ormai famoso haiku che uso come sigla per i miei consigli libreschi.

Chi mi segue sa che sono appena tornata da Venezia e che, avendo passato più tempo in treno che con gli amici, ho letto, metà all'andata e metà al ritorno, "Effetto domino" di Romolo Bugaro, che vi consiglio.
Non c'è una storia. Se cercate la storia, l'inizio o la fine di qualcosa, cambiate libro. Se invece volete farvi un giro in un mondo che magari non vi appartiene, che solo sfiorate o magari snobbate o giudicate... benvenuti! Benvenuti in quel Veneto, in quel padovano, sotto quei capannoni industriali, nelle campagne urbanizzate, nei locali bui e opalescenti con luci strobo e apericena. 
Leggere Bugaro è come il viaggio in treno che sto facendo, un frecciarossa che punta ai 300 chilometri all'ora proprio tra quelle campagne, e con vagoni che mi sembrano popolati anche dai suoi personaggi che, come un "effetto domino", nel libro agiscono uno sull'altro.
Benvenuti tra le persone che non ci piacciono, detestabili, ma che hanno tutte il loro pezzetto di non-storia da raccontare.
E benvenuti in mezzo a quei personaggi che uno di solito "salta", quelli che non interessano, su cui un autore vola via con una frase al massimo e l'attenzione del lettore dura un battito di ciglia. Ma Bugaro si ferma, placa una piccola inutile folla di questuanti davanti a una scrivania qualsiasi, freeza tutto e mette a fuoco. Loro:

"Sono uomini di sessant'anni con abiti scuri un po' usurati dalle lunghe giornate alla scrivania e donne di quarant'anni con tacchi molto impegnativi che mettono in tensione i muscoli del polpaccio e ragazzotti di venticinque anni con cravatte troppo lunghe o troppo corte, e tutti spingono, sgomitano, spintonano, senza misericordia per guadagnare terreno. Piazzare il loro fascicolo sulla scrivania del giudice, una donna dal viso duro e risentito che rifiuta ostinatamente di distogliere lo sguardo dal monitor del computer e posarlo sulla folla di sgomitanti a mezzo metro di distanza."

E poi lei, un giudice, personaggio marginabilissimo:

"Lei non darà corda, non lascerà spazio, lei odia quell'assenza di ordine e compostezza e dignità, tanto più dopo che si è vista franare addosso trecento e passa fascicoli di Coletti, dopo che il presidente si è rifiutato di assegnarle il nuovo uditore, dopo che Matteo è ripiombato nel suo malessere strisciante, cioè la paura di salire sull'autobus e sul tram, la paura di varcare il portone della scuola, - malesseri originato dal fatto che il padre non lo cerca, non gli telefona, non ricorda minimamente di avere un figlio - e lei è stanca di tutto questo, non ne può più, infatti si farà trasferire in un'altra sezione, un altro Tribunale, o meglio ancora, si licenzierà."

Luoghi di passaggio come bar, uffici, o discoteca: "siede sul cuscino cerato bianco, resistente all'umidità, alla pioggia, alle cinture ruvide, alle borchie appuntite, ai cocktail rovesciati, alle bruciature, a tutti loro". Persone di passaggio: "conosce lo sguardo delle donne avute per breve tempo, in un passato più o meno lontano, e poi perse di vista. Quel misto di complicità residua, curiosità distante, ironia difensiva". Donne definitamente spente, dalle dita con il french-manicure sul bicchiere, il massacro in palestra, le diete bio e uomini in spegnimento: "aveva preso per mano i suoi fornitori, gente con operai da pagare e famiglie da mantenere, e li aveva condotti nel luogo dove lui stava andando".

L' "Effetto domino" è l'unica forza inerziale rimasta in un cosmo fatto di particelle elementari che ogni mattina si alzano, si vestono e si truccano, comprano macchine e telefonini potenti. 
Piccole stelle inutili che vanno in default, in "sofferenza segnalata" per poi inevitabilmente implodere. 
Piccole detestabili pulsar senza né scopo né colore che Romolo Bugaro raccoglie per quei lettori, come me, che apprezzano storie dove non c'è molto da raccontare