martedì 9 giugno 2015

Bagagli

Non posso abbandonare 
il mio bagaglio pesante
davanti e dietro.
(Santoka 1882-1940)



Vi avevo promesso una pagina dalla recente trasferta forlivese di Radio3 con un bell'haiku che la "sintetizzi"? Eccola! 
Partiamo da Santoka che oggi osserva il suo bagaglio, avete presente quelle sacche di tessuto tipiche dei monaci zen poggiate a cavallo sulla spalla e che cadono una davanti e una dietro la schiena? Santoka le usava per i suoi "cammini" e via via le andava riempiendo e svuotando. Poche cose essenziali (c'è in Giappone un piccolo museo che conserva i suoi "averi" in una teca), cibo, taccuino e inchiostro, e l'amata bottiglietta di saké.
Santoka dice qui che ogni occasione può essere motivo per riempire le sacche.
Ecco l'elenco delle cose che ho ficcato dentro il mio bagaglio pesante e che mi sono portata a casa da Forlì.

- La consapevolezza che possa ancora esistere, e resistere, nonostante le notizie di "mafia capitale", una rete di cooperative sane, come quella che ci ha accolto. Gruppi di persone e di lavoratori con un'idea comune, un'organizzazione democratica, impegnati nel piccolo come nel sociale. Che credono negli ideali di cooperazione. Che curano il territorio, l'integrazione e il tempo libero con la medesima attenzione ai diritti e alla condivisione. 

- La possibilità di vivere serenamente, vedi punto uno, anche la vecchiaia. In un posto così la rete di solidarietà è talmente capillare ed è tutto cosi semplificato e a portata di mano, che essere un pensionato, magari anche vedovo, solo, o un disabile, è molto più facile lì che altrove.

- La "riscrittura". Durante il concerto di Radio3, quello di mezzogiorno, dove il pianista Roberto Cominati si è meravigliosamente speso per gli ascoltatori, il conduttore Marco Mauceri si è soffermato sull'importanza delle "riscritture musicali". Diceva che per Ferruccio Busoni, autore di una riscrittura di Bach che avrebbe interpretato il pianista di lì a poco, la "riscrittura" accadeva ogni volta che ci si metteva in ascolto. Per il grande musicista e teorico Busoni, - ognuno attraverso i propri strumenti culturali e la propria sensibilità - tutti riscrivono quello che "sentono". Ho pensato alla letteratura, anche agli haiku, e alla grande possibilità di "riscrivere" quello che sentiamo. 
Riscrittura come una traduzione speciale, intima e precisissima.

- L'utilità. Per chi ci ascolta non siamo solo importanti nella giornata ma qualcosa di meglio: siamo utili. Utili a passare il pomeriggio, utili ad accendere sinapsi. Insomma, utili.

- Il calore. Forse doveva essere al primo posto. Non solo il caldo boia che un paio di volte mi ha fatto sbarellare dietro le quinte (gira una mia foto rarissima da seduta!), ma la temperatura umana tra le persone.
Ascoltatori e noi di Radio3 ugualmente calorosi l'uno con l'altro. E non è niente male.

Questo è quello che ho portato a casa dentro la mia sacca. Piadina e mortadella le ho finite lungo la strada.


(Romagna mia, Romagna in fior)




venerdì 5 giugno 2015

Mangio Roma

Mentre mangio un cachi
suona la campana.
Hōryūji
(Shiki 1867-1902)



"La mucca deve mangiare", "Con questi in tre anni ci mangiamo Roma" diceva questo tipo, Buzzi, arrestato con quest'altro, Carminati, nell'ambito dell'inchiesta 'Mafia Capitale', alludendo alle tangenti mafiose che ingrassavano la rete di losca cooperazione a cui erano a capo.

Certe volte mi vergogno di vivere in Italia, dove corruzione, familismo e individualismo sono la cifra reale della sbandierata " identità nazionale. Altro che cooperazione.
Ma mi vergogno anche di "disturbare" gli hajin classici (poeti di haiku), esempi di assoluta levatura morale, sobrietà e poesia, forzandoli a commentare notizie come questa di oggi. "Povero Yosa Buson!", "Ma chi doveva dirglielo a Issa!" o "Che Santoka mi perdoni!" penso spesso tra me e me quando scelgo un loro fulgido haiku a commento delle miserie ad altezza fogna del nostro paesucolo.
Ovviamente, nel tempo di vita di questo blog, mi sono dedicata anche a mafia capitale, e scorrere il DAILYHAIKU, digitando "Roma" in alto a sinistra, è un buon esercizio di memoria anche per me.
Ma oggi è stata proprio dura! Non tanto per lo scandalo delle tangenti sugli immigrati che ha portato ai nuovi 44 arresti di nobile trasversalità politica, e che conferma la situazione. No.
Ma per aver rotto le scatole proprio a Shiki, "cuculo" sofferente dal rigore morale altissimo (nel DAILYHAIKUclic posto la sua storia per chi non la conosce), la cui unica debolezza era la passione  per i cachi che divorava in quantità industriali e a cui ha dedicato haiku splendidi, sì, è stata dura. Mangiare cachi.

Costretto a letto poiché molto malato, fissando a lungo lo shōji, Shiki, che era stato un giornalista attivo e un giovane sportivo, fissando forzatamente, dicevo, il caratteristico pannello di carta di riso che delimita gli spazi delle abitazioni tradizionali giapponesi, riusciva a perdersi e a guardare più lontano.
La campana del tempio di Hōryūji, uno dei più antichi e importanti del Giappone, suonava
suonava...
Grande Shiki, pensaci tu.


(Marciapiedi)





giovedì 4 giugno 2015

DANTE 7.5.0.

Stazione di rugiada -
Gli studenti delle medie
si radunano
(Ishida Hakyō 1913-1969)




Il kigo "rugiada", che suggerisce l'immagine di freschezza mattutina e la brevità del momento, fa di questo haiku un "haiku-balsamo" ovvero uno di quelli dove potersi rifugiare in caso di riforme scolastiche e polemiche infinite. 
Leggendolo, si cade dentro i tre versi e si va lontano lontano...

Mi porta a Torino, presso il Carcere Minorile Ferrante Aporti, dove ho conosciuto il maestro Mario Tagliani. Ci si mette un minuto per entrare in empatia con Tagliani, la sua è una storia di insegnamento lunga trent'anni con minori detenuti, non può essere diversamente.
Sorridendo, con il sorriso serio di chi conosce quello che dice, si definisce un maestro "dentro", chiuso con i suoi ragazzi in carcere e con dentro di sé la consapevolezza di "essere" e non di "fare" l'insegnante.
Nel libro che ha scritto, e anche nell'intervista che ascolterete sabato sui purgatori danteschi e sui suoi, - legati all'angoscia dell'attesa, alla sospensione dei diritti, alla colpa e al peccato propri di un carcere - esprime nettamente e senza tanti fronzoli questa sua scelta di vita "dentro". E mi ha fatto riconsiderare l'uso della parola "missione", come se fosse riuscito a mondarla dalla ridondanza che mi suggeriva prima di conoscere la sua esperienza. È come se Tagliani l'avesse lucidata riportando in luce il suo significato più alto, lucente. Più umano.
Nell'incontro che ho registrato per DANTE 7.5.0. gli ho chiesto di immaginarsi con i suoi ragazzi come in un selfie da conservare sul telefonino e di descrivercelo.
E il "maestro dentro" immagina una situazione di una semplicità struggente ma che non desidero anticiparvi. 

Chiudo così il mio diario di viaggio del programma. Vi aspetto all'ascolto e vi ricordo che cliccando sull'icona a destra di Dante si accede direttamente (tipo la TAV!) al sito di Radio3 dove troverete riascolto e podcast.


(Rugiada)






mercoledì 3 giugno 2015

Mail

Le mie mani gelate
non possono manipolare il pennello
nella notte fonda
(Shiki 1867-1902)



La mail inviatami da Igort, il grande disegnatore italiano (www.igort.com) ci spinge fuori dall'asfitticità delle notizie di casa nostra, regionali di nome e di fatto, e ci costringe ad alzare lo sguardo.
Allora copio e incollo per tutti:

"La disegnatrice e attivista iraniana Atena Farghadani è stata condannata a 14 anni di carcere per aver postato un video nel quale denunciava i pestaggi e trattamenti degradanti da parte delle guardie della rivoluzione, durante la detenzione avvenuta tre mesi prima"

Altre informazioni si trovano sul sito di Amnesty (cliccando qui) da dove parte una campagna di sensibilizzazione che Igort ci invita a far girare.
In ballo solo una cosa: la libertà. 

E questo haiku di Shiki è il mio piccolo contributo affinché le mani non si gelino e la notte sia più chiara per tutti e ovunque.










lunedì 1 giugno 2015

#dichiarismo

Passerotti del mattino -
La loro voce annuncia la neve
sui monti lontani
(Ogiwara Seisensui 1884-1976)



Ma vi ricordate quando i giornalisti facevano una fatica incredibile per carpire le "dichiarazioni"? Si poteva proprio dire così: "carpire una notizia". E le "fonti", le misteriose "gole profonde", gli "informatori" - che ora sopravvivono solo nei film di Woody Allen - che i giornalisti utilizzavano per scovare qualcosa da poter pubblicare, ve li ricordate? 
Oggi le fonti sono sicurissime, doc, visto che sono i "dichiaristi" stessi a essere fonte di informazioni su...loro stessi. E vi ricordate quella frase, all'epoca sospetta ma che ora diventa un balsamo, "non rilascio dichiarazioni"?

Tutti affetti da #dichiarismo acuto.

Prendiamo la politica. Subito dopo un'importante riunione - ad esempio nella direzione del Pd - dopo un attimo, annunciano pubblicamente, e spesso in 140 caratteri, il loro dissenso rispetto a quanto appena deliberato, il loro disaccordo con questo o con quello. Civati, dichiarista della prima ora, mi sembra essersi talmente ingarellato da essersi addirittura perso... E i risultati elettorali di oggi, la forte astensione, non sono forse effetto di un #dichiarismo senza scrupoli?

Il #dichiarismo ha attecchito ovunque, non pensiate. Appena chiusesi le porte alle spalle, anche i membri della Consulta, appena consultatisi, incolsultamente vengono afferrati dal morbo. O nei premi letterari. Solo ieri, Ilvo Diamanti, politologo e fine osservatore della nostra società, dichiarava che avrebbe votato per Starnone ma che non l'ha fatto. 
passerotti del mattino dichiarano per esistere. Nelle piazze televisive, sui giornali, sul telefonino, dal Parlamento al condominio di casa, il #dichiarismo impazza.



(Silenzio assoluto)