venerdì 27 marzo 2015

Ho dei libri!

Ho del riso
dei libri
e persino del tabacco
(Santoka 1882-1940)



Ve lo assicuro, lettori del Dailyhaiku. Se apprezzate questo blog, lo spirito di questo mio strano calendario poetico, non potete farvi sfuggire questo libro: L'arte di collezionare mosche di Fredrik Sjöberg edito da Iperborea (QUI).
Perché ne sono così sicura? Sentite un po'...

Guardare la realtà attraverso gli occhi di un entomologo è il viaggio che questo inclassificabile libro (saggio - autobiografia - romanzo di formazione) ci propone. Quando poi gli occhi dell'autore sono sfaccettati come quelli dell'oggetto del suo collezionismo scientifico... è puro godimento! E quando la grazia del racconto si alterna a divagazioni colte e ironiche diventa la perfezione assoluta se ci si vuole tuffare in una lettura diversa dalle altre, ronzante e curiosa come una mosca. Un sirfide, per essere precisi.




Sul mondo degli insetti in letteratura, da Virgilio a Kafka fino alla Vispa Teresa, si è detto e scritto in abbondanza. David Cronemberg e David Linch hanno contribuito a rendere mosche e coleotteri fascinosi e conturbanti. Quell'altro genio di Jan Fabre le ha sadicamente incollate su meravigliosi rosoni iridescenti. E Rimskij-Korsakov con il suo calabrone in musica, fino all'inarrivabile tolleranza dei nostri poeti zen, miti osservatori di pulci, farfalle, pidocchi, grilli e mosche.
E allora cosa rende questo libro speciale? La curiosità "moschina" del suo autore e quella generata nel lettore. L'originale capacità di osservarsi come farebbe un entomologo, appunto, nell'affannato tentativo di aggiungere un tassello in più a una ricerca che sa di infinito. Sapete quante specie di insetti esistono? Milioni e milioni. Di queste centinaia di migliaia appartengono all'ordine dei ditteri, le mosche appunto e solo in Svezia, punto di osservazione di Sjöberg, ci sono 4424 tipi di mosche. Tra cui, finalmente, i sirfidi!
Ecco che l'autore, circoscrivendo sempre di più il suo campo di osservazione, limitandone via via i confini, arriva a setacciare, in modo proficuo per la sua ricerca, un minuscolo isolotto svedese. Sarà il suo giardino a diventare teatro di una super trappola per sirfidi. La trappola di Malaise, avventuroso, e misconosciuto ai più, eroe assoluto del libro.

Lo sguardo, il nostro, diventa a 360 gradi su entomologia, biologia e letteratura. Sjöberg ci dice che la ricerca è possibile anche se il punto di vista è ristretto e il porsi dei limiti, analizzandosi e circoscrivendo passioni e ossessioni, può essere un metodo. Un metodo per procedere nella conoscenza scientifica e nell'esistenza. 
Ora scusatemi, la pianto qui. Volo, è il caso di dirlo, a cercare il racconto di D.H. Lawrence che Fredrik Sjöberg cita a un certo punto, ma non prima di avergli dedicato questo piccolo haiku del monaco zen Shiki che sull'osservare il mondo, da un punto di osservazione angusto, ne sapeva eccome!
Eccolo:

La mosca in autunno
tutti gli acchiappamosche
sono rotti
(Shiki 1867-1902)

giovedì 26 marzo 2015

Ronf

Tutti dormono
sonni profondi
che chiar di luna!
(Santoka 1882-1940)



Dopo ottocento anni un campione di muschio ibernato e recentemente prelevato in Antartide, - e già come inizio della storia non è niente male! - si è risvegliato ed è tornato a vivere la sua normale vita di muschio.
Un ciuffetto verdastro imprigionato per secoli nel cristallo della sua bara di ghiaccio, è stato riconosciuto tra mille nel lucore infinito e "baciato" dalla ricercatrice botanica Nicoletta Cannone presso la base antartica italiana Mario Zucchelli (notizia qui). Raccolto, baciato e riscaldato, il muschio contribuirà, autentico eroe per caso, agli studi sul permafrost e sui cambiamenti climatici dell'ecosistema.

Non dico ottocento anni nel ghiaccio ma una lunga ronfata al caldo mentre fuori continuano a parlare di riforme e di expo, e mentre il pd accusa quelli del pd, me la farei volentieri.


(imbaciabile)








mercoledì 25 marzo 2015

Mediterraneo

Rumore d'onde
che vanno e vengono
così lontano da casa
(Santoka 1882-1940)





Forza Tunisia! Tre ministri donna, una democrazia, un governo di laici e musulmani che condividono ideali di sviluppo culturale ed economico (qui)
Siamo o non siamo anche noi mediterranei? E ve lo dico da una città come Roma che dovrebbe guardare dritto al mare che la bagna e il cui suono, onde che vanno e vengono, si sente eccome! Che dovrebbe dialogare con Barcellona, Atene, Il Cairo, Beirut, capitali sicuramente più vicine, e affini, di Londra o Helsinki! 
Allora inventiamoci un Mediterraneo dove sia possibile vivere insieme, libero! Dove possano navigare progetti comuni e non solo incrociarsi, ignorandosi, gommoni strapieni e yacht smaglianti.
E queste ministre tunisine non sembrano essere le eredi di Didone? Forza Tunisia! Forza Mediterraneo!


(il mare in casa)


martedì 24 marzo 2015

Clausura

Profumo di pruno fiorito -
dove è stato soffiato via
il fantasma della donna neve?
(Chiyo-jo 1701-1775)






Riflettevo a scoppio ritardato sulla scenetta napoletana al cospetto di San Gennaro di un paio di giorni fa.
La sterminata comunità di fedeli, il Papa al centro, il sacro rito, l'attesa liquefazione, l'ampolla venerata. 
Ripensavo invece al particolare tipo di cronaca del cardinale Sepe, ripresa e diffusa da youtube, quando le suore di clausura accedono al cospetto del papa grazie a una deroga speciale offerta dal cardinale stesso (clicca video qui)
Ripensavo a quei toni, a quell'ammoina da sfottò, a quei commenti in dialetto. 
A me che sto qui, ben lontana, lontanissima da quella chiesa e da quel momento, quelle suore mi sembravano non facessero nulla di particolarmente esagerato. Le ho viste solo circondare il Papa di doni e affetto, sussurrargli qualche cosa all'orecchio con espressione trepidante, nulla di più. Donne neve come la suggestione di Chijo-jo, autrice dell'haiku primaverile di oggi e, soprattutto, monaca buddista. 

Francamente quelle suore di clausura, e non "suorine" come sento chiamarle spesso, mi sembravano l'occasione, persa, di evidenziare il simbolo, vivente e lì presente, di raccoglimento e di sottrazione di sé in netta contrapposizione all'estroflessione vanitosa. In tutti i campi.


(Roma. Clausura urbana)






lunedì 23 marzo 2015

Close to me

Fiori di sera
anche quest'oggi
appartiene al passato
(Issa 1763-1828)




Capita che l'ascolto improvviso, e soprattutto inaspettato, di una vecchia canzone amata ci faccia sospendere repentinamente quello in cui eravamo intenti fino all'attimo prima, ci faccia alzare il volume a palla e magari ci induca a inconsulti controcanti. Capita, no? 
Ma non succede anche a voi di fare tutto questo con vecchie canzoni che, all'epoca della loro uscita, non vi dicevano nulla di nulla? E forse vi infastidivano anche un po'?

Non ero esattamente una gracile e ombrosa punketta anni ottanta che adorava i Cure, ma quando sento queste note oggi, quest'oggi che già appartiene al passato, mi ballano i piedi sotto la scrivania. E inizio a muovere la testa a ritmo, anzi, precisamente collo e mento in avanti. E, al momento tastiere, faccio anche il mimo con le dita per aria!
Ascoltato oggi, questo lontano "Close to me", lo sento così stranamente vicino a me. Vicino e così passato. 
Come un vecchio fiore di sera che ora mi suona incredibilmente zen, come queste tre righe del testo che forse non sarebbero dispiaciute neanche a Issa. Forse.

I never thought this day would end
I never thought tonight could ever be
This close to me