venerdì 12 dicembre 2014

Ho dei libri!

Ho del riso
dei libri
persino del tabacco
(Santoka 1882-1940)




Ricordate lo haiku-sigla di Santoka (QUI) che uso quando desidero condividere una lettura speciale con voi?
Eccomi qui per consigliarvi questo "C'eravamo tanto amati" di Elena del Drago, edito da Electa, che inanella, una dopo l'altra, alcune grandi storie d'amore di famosissime coppie dell'arte del novecento. 
Prima di tutto mi piace il passo stilistico, che definerei "gattesco", scelto dall'autrice. 
Come come se si muovesse in mezzo a cristalli preziosi, del Drago ci indica questo o quell'incontro, ci fa notare similitudini, reciproche influenze, date cruciali e, sempre morbidamente, suggerisce di allargare lo sguardo alla società in cui sbocciano gli amori che racconta
Questo parlare sottovoce fa da controcanto perfetto al tono deciso degli accadimenti raccontati nel libro, alle follie che l'amore fa fare (a tutti!), all'elettricità che scatena un incontro, alla voglia di vita che ne deriva, ai colori saturi della passione.  
Ogni capitolo, dedicato a grandi coppie di artisti che si sono incontrati e che hanno scelto di camminare fianco a fianco per un pezzo di strada come Rodin/Claudel, Rauschenberg/Johns, Abramovic/Ulay, Casorati/Maugham e tante altre, illumina aspetti inediti, curiosi e romantici, che rendono queste vite uniche e, allo stesso tempo, caratterizzate da sentimenti alla portata di tutti noi.




Ovviamente nessuna nota frou-frou per questi incontri. La biografia è un genere strano, difficile e rischioso, con un'inclinazione voyeurista che mi rende diffidente in molti casi, ma qui siamo altrove. Per capirci, questo libro si può porre nello stesso scaffale dove collochiamo il magnifico Lytton Strachey quando ci descrive la sua formidabile galleria di "eminenti vittoriani".
Queste grandi storie d'amore che in alcuni casi, ripeto, rispecchiano fragilità e desideri anche di noi miseri mortali innamorati, "fanno" la storia dell'arte, la completano e la arricchiscono. E, offrendo al lettore un elenco di coppie di artisti famosissimi - veri mostri sacri e autori di passaggi epocali nella storia dell'arte - l'autrice sembra, con la sua colta semplicità, dirci: attenzione che "quel" fiore, "quel" tono di blu, "quella" performance, "quel" paesaggio, non sarebbe potuto esistere senza "quell'incontro".

In "C'eravamo tanto amati" l'amore trionfa sempre. 
Anche quando si interrompe, ci si tradisce, ci si stanca l'uno dell'altro, trionfa nell'energia creativa che ha comunque generato. Per quel pezzo di strada, vissero tutti felici e contenti.
E noi con loro.





giovedì 11 dicembre 2014

Preghiera natalizia

Nel grande vuoto
fiori di magnolia
ondeggiano!
(Kyoshi 1874-1959)




La mia preghiera laica è per tutti i migranti che non riescono a raggiungere la costa e che affogano a pochi metri dalla riva. Per i 3419 morti in mare, secondo la cifra diffusa ieri dall'UNHCR. Per la loro vita sfortunata a un soffio dal riscatto e che, nel "grande vuoto" di un mare che non conoscevano e con un coraggio senza pari, sono caduti come fiori insieme alle loro speranze.
Alla loro memoria e sperando sempre in un mondo migliore capace di accoglierli e tutelarli.

E, per quanto ci riguarda molto più da vicino, prego per periferie più vivibili (QUI). Che siano meno emarginate e con più servizi. 
E che gli italiani siano meno manipolabili da demagogici allarmismi neonazisti che, in un "vuoto" di tipo diverso, bene allignano. L'ho detto.

Amen.


(3419 luci)












mercoledì 10 dicembre 2014

Una storia d'amore

Dentro la fiamma
si sposta un'altra fiamma
- siamo in dicembre
(Momoko Kuroda 1938)




Oggi vi racconto una storia d'amore di cui non so quasi nulla.
Ma è una storia che mi scalda sempre,  come se la sua fiamma fosse ancora guizzante e qui, davanti ai miei occhi. 

Walter Bonatti e Rossana Podestà erano due star quando si sono incontrati in età matura e con già "altre vite" alle spalle.
In occasione di una mostra di fotografia in corso a Milano in questi giorni e dedicata al grande alpinista decido, come spesso succede, di cercarlo on line e, saltabeccando di qua e di là sulle pagine wikipedia, ripercorro  velocemente i grandi successi, le vette e gli abissi di Bonatti, le risalite, i riscatti, le sue grandi rivincite. Mi si è delineata via via anche la carriera della donna che lo ha accompagnato negli anni, i tanti bei ruoli di attrice, le foto anni sessanta, quel viso da bambina corrucciata che riconoscerò anche una cinquantina di anni più tardi, quando al Festivaletteratura di Mantova, aspettava tra il pubblico che il suo adorato compagno venisse intervistato per una diretta di Fahrenheit. Forse era il 2006? Non ne sono sicura. Ma ricordo bene quella vecchia coppia.
Ricordo precisamente lui, un po' scontroso, non tanto alto, nervoso, con un viso intenso da cui si leggevano un carattere non facile e la grande determinazione. 
Lei ancora bella, morbida e minuta, due passi indietro, sorridente e trepidante. Ricordo che ascoltava il suo compagno impegnato nella diretta, tesa, come se volesse da un momento all'altro schizzare in piedi e proteggerlo. Ricordo le sue mani su una grande borsa bianca poggiata sulle ginocchia e l'espressione dolce e concentratissima.
Tutto qui. Posso dire che li ho solo sfiorati. 
Ma leggendo un po' disordinatamente le biografie di entrambi in occasione della mostra milanese, apprendo che Rossana Podestà è morta esattamente un anno fa come oggi. 

E allora voglio ricordarla con questo haiku dall'andamento prima appassionato e poi quieto come l'inverno e, con lei, ricordare un amore grande e fiammeggiante che non si è spento mai, neanche quando, nel 2011, le fu vietato di vegliare il suo Walter negli ultimi istanti di vita, poichè erano "solo" conviventi e non sposati ufficialmente.

Una battaglia, quella dei diritti delle coppie di fatto, da portare avanti sempre, anche in nome delle fiamme rosse e calde di Rossana Podestà e Walter Bonatti.
Fiamme che non si spengono mai, neanche a dicembre, neanche se esistono divieti assurdi e da abbattere.


(Attenzione! NON calpestare!)







              

martedì 9 dicembre 2014

Il gioco serio del go

La scacchiera del go rovesciata
dalla mia amante - fuori
il canto del piviere
(Ikenischi Gonsui 1650-1722)



Tornando a casa dalla Fiera Più Libri Più Liberi di Roma riflettevo su quanto, in un paese di lettori-di-figure come il nostro, il discorso sull'editoria grande e piccola sia lungo, arzigogolato e tendenzioso, e quindi da sintetizzare, per quanto mi riguarda, con un generale, e pilatesco, auspicio di "lunga vita alle piccole case editrici"!

È anche vero però che orientarsi nel macrocosmo dei piccoli editori c'è da star male (folle manualistica, nauseabondi libri di ricette, esoterismi da scaffale, guide cittadine agli angoli nascosti che sarebbe meglio che lo restassero, biografie scritte da ex-dipendenti Rai o ancora peggio da primari in disarmo, floricultura da terrazzino, narrativa vegana che istiga al bisteccone, plaquette poetiche da suicidio...) ma, se ci si prende un saridon con mezzo bicchiere d'acqua e si continua a cercare, si possono scovare cose belle che rispondono a quello che dovrebbero avere le piccole edizioni da statuto: un catalogo originale.

Tiro fuori dal mio borsone il volumetto bianco appena uscito edito da Quodlibet "Breve trattato sulla sottile arte del go" firmato da tre giocatori pazzi come George Perec, Pierre Lusson, Jacques Roubaud e tradotto da Martina Cardelli.
Il gioco del go, esperienza estetica e strumento per vedere le cose, che i giapponesi consideravano una delle difficilissime strade per la saggezza.
Dopo l'elegante liturgia raccontata da Kawabata ne "Il maestro di go", mi divertirò a leggere i sofisticati appunti dello strano terzetto che qui sembra alla disperata ricerca di una scacchiera-griglia che contenga tutte le loro divagazioni e i sofisticati giochi linguistici.
Inizio a leggere, contenta di scoprire mondi e di metterli in cortocircuito nella mia testa, con ancora il piacere di avere passato un pomeriggio di lavoro ricco di cose e di incontri con tanti amici, tra cui i Tre Allegri Ragazzi Morti e, soprattutto, aver potuto salutare qualche scrittore ed editore serio. Come quelli che piacciono a me.

(Incontri seri!



(Incontri seri!)



lunedì 8 dicembre 2014

Una parola

Lui - una parola
Io - una parola
e l'autunno incalza
(Takahma  Kyoshi 1874-1959)



Va così. Quando lavoro per occasioni radiofoniche all'interno di una grande fiera libraria, come quella dell'Eur che si chiude oggi pomeriggio, sull'argomento editoria/lettori il mio umore diventa altalenante.


(EUR. Su e giù)
Contenta, ottimista e positiva entrando, quando mi perdo in un mare di persone e di libri che mi appaiono tutti interessanti. Confusa, pessimista e negativa all'uscita, quando gli stand smontano e gli scatoloni si richiudono, gli uffici stampa chiacchierano e qualcuno rimane per approfittare dell'ultimo sconto strappato a librai con casse vuote..
Cosa mi è successo? Cosa mi ha fatto cambiare umore tra l'"entrata" e l'"uscita"? 
Essere dentro la plastica rappresentazione di quello che riguarda il libro in Italia. Questo mi fa cambiare umore.

Passeggiare in un mercato che è soffocato da titoli inutili e seriali e che santifica i generi, popolato da scrittori che si omologano l'uno con l'altro - ma voi distinguete un investigatore siciliano da uno toscano? - manuali per vivere, cucinare, guarire, e il folto bosco di giornalisti-scrittori (ad alto tasso di inquinamento letterario!  Warning!) perennemente in vetta alla classifiche, mi fa cambiare umore.
Ma, su tutto, mi deprime il tentativo di mimetizzare il libro in qualcos'altro di meno "palloso", in qualcosa che sia veloce e che risponda all'esigenza diffusa di non soffermarsi mai. Di non pensare troppo, dai! O comunque, se proprio dobbiamo pensare, facciamolo in modo facile, almeno, senza troppo tristezza! Senza troppe parole.
Un libro sì, ma un libro "altro". Un oggetto nuovo senza quel grigiume di parole. Tra gli stand vedo oggettistica stupefacente come lo scaldalibro, il libro-mug, il libro-che-diventa-poster, il libro-peluche, il libro-penna, il libro-braccialetto...
Vuoto, leggero, colorato e con poche parole dentro. La nuova arma di un mercato scriteriato sarà il libro di figure per nuovi lettori di figure.
E per quei pochi che ancora cercano parole, le offerte sono vantaggiose. 
E agghiaccianti.


(senza parole)