mercoledì 10 dicembre 2014

Una storia d'amore

Dentro la fiamma
si sposta un'altra fiamma
- siamo in dicembre
(Momoko Kuroda 1938)




Oggi vi racconto una storia d'amore di cui non so quasi nulla.
Ma è una storia che mi scalda sempre,  come se la sua fiamma fosse ancora guizzante e qui, davanti ai miei occhi. 

Walter Bonatti e Rossana Podestà erano due star quando si sono incontrati in età matura e con già "altre vite" alle spalle.
In occasione di una mostra di fotografia in corso a Milano in questi giorni e dedicata al grande alpinista decido, come spesso succede, di cercarlo on line e, saltabeccando di qua e di là sulle pagine wikipedia, ripercorro  velocemente i grandi successi, le vette e gli abissi di Bonatti, le risalite, i riscatti, le sue grandi rivincite. Mi si è delineata via via anche la carriera della donna che lo ha accompagnato negli anni, i tanti bei ruoli di attrice, le foto anni sessanta, quel viso da bambina corrucciata che riconoscerò anche una cinquantina di anni più tardi, quando al Festivaletteratura di Mantova, aspettava tra il pubblico che il suo adorato compagno venisse intervistato per una diretta di Fahrenheit. Forse era il 2006? Non ne sono sicura. Ma ricordo bene quella vecchia coppia.
Ricordo precisamente lui, un po' scontroso, non tanto alto, nervoso, con un viso intenso da cui si leggevano un carattere non facile e la grande determinazione. 
Lei ancora bella, morbida e minuta, due passi indietro, sorridente e trepidante. Ricordo che ascoltava il suo compagno impegnato nella diretta, tesa, come se volesse da un momento all'altro schizzare in piedi e proteggerlo. Ricordo le sue mani su una grande borsa bianca poggiata sulle ginocchia e l'espressione dolce e concentratissima.
Tutto qui. Posso dire che li ho solo sfiorati. 
Ma leggendo un po' disordinatamente le biografie di entrambi in occasione della mostra milanese, apprendo che Rossana Podestà è morta esattamente un anno fa come oggi. 

E allora voglio ricordarla con questo haiku dall'andamento prima appassionato e poi quieto come l'inverno e, con lei, ricordare un amore grande e fiammeggiante che non si è spento mai, neanche quando, nel 2011, le fu vietato di vegliare il suo Walter negli ultimi istanti di vita, poichè erano "solo" conviventi e non sposati ufficialmente.

Una battaglia, quella dei diritti delle coppie di fatto, da portare avanti sempre, anche in nome delle fiamme rosse e calde di Rossana Podestà e Walter Bonatti.
Fiamme che non si spengono mai, neanche a dicembre, neanche se esistono divieti assurdi e da abbattere.


(Attenzione! NON calpestare!)







              

martedì 9 dicembre 2014

Il gioco serio del go

La scacchiera del go rovesciata
dalla mia amante - fuori
il canto del piviere
(Ikenischi Gonsui 1650-1722)



Tornando a casa dalla Fiera Più Libri Più Liberi di Roma riflettevo su quanto, in un paese di lettori-di-figure come il nostro, il discorso sull'editoria grande e piccola sia lungo, arzigogolato e tendenzioso, e quindi da sintetizzare, per quanto mi riguarda, con un generale, e pilatesco, auspicio di "lunga vita alle piccole case editrici"!

È anche vero però che orientarsi nel macrocosmo dei piccoli editori c'è da star male (folle manualistica, nauseabondi libri di ricette, esoterismi da scaffale, guide cittadine agli angoli nascosti che sarebbe meglio che lo restassero, biografie scritte da ex-dipendenti Rai o ancora peggio da primari in disarmo, floricultura da terrazzino, narrativa vegana che istiga al bisteccone, plaquette poetiche da suicidio...) ma, se ci si prende un saridon con mezzo bicchiere d'acqua e si continua a cercare, si possono scovare cose belle che rispondono a quello che dovrebbero avere le piccole edizioni da statuto: un catalogo originale.

Tiro fuori dal mio borsone il volumetto bianco appena uscito edito da Quodlibet "Breve trattato sulla sottile arte del go" firmato da tre giocatori pazzi come George Perec, Pierre Lusson, Jacques Roubaud e tradotto da Martina Cardelli.
Il gioco del go, esperienza estetica e strumento per vedere le cose, che i giapponesi consideravano una delle difficilissime strade per la saggezza.
Dopo l'elegante liturgia raccontata da Kawabata ne "Il maestro di go", mi divertirò a leggere i sofisticati appunti dello strano terzetto che qui sembra alla disperata ricerca di una scacchiera-griglia che contenga tutte le loro divagazioni e i sofisticati giochi linguistici.
Inizio a leggere, contenta di scoprire mondi e di metterli in cortocircuito nella mia testa, con ancora il piacere di avere passato un pomeriggio di lavoro ricco di cose e di incontri con tanti amici, tra cui i Tre Allegri Ragazzi Morti e, soprattutto, aver potuto salutare qualche scrittore ed editore serio. Come quelli che piacciono a me.

(Incontri seri!



(Incontri seri!)



lunedì 8 dicembre 2014

Una parola

Lui - una parola
Io - una parola
e l'autunno incalza
(Takahma  Kyoshi 1874-1959)



Va così. Quando lavoro per occasioni radiofoniche all'interno di una grande fiera libraria, come quella dell'Eur che si chiude oggi pomeriggio, sull'argomento editoria/lettori il mio umore diventa altalenante.


(EUR. Su e giù)
Contenta, ottimista e positiva entrando, quando mi perdo in un mare di persone e di libri che mi appaiono tutti interessanti. Confusa, pessimista e negativa all'uscita, quando gli stand smontano e gli scatoloni si richiudono, gli uffici stampa chiacchierano e qualcuno rimane per approfittare dell'ultimo sconto strappato a librai con casse vuote..
Cosa mi è successo? Cosa mi ha fatto cambiare umore tra l'"entrata" e l'"uscita"? 
Essere dentro la plastica rappresentazione di quello che riguarda il libro in Italia. Questo mi fa cambiare umore.

Passeggiare in un mercato che è soffocato da titoli inutili e seriali e che santifica i generi, popolato da scrittori che si omologano l'uno con l'altro - ma voi distinguete un investigatore siciliano da uno toscano? - manuali per vivere, cucinare, guarire, e il folto bosco di giornalisti-scrittori (ad alto tasso di inquinamento letterario!  Warning!) perennemente in vetta alla classifiche, mi fa cambiare umore.
Ma, su tutto, mi deprime il tentativo di mimetizzare il libro in qualcos'altro di meno "palloso", in qualcosa che sia veloce e che risponda all'esigenza diffusa di non soffermarsi mai. Di non pensare troppo, dai! O comunque, se proprio dobbiamo pensare, facciamolo in modo facile, almeno, senza troppo tristezza! Senza troppe parole.
Un libro sì, ma un libro "altro". Un oggetto nuovo senza quel grigiume di parole. Tra gli stand vedo oggettistica stupefacente come lo scaldalibro, il libro-mug, il libro-che-diventa-poster, il libro-peluche, il libro-penna, il libro-braccialetto...
Vuoto, leggero, colorato e con poche parole dentro. La nuova arma di un mercato scriteriato sarà il libro di figure per nuovi lettori di figure.
E per quei pochi che ancora cercano parole, le offerte sono vantaggiose. 
E agghiaccianti.


(senza parole)






venerdì 5 dicembre 2014

Rovine romane

Rovine romane
attraverso cui soffia
vento d'autunno.
(Sono Uchida 1924)







Continuo a sfogliare con voi la raccolta romana di Sono Uchida mentre le notizie sulla cupola si accavallano l'una sull'altra. 
Collusioni eccellenti, PD romano commissariato, frasi smozzicate da intercettazioni incredibili come questa: "zingari meglio della droga".

Scavando tra le "rovine romane" riemergono bande della magliana nei secoli operative, tangenti anni sessanta, anni settanta, anni ottanta, anni novanta, anni duemila. Festini in maschera organizzati dalla giunta romana PDL con gli uomini travestiti da maiali e le donne da ninfe (ricordate?) e le aziende di trasporti e nettezza urbana date in mano a parenti e a camerati.
Osserviamole meglio queste rovine: pezzi di città faticosamente recuperati al degrado poi abbandonati al loro destino, arredi urbani fai-da-te, spazi pubblici improvvisamente proprietà privata di questa o quella pizzeria dal nome ammiccante ma torvo. "Peperoncino pazzariello", "Pummarola romana", "Mozzarella dispettosa"... 
E finalmente capiamo il senso di tutto e tutto insieme. I loschi esattori abusivi davanti alle macchinette per il parcheggio, ifiorire ad ogni angolo di cupi bar forniti di slot, bingo-tinelli per nuclei familiari di disperati. Ogni tanto, per gradire, un barbone che prende fuoco.
E finalmente arriviamo al razzismo telecomandato, a Tor Sapienza e ai campi rom e torniamo agli zingari dell'intercettazione. 

Dimenticavo l'ultimo coccio di queste "rovine romane"è notizia di ieri l'arresto di un professore di Architettura dell'Università La Sapienza che si vendeva ogni esame per duemila euro (notizia qui)


("E mmò?"   da  Mario Sironi 1925 - Solitudine - particolare.)











   


   


giovedì 4 dicembre 2014

Peonia d'inverno

Di questo amore
non conosce la fine
- peonia d'inverno
(Momoko Kuroda 1938)





La peonia, nella simbologia giapponese, è simbolo di amore e unione coniugale forte e invincibile. A questo fiore, dalle radici tenaci ma dai petali delicati, nei secoli, sono stati dedicati pitture finissime e centinaia di haiku struggenti altamente simbolici.
Per oggi ho scelto la maestosa peonia invernale della mia amatissima Momoko Kuroda (QUI).

Seguo commossa la battaglia di due genitori, Matteo e Valentina, che hanno assistito impotenti alla morte della figlia Giovanna tuttora senza spiegazione alcuna. La piccola, sana e vispa bambina di dieci anni, fu operata circa otto mesi fa presso la clinica Villa Mafalda di Roma per un intervento di routine, una timpanoplastica. E non si è più risvegliata (leggi notizia).
Cosa succede in quella sala operatoria mentre i genitori vengono tagliati fuori dalla verità? Cosa è successo? Si saranno ripetuti milioni di volte Matteo e Valentina, cosa è successo? 

La famiglia Fatello, le zie, i nonni, gli amici cercano solo una risposta e lanciano questa petizione che vi giro (qui).

In nome della ormai usurata "trasparenza", non sarebbe possibile rendere obbligatoria una telecamera in sala operatoria - siamo o non siamo sempre registrati, seguiti, ripresi ovunque? - a tutela sia del paziente che del personale medico, per essere al riparo da atteggiamenti omertosi come da speculazioni arbitrarie e, finalmente, alla luce della verità? 

Auguro a questa famiglia, che da quel giorno non è più la stessa, tutta la forza di quell' "amore che non conosce la fine" dello haiku di oggi.