venerdì 22 ottobre 2021

Fiori


Fiori di sera

anche quest’oggi

appartiene al passato

(Kobayashi Issa 1763-1828)


Issa in giapponese significa "tazza di tè" ed è il nome assunto da Kobayashi Yotaro quando diventa monaco buddista nel 1792. I suoi haiku raccontano la quotidianità attraverso cose modeste, al poeta bastano un fiore, un filo di fumo o un fiocco di neve per raggiungere un’idea cosmica dell’esistenza. 

Orfano di padre e di madre da piccolo, sposo e padre sfortunato (perse quattro figli per malattia) Issa fu segnato negli affetti e nella salute eppure eppure... sarinagara sarinagara, come scrive in uno haiku tra i suoi più famosi, la vita prorompe anche nella goccia di rugiada.


Lo haiku che ho scelto per il sommario di “7” di questa settimana, ha la funzione di un piccolo calendario. Come i fiori, le giornate appassiscono nella sera, e così le settimane, i mesi, gli anni, e il tempo appena vissuto, già così lontano… 

Issa invita a sentire il profumo di ogni fiore che ci tocca in sorte. Consiglio non facilissimo da seguire. Ci si prova.






3 commenti:

  1. È la stagione giusta, ricordiamo Shiki il mangiatore di cachi:
    I loti fioriti
    Della piccola stazione
    Solitudine

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  2. E anche:
    Una raccolta di poemi
    Due cachi
    Tardi nella notte d'inverno

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  3. "Sotto gli alberi di ciliegio nessuno è straniero"
    Haiku del poeta giapponese Kobayashi Issa 1763-1828)

    HANAMI

    Si attenua il gesto in armonia
    costante, sospeso al roseo moto
    di petali indugianti.

    Cicli vegetali dismettono
    il loro ansimo e, caduchi
    acclamano il rito del ritorno.

    Transiti digiuni al canto dell'inverno
    dilatano a impermanente mistero
    sino a giungere all'aurea sezione.

    Stato di presenza dubitante
    se l'essere vita denoti sommessi
    infiniti o, in bellezza, non attenui

    suo splendore in armonie costanti
    accese fiaccole sospese a fuochi fatui.
    Ad appartenenza generica sillabano

    il proprio nome sino a disperdersi
    multipli di sè stessi, nell'aria
    nè umana nè divina, indistinto velo
    prossimo al Vuoto.

    Marina Petrillo

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