C'è una solitudine dello spazio
una solitudine di mare
una solitudine di Morte, ma queste
son compagnia
rispetto a quel luogo profondo
quell'intimità polare
un'anima dinanzi a se stessa,
Infinità Finita.
(Emily Dickinson, Poesie)
Massimo Vitali è il fotografo delle spiagge o, meglio, delle persone sulle spiagge, o meglio ancora, il fotografo delle spiagge di persone, e da anni inquadra il mondo dall'alto.
Come Dio? gli ho chiesto alludendo sia a quell'effetto che produce su chi guarda le sue foto, (una sensazione straniante, una lontananza siderale da quel laggiù fatto di corpi, creme solari, cappellini e animali gonfiabili su onde sature di acqua e pixel) ma anche un po' ai suoi modi, affabili ma distanti, come quelli di un dio che sa già tutto e si è pure un po' rotto le palle degli umani.
No, come Dio no, meglio come un principe, mi ha risposto. E poi ha fatto un sorriso complice al suo assistente, l'uomo silenzioso che si aggira guardando l'aria e la luce e non vede altro che aria e luce, e poi si rituffa sul suo portatile aggrottando un po' la fronte.
C'è una solitudine dello spazio
Vitali domina dall'alto, ritto sulla struttura gigantesca che i due si portano appresso ovunque - tipo quella dei bagnini dei telefilm americani per intendersi - una torre di cinque o sei metri che si chiama in gergo "principe", mi spiega, nome che allude al palco principesco del teatro antico, quello collocato più in alto degli altri.
Guardare da lassù il grande teatro del mondo, l'Autore come Dio, Calderon de la Barca, penso mentre l'artista parla e l'aiutante continua a inseguire una possibile messa a fuoco, un Chisciotte con il suo fedele scudiero.
Inquadrare ogni dettaglio, ogni tatuaggio, ogni laccetto di costume, ogni schizzo d'acqua, ogni sandaletto colorato senza mai sfiorarlo restituisce un mondo perfetto.
(punti di vista) |
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