sabato 12 gennaio 2019

Negozietto


Dispensa mai fu donato
più appropriato nome.
Cuore del cibo posto
nel cuore della casa
come il motore immobile
delle cosmologie.
Tabernacolo luogo 
alimentare e segreto.
("Dispensa" di Valerio Magrelli)


Quand'ero piccola giocavo a negozietto con mia sorella. La nostra recita si teneva a casa dei nonni, in una specie di enorme armadio a muro adibito a dispensa, la domenica mattina, dopo la colazione. Era una colazione unica quella, mi pare buonissima anche adesso, eccentrica rispetto alla solita, col nonno in pigiama, che strano, e la nonna in vestaglia che ci scaldava un pezzetto di pane sul fornello infilzandolo con una forchetta. Quante volte l'avrà arrostito così, sulle prime direi sempre, ripensandoci sarà stata una sola, magari perchè erano finiti i biscotti. Mamma e papà sarebbero arrivati per pranzo, dopo il sabato sera passato con i loro amici o al night. Parentesi. Il night. Ricordo nitidamente mio padre che dice stasera andiamo a un night a mia madre, non che fosse un ballerino o chissà che amante della musica o dei superalcolici, forse un gergo privato tra loro, il night, che mistero, chissà. Chiusa parentesi.  
Nell'attesa di mamma e papà, noi sorelle entravamo in quella specie di armadio - il gioco del negozietto era già nell'aprire quelle ante per accedere in un'altra dimensione come Alice - rovistare tra le due file di scaffali, spostare il vino, le latte con l'olio, prendere qualcosa e infilarlo nelle buste di naylon conservate in un angolo ben ripiegate, che fortuna anche le buste abbiamo, e pesare la merce sulla bilancia vera e pagare con soldi di carta fatti da noi, buongiorno signora, desidera? un chilo di pasta, prego.
Ripensarci oggi mi riporta laggiù, tra gli abitanti di quel paese delle meraviglie.


(piccola spesa)






   

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