mercoledì 2 gennaio 2019

Mattarella social e la felicizia


puoi cominciare anche
senza un inizio
o, al modo degli indiani,
camminare cancellando
ad ogni passo il principio;
e finire senza chiudere,
interrompendo disarmato, la parola,
quasi non fossi più tu a dirla.
(in "Pasqua di neve" di Enrico Testa)

Tra social e picco d'ascolti televisivo è stato un vero trionfo e, da che lo volevano scaricare, Mattarella è diventato il più scaricato. 
Non lo sapevo ancora quando, spenta la tv, mi asciugavo una lacrimuccia, ne avrei riso con gli amici che sarebbero arrivati per festeggiare Capodanno, "a questo, sono arrivata, a questo mi hanno ridotto, a commuovermi davanti al discorso del Presidente". Mi sarei schermita, i piatti più belli, la tovaglia rossa e il forno acceso, forse perché usava parole semplici e alte, augurali, chissà, forse la causa è l'isterismo per le feste, dicevo, ridendo di me. Di felicizia parlava il presidente malinconico, di felicizia, e dalle sue parole condivisione e accoglienza apparivano come a portata di mano, concetti tangibili, come un abbraccio fra esseri umani. E pensavo alla mia fortuna di non conoscere la stretta con cui la solitudine stritola tanti, che fortuna che ho io, le candele sulla tavola accese, che fortuna. E i doni arrivati al Quirinale, in bella mostra alle spalle del Presidente, il dipinto giallo e nero, incorniciato, i cui colori violenti ancora urlavano il disagio e la forza di un ragazzo autistico nell'affrontare tutti noi che eravamo a casa, davanti alla tv o al computer o quasi a tavola, in attesa che il citofono suonasse e che il primo invitato salisse, dove poggio il cappotto, in studio va bene, e la bottiglia, grazie, qui, in frigo.


(2019)




         

Nessun commento:

Posta un commento