Una poesia, una notizia e una foto per guardare alla realtà scandendola in tre momenti, come succede nel poco spazio di un haiku giapponese. Ogni giorno. La poesia è nelle cose di tutti i giorni. "Cuscino di pietra/accompagno/nuvole" (Santōka 1882-1940)
domenica 1 luglio 2018
Moscerini danzanti
L'uomo in bicicletta
diretto alla spiaggia
il sacco di patate e la spesa
(Marino Magliani da "L'esilio dei moscerini danzanti giapponesi")
Marino Magliani percorre il difficile crinale letterario tra poesia e prosa con naturalezza e originalità, procedendo con minime variazioni di tono che qui prendono la forma di paragrafi; tra una e traiettoria e l’altra, gli spazi bianchi sono brevi soste durante il cammino. La narrazione stessa sembra seguire il movimento dei moscerini del titolo, appare, si accavalla, vira all’improvviso, si interrompe per poi ricominciare.
Appunti di viaggio che diventano un’autobiografia che diventa poesia. Chi sia questo viaggiatore, da dove viene o dove vada, non è importante, a colpire il lettore è l’umanità che si respira, il carico di sofferenze portato come un basto, la malinconia di un arrivo dopo anni, lo strappo di una nuova partenza.
La retorica del viaggio, con il suo corredo di nostalgia e folclore, nel soliloquio di Magliani non trova posto, e questa sua sospensione stilistica, geometrica come il volo dei moscerini, e gli interrogativi che suscita in chi legge, rendono “L’esilio dei moscerini danzanti giapponesi” un volumetto prezioso di ciò che l’autore stesso definisce, a ragione, “proesia".
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