lunedì 12 febbraio 2018

Riflessioni

Sono d’argento e rigoroso. Non ho preconcetti.
Quello che vedo lo ingoio all’istante
così com’è, non velato d’amore o da avversione.
Non sono crudele sono solo veritiero –
l’occhio di un piccolo dio quadrangolare.
Passo molte ore a meditare sulla parete di fronte.
E’ rosa e macchiettata. La guardo da tanto tempo
che credo che faccia parte del mio cuore. Ma c’è e non c’è.
Facce e buio ci separano ripetutamente.

Ora sono un lago. Una donna si china su di me,
cercando nella sua distesa ciò che lei è veramente.
Poi si volge alle candele o alla luna, quelle bugiarde.
Vedo la sua schiena e la rifletto fedelmente.
Lei mi ricompensa con lacrime ed un agitare di mani.
Sono importante per lei. Va e viene.
Ogni mattina è la sua faccia che prende il posto del buio.
In me ha annegato una ragazza e in me una vecchia
sale verso di lei giorno dopo giorno come un pesce
tremendo.
(Specchio di Silvia Plath)

Lo specchio di Silvia Plath (Boston, 27 ottobre 1932 – Londra, 11 febbraio 1963) riflette Amelia Rosselli (Parigi, 28 marzo 1930 – Roma, 11 febbraio 1996) che decide di togliersi la vita, anche lei, l'11 febbraio.  

Dissipa se tu puoi la forza che
mi congiunge a te: dissipa l’orrore che mi ritorna
a te. Lascia che l’ardore si faccia misericordia,
lascia che il coraggio si smonti in minuscule
parti, lascia l’inverno stirarsi importante nelle
sue celle, lascia la primavera portare via il
seme dell’indolenza, lascia l’estate bruciare
violenta e incauta; lascia l’inverno tornare
disfatto e squillante, lascia tutto – ritorna
a me; lascia l’inverno riposare sul suo letto
di fiume secco; lascia tutto, e ritorna alla
notte delicate delle mie mani. Lascia il sapore
della gloria ad altri, lascia l’uragano sfogarsi.
Lascia l’innocenza e ritorna al buio, lascia
l’incontro e ritorna alla luce.
(da La libellula di Amelia Rosselli)

(dentro l'arte)






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