venerdì 27 ottobre 2017

Linee, confini e inni condominiali


Adoro i pregiudizi, i luoghi comuni
mi piace pensare che in Olanda
ci siano sempre ragazze con gli zoccoli
che a Napoli si suoni il mandolino
che tu mi aspetti un po' in ansia
quando cambio tra Lambrate e Garibaldi
("Linea lombarda" di Luciano Erba)



Ieri mattina, il mio condominio, si è dichiarato indipendente dal resto della strada che di par suo aveva già rivendicato pochi giorni fa la sua autonomia rispetto al quartiere, il quale, anch'esso, da poco tempo, si era staccato dalla città a cui apparteneva e che, a sua volta, si rese autonoma dalla regione italiana di cui era capoluogo che non voleva essere più chiamata così, "italiana", perché uno si sente italiano solo quando c'è da parlare di "migranti-che-ci-rubano-il-lavoro-a-noi-italiani" mica sempre, mica tutti i giorni uno può dirsi italiano, no?  
E così, stamattina, il popolo del civico 12 è sceso nel cortile - ben protetto da telecamere e filo spinato - e, mano sul cuore, sento che canta in coro l'inno condominiale composto dal signor Berti del secondo piano, docente di educazione musicale, in pensione dello stato italiano. 
Le note si alzano in cielo, mentre l'Italia esce dall'Europa che esce dall'Europa che esce dal continente che esce dal mondo.
Un acuto più alto degli altri quello della signora Giannetti della scala B, molestata da Weinstein circa venti anni fa, fende l'aria di una giornata perfetta. 


(Un giorno qualsiasi)










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