Continuare a vivere – cioè ripetere
un’abitudine che serve a procacciarsi il necessario –
vuol dire quasi sempre perdere, o far senza.
…..Dipende.
Questa perdita d’interesse, capelli, e iniziativa
ah, se il gioco fosse poker, sì,
uno potrebbe scartarli, e fare full!
…..Invece è scacchi.
E una volta che hai percorso la lunghezza della tua mente,
ciò
su cui hai il controllo è chiaro come una bolla di carico:
nient’altro, per te, devi pensare che
esista.
E qual è il vantaggio? Soltanto che, col tempo,
ci sembra di riconoscere la cieca impronta
dei nostri modi di fare, ne vediamo l’origine.
…..Ma confessare,
nella verde sera in cui comincia la nostra morte,
soltanto ciò che fu, non può bastare,
perché riguarda un solo uomo alla volta,
…..e quell’uomo muore.
("Continuare a vivere" di Philip Larkin )
Camminando in un ospedale. Mettere in fila, come pianeti sulla stessa linea, ascensori, scale, guide col colore giusto da individuare e seguire, e ancora un altro ascensore fino al piano, quello. Girare a destra anche se ieri sembrava a sinistra. Vedi quelle sedie? Ci sei. Siediti e aspetta.
E poi non dimenticare. Lo stesso percorso al ritorno. E ritrovare il parcheggio giusto, quello vicino all'edificio giallo lì, quello. E poi riprendere la macchina e uscire.
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