venerdì 14 aprile 2017

Venerdì santo


In questo tempo
mi abituo al lampo
e al viaggio
(Momoko Kuroda 1938)



Venerdì 14 aprile. Sfoglio il giornale, come ogni mattina. Che notizia scelgo per oggi? La "super bomba" di Trump o la vendita del Milan? E quale poeta, quale foto scaricare dal mio cellulare che possa richiamare magari un ciuffo biondo o un parrucchino maròn? 


Era solo ieri sera, una cena a casa di amici. 
Una coppia che non conoscevo poi così bene raccontava la sua esperienza di lavoro solidale in posti lontani e ancora sanguinolenti, di mani che scivolano da altre mani nel tentativo di un salvataggio, di morti che galleggiano sotto sguardi impotenti. 
Se ci fosse stato un regista, di quelli bravi, ci avrebbe inquadrati così, raccolti intorno a una tavola bella, i nostri visi uno dopo l'altro, le candele sul mobile accanto.  
Stacco.
Nello stesso momento il sacrificio pasquale si rinnovava al largo della Libia, in quel mare che stavamo raccontando, e si ripeteva ancora una volta una pasqua per ogni cristo che ha tentato la salvezza, il suo povero rito monco, senza resurrezione. 

Allora scelgo la perenne attualità di queste morti. Sono ancora altre cento (notizia QUI).
Persone fatte di sogni, aspirazioni, caratteri, e di mani, braccia, occhi, capelli, visi. Cuori, cervelli. Ognuno di loro ero caro a qualcun altro, ognuno aveva un nome, un compleanno.
La farò sempre, la faccio per me, la mia preghiera laica, provando a pensare a ognuno di loro.  
Abituarsi al lampo e al viaggio no, non dovrà mai succedermi.


(passione di cristi)



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