Spunta dalla radio
una canzone di quando
stavo diventando grande
(Santōka 1882-1940)
Non si scendeva dall'auto fino a che Bracardi non la smetteva di spernacchiare al microfono, o fino a che Marenco non la piantava di urlare con quella voce in falsetto che sfumava sulla sigla. E i miei che ridevano insieme, mentre io capivo poco ma volevo ridere per forza, con loro, io che ero troppo ragazzina e non coglievo le battute ma ostentavo grande divertimento sganasciandomi, per essere come loro, del gruppo dei "grandi". E così ridevo, "ridevo anghe io" e ascoltavo i dischi che uscivano da dentro quella radio con l'antenna che si tirava su.
Forse sì, i miei maestri radiofonici sono stati proprio quelli di Alto Gradimento...
Li ho "lisciati" per generazione, mannaggia, non sono riuscita a far parte di quel gruppo direttamente, ma ho conosciuto la sua eco comunque, entrando in radio. Posso dire di averli sfiorati un po'. Ho acciuffato al volo la fine di un'epoca, quelle competenze tecniche e organizzative, tutta quella, vi sembrerà strano, "serietà" professionale.
(Recentemente Marenco mi è riapparso, sempre a via Asiago, ma dentro l'ascensore, stessi capelli dritti e rossi, mi disse che era capitato nei suoi vecchi studi per un'intervista, io gli ho fatto un inchino per gioco. Abbiamo condiviso qualche piano sorridendoci, gli ho taciuto che un giorno di anni e anni prima mi sollevò di peso portandomi in giro per i corridoi del secondo piano di viale Mazzini. E poi Bracardi, che un'altra volta ho riconosciuto, così serio e magro, all'entrata del palazzo. Ragazzi vecchi.)
Proprio oggi, qui in Via Asiago, la sede storica della radio, nella mitica sala B, è stata allestita la camera ardente per Gianni Boncompagni. La musica che amava usciva dagli altoparlanti, le luci colorate, fisse, abbagliavano, gli amici intorno, le figlie e i nipoti. Un suo fotomontaggio buffo incorniciato ai piedi della bara.
La camera ardente più allegra, geniale, e coerente a una vita, che abbia mai visto.
(Alto gradimento) |
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