giovedì 23 marzo 2017

Westminster


Si piegano i pini ad ascoltare i mormorii del vento autunnale
che i neri pioppi fa agitare in un isterico riso
mentre la casa del giorno lentamente chiude le sue imposte
orientali.
In fondo alla valle, confusamente le lapidi del cimitero lontane
si raggruppano, avvolgendo la loro vaghezza nel grigio sudario
della nebbia,
ormai che nel crepuscolo i lampioni all'improvviso hanno
iniziato a sanguinare.
Fuori la finestra volano le foglie e passando una parola
pronunciano al viso che fissa l'esterno, guardando
se soffia la notte un pensiero o un messaggio sui vetri.
("Alla finestra" di D. H. Lawrence)


Una poesia di uno scrittore inglese vissuto tra la fine dell'ottocento e l'inizio del ventesimo secolo che sembra lo stato d'animo esatto di chi si affacciava alla modernità. Oniricità, simbolismo, slancio e grande timore.
Noi? Noi che abbiamo scavallato, e ricordiamo bene il 2001 che fu il tramonto di un sogno, noi, noi qui, a casa, al telefonino, alla stazione, noi che facciamo l'amore o litighiamo, noi siamo qui. 
E non abbiamo paura. Ce l'hanno sottratta.

(In viaggio)






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