martedì 13 dicembre 2016

Stato d'animo

In questa strada
non vedo un'anima:
tramonto d'autunno
(Bashō 1644-1694)


Tragitto Roma Nord-Roma Sud, percorso in metropolitana per il tempo di una fiera di libri. 

Centro di Roma, piazza del Popolo, raggiunto con un tram che ha cigolato come fosse ancora ancorato al novecento dove sono nata, scendo le scale verso le viscere romane. Gli scavi della metro A, io, pezzetto archeologico in viaggio, con la mia tracolla zeppa di fogli. Sopra di me sfilano via il Colosseo, Piramide, Circo Massimo... 
Termini, Metro B, si cambia, direzione Laurentina. 
Lascio le anticaglie rassicuranti diretta all'EUR dei grandi architetti che hanno pensato il futuro immaginandolo tutto di solidità e slancio. Uno slancio, oooops, verso l'alto. Cittadini come ginnasti provetti in tuta nera. (la storia del quartiere QUI)
L'urbanistica degli anni trenta-quaranta - un Palazzetto dello Sport in eterno procinto di sollevarsi, gli archi del Palazzo dei Congressi e la loro fuga metafisica, le leggi dello spazio/tempo catturate nel Palazzo della Civiltà del Lavoro - rappresenta ancora oggi l'idea che abbiamo di futuro. 
Sfilano spazi misteriosi e funzionali, vetrate lucenti di uffici deserti, affacci sul verde progettato a tavolino. Meravigliosi e tetri. Un'aria sospesa vagamente cimiteriale, forse perché non c'ero, forse perché non ci sarò più. 

Svolto, la nuvola di Fuksas, finalmente inaugurata, mi appare da dentro la sua scatolona di metallo, freezata.

Nuvola di cavi d'acciaio, plastica rappresentazione di un presente in mezzo a tutto quel futuro passato, preme ai lati, mentre cerco in tutto il suo cloud di condividermi, di intravedere cosa succederà, di fotografarmi.
E di capire qualcosa di me.


(Fototessera di me)






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