lunedì 26 dicembre 2016

Last Christmas

Cime innevate
- nell'ampio piano un canto
suona. Chi sarà?
(Sono Uchida 1924)


Eddai! Pure George Michael? Cosa resterà di questi anni ottanta, mi chiedevo stamattina appena sveglia, ancora con la testa un po' ovattata per la dose di calorie, divani e tv del mio natale 2016, ma cosa resterà, caro Raf?
Il mio primo bacio a quello che ballava uguale uguale a Michael Jackson e lo preferiva a Prince, sempre con le cuffiette della musica sulla testa piena di capelli così neri da sembrare blu, una sera in discoteca di una settimana bianca con la scuola, che non sapevo sciare e sciavano tutti, e io zappettavo il campetto scuola con gli occhi cuorati per lui. "Last Christmas" e le sue palle di neve a loop nei televisori con Video Music, le meches sui capelli che mi ero fatta pure io, in alto le luci strobo e i bassi dentro, nello stomaco. Il mito di Londra, David Bowie. Intorno a noi due, in quella discoteca di Ortisei, giravano opulenza, politici sfacciati e tutti i ragazzi degli anni ottanta e che non sapevano ancora di esserlo, con il piumino e la cresta da punk - vero sincretismo modaiolo - e che aravano il corso delle città citando a memoria le battute di Drive in.
Tommaso Labranca (il mio ricordo QUI) guardava e prendeva appunti...

Oggi, che leggo haiku e lavoro con i libri, vecchia ragazza di quegli anni ottanta, ho sofferto un po'. E dentro questo inverno pieno di consapevolezza e meno sognante, mi tengo ancora più stretta il mio Max Pezzali che nessuno capisce perchè imperi nei miei auricolari quando giro nel traffico romano.


(Last Christmas)

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