a nessuno in particolare
arrivederci
(Santōka 1882-1940)
E mica sono Santōka a cui bastava una sacca a tracolla dove infilare la ciotola per le elemosine - sacca che serviva anche per mangiare e bere - un taccuino, la penna e una bottiglietta di saké! E che attraversava il Giappone senza legarsi troppo né alle cose né alle persone!
Non viaggio così leggera, purtroppo, e i miei duecento "colli" (centocinquanta scatole di libri e il resto tra mobilia e carabattole) la dicono lunga.
Tutti che mi dicevano "Ahia il trasloco! Un dolore pari al lutto! Una rogna infinita! Un vero incubo!"
Ma alla fine, il trasloco, ha una sua utilità "igienica". Si tira una linea, si buttano tante cose scegliendo solo quelle che servono. Si impilano anni e si incartano ricordi.
Le foto spuntano a tradimento, è vero. Una "tu" vecchia di anni fa eppure così giovane, un papà che scherza con un nonno, un vecchio fidanzato, sguardi che non ci sono più, sguardi che ancora non avevano visto le cose che avrebbero visto.
E meno male che ci sono i traslocatori che ingombrano, spostano, impilano e non ti permettono alcuna commozione. Prendere o lasciare. Portare o buttare.
Allora preferisco farmi solo queste domande: che fare di quel vecchio porcellino di vetro (fragilissimo e racchietto) che ha resistito a quattro traslochi? E di quella pentola? Quel vaso che fa molto "zia pina" peró irrinunciabile? E quelle pedule mai usate?
Su come è possibile che dieci anni siano passati così in fretta, a chi sorridesse mio padre in quella foto, e come può succedere che "quella" che mi porto dentro la senta sempre come una "me", che "io" sia sempre "lei", quella tipa felice che il giorno del suo decimo compleanno si abbracciava la compagna di banco e che posava per una foto che avrei trovato secoli dopo e infilato nella tasca dei jeans per non perderla, no, queste domande non me le faccio.
Ah, vado a vivere nel quartiere che fu di quella mia compagnetta di classe che abbraccio lì dentro, laggiù nel tempo. Come adesso.
(Acqua che scorre) |
Andare via
RispondiEliminascenografia che cambia
Saldo il cuore
Io ho una nonna che cambia casa due-tre volte l'anno e non c'è stato trasloco che l'abbia fermata (il motivo per cui lo fa è una storia lunga e complessa che a che vedere con la follia, penso).
RispondiEliminaHo letto anche gli altri due post sul trasloco e mi si è creata l'immagine di una te ( o una me o una lei...) che cambia vita portandosi dietro le altre mille mila che ha vissuto grazie ai libri. Come se si cambiasse vita tutti insieme.
E' bello.