Dentro ciascuno di noi c'è un territorio
non sappiamo quanto sia segreto
ma è simile al midollo
appare dopo l'ultima difesa dura dell'osso
in questo spazio nasce continuamente
non sai cosa
e non ha un centro forse,
forse è il centro,
è dove per noi finisce l'analogia con la
cipolla che puoi sempre sfogliare,
non è così.
Quel territorio è dove si nasce di continuo.
- Mi è stato chiesto, e ne sono felicissima, di condurre martedì prossimo un breve incontro dopo la lettura pubblica che Alessandro Baricco farà dell'intero testo di Dario Voltolini, di cui sopra ho riportato un frammento, e che si intitola "Pacific Palisades".
Preparandomi per l'occasione appunto qui tutte le cose che non dirò -
Che questa lettura è di quelle che sedimentano e che da giorni sedimenta dentro me, non lo dirò davanti a tutti (troppo patetico). E neanche che sembra uno specchio rotto nei cui frammenti ci si vede per un pezzetto solamente (troppo ispirato?).
Che c'è un punto nella vita in cui prima si contestano i padri e poi si cercano dentro le foto o sulle mani che invecchiano (come diceva Raboni in una sua poesia) o qui nelle parole di una cugina. Al bar.
E che esistono, allora, parole da bar, e sguardi da bar. E che non c'è mai estetismo e le sue periferie e le sue solitudini sono così vere, e che parlare dell'alcolismo come forza e fragilità insieme ha qualcosa di fraterno che assomiglia a una mano sulla spalla quando ne hai bisogno.
Non dirò di quanta bellezza è presente nei dettagli che sfilano uno dopo l'altro, come lo accompagnassimo per strada, Voltolini, che invece ci fa "solo" entrare nella sua testa che diventa anche la nostra. E quanto amorevole mi paia il suo punto di vista. E l'aver individuato queste invisibili palizzate pacifiche, che tutti noi conteniamo e sopportiamo, è già un gesto poetico.
E come ci permeino, ci proteggano pur nella loro fragilità e il trauma che ne deriva quando si rompono...
E che mi sembra che dentro il libro ci sia la citazione di un haiku di Issa Kobayashi, un eppure eppure che sa di una possibilità ancora e che il pettirosso che a un certo punto appare nel libro, in Giappone pare simboleggi armonia ma anche morte al punto che uno dei massimi poeti di haiku scelse di chiamarsi "Shiki", pettirosso...
O che è riuscito a dare misura e forma a quello che non ha nome.
Non ci sarà tempo, poi c'è l'emozione di mezzo e il pubblico che aspetta lì davanti. Bisogna essere brevi. Far capire e far parlare l'autore.
Seguo Voltolini da un po' e credo di aver imparato a conoscere il suo sguardo sulle cose. Lo riconosco e lo faccio mio.
E anche lui come gli scrittori che amo di più, alla fine, scrivono sempre della stessa cosa.