venerdì 29 settembre 2017

Un'alternativa


Stavo per scrivere una poesia
invece ho fatto una torta ci è voluto
più o meno lo stesso tempo
chiaro la torta era una stesura
definitiva una poesia avrebbe avuto
un po’ di strada da fare giorni e settimane e
parecchi fogli stropicciati

la torta aveva già una sua piccola
platea ciarlante che ruzzolava tra
camioncini e un’autopompa sul
pavimento della cucina

questa torta piacerà a tutti
avrà dentro mele e mirtilli rossi
albicocche secche tanti amici
diranno ma perchè diavolo
ne hai fatta una sola

questo non succede con le poesie

a causa di una inesprimibile
tristezza ho deciso di
dedicare la mattinata a un pubblico
ricettivo non voglio
aspettare una settimana un anno una
generazione che si presenti il
consumatore giusto.
("Alternativa episodica del poeta" di Grace Paley)





È successo che un grande chef, uno di fama internazionale, di quelli blasonati, pure francese, e che si chiama Sebastien Bras, abbia rinunciato alle tre stelle della Guida Michelin in cambio di una vita meno stressante (notizia QUI). Basta co 'sti riflettori sempre puntati, basta col doversi inventare ogni santo giorno dove mai mettere il cardamomo. Basta basta basta!

a causa di una inesprimibile
tristezza ho deciso di
dedicare la mattinata a un pubblico
ricettivo 

Tre stelle in cambio di un'insalata col tonno, di un bel panino con la sottiletta. Una santa crostata con la marmellata del vasetto.
O magari per potersi dedicare, che so, alla pittura, al cucito, a mettere su mattoni o a riparare rubinetti.
O a scrivere poesie!
Je t'aime Sebastien!


(alternativa possibile)



lunedì 25 settembre 2017

#iussolinfiore


Affaticato
alla ricerca di un tetto
i fiori di glicine
(Bashō 1644-1694)



La storia dello ius soli la conoscete, con tutto il suo iter stentato. Non ho voglia di fare un compendio di quello che è successo negli ultimi mesi, mi stanca solo a pensarci. Dover parlare di un diritto talmente evidente... Preferisco un haiku con i fiori di glicine o parlarvi del mio rosmarino.
Scelgo uno haiku di Issa e una piantina comune, l'unica che sul mio balcone ha resistito alla mia distrazione e alla siccità dei mesi passati, per lanciare la micro campagna del Dailyhaiku:  #iussolinfiore.
E proprio stamattina, è di stamattina la foto, il rosmarino ha pure messo su un bel fiorellino azzurro (#iussolinfiore!) e il suo profumo è tale, che scostando le foglioline, mi è rimasto appiccicato alle dita ora che scrivo. 

Non ho molto da aggiungere se non chiedere a tutti voi che amate il DH, e che soprattutto credete in un diritto come lo ius soli, di fare la stessa cosa. 
Scegliete quindi la vostra piantina, va bene tutto. Vi piace un albero sotto casa o in giardino? Amate la begonia, la paulonia, il corniolo, l'orniello, la palma, il fico d'india... Attaccateci un post-it con la scritta che leggete sul mio rosmarino, fotografateli e scrivete il perché della scelta. Va bene anche un seme a dimora, va benissimo, potete postare il vasetto e seguiremo la sua crescita sulla mia pagina che da oggi, per l'occasione, rendo aperta a tutti. Come dovrebbe essere il posto su cui viviamo, di tutti.
Aspetto le vostre foto che raccoglieremo in un grande, lo spero!, album. 
Una festa di piante, arbusti, semi, alberi che arrivano qui da luoghi lontani e che vivono qui, accanto a noi, procurandoci da secoli profumi, ombra, protezione e frutti saporiti.

(#iussolinfiore)
     






venerdì 22 settembre 2017

L'albero delle idee


Caduti i fiori -
tra i rami degli alberi
il tempio appare
(Yosa Buson 1716-1783)


La forza delle radici, la potenza della linfa, lo slancio dei rami, la ricchezza dei frutti, la maestosità della chioma. La sacralità di un albero. Qualcosa di paterno e caro mi avvolge quando tocco, col palmo bene aperto, il legno del tronco. Anche quello di un albero cittadino, anche quello di un'acacia storta a bordo strada.

Due anni fa mi venne in mente di portare a Matera, in occasione del Festival di Radio3, un gesto: piantare un albero. Ci procurammo un arbusto, una zolla di terra e un po' d'acqua e celebrammo il piccolo rito in memoria dell'archeologo siriano Khaled al-Asaad tutti insieme, con gli ascoltatori che ci hanno raggiunto per l'occasione e con quelli a casa. Una cerimonia piena di vita mentre la marcia lunga e commovente di profughi continuava, come adesso, passo dopo passo, il suo cammino in cerca di pace.
Sì, troppi sono i fiori caduti e il poeta indica la luce tra i rami, ci dice di guardare lì, laggiù. Di guardare lontano. Ci si prova...
Per noi fu un bellissimo momento di condivisione non solo radiofonica e certo non vi nascondo il mio orgoglio a ripensarci oggi...
E allora stamattina sono tornata al Museo Archeologico di via Ridola per vedere come stava il "mio" alberello. Il pistacchio ha resistito a gelate e siccità, penso, e scatto la fotina per pubblicarla qui, e verdeggia in un bel chiostro protetto da bianche pietre materane. Mi sembra stia bene, penso, esile ma resistente e, anche se non vedo nessuna targhetta che ricordi l'evento, mi appare come il più significativo, il più bello tra tutti gli altri. E il pensiero torna al professor Khaled al-Asaad ucciso a Palmira il 18 agosto 2015, morto difendendo i valori culturali in cui credeva. 
E davanti al pistacchio  resistente mi è venuta un'altra idea ancora, un'iniziativa che potrebbe riguardare tutti voi che partecipate al Dailyhaiku così attivamente e con tale sensibilità da renderlo un posto unico nella rete. Una piccola idea per lo Ius Soli. 
Se ve la dico, mi aiutate a realizzarla? Ho bisogno di una mano!

(Il pistacchio di Khaled al-Asaad)


giovedì 21 settembre 2017

Les garçons sauvages



Non chiederci la parola che squadri da ogni lato
l'animo nostro informe, e a lettere di fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco
perduto in mezzo a un polveroso prato.
Ah l'uomo che se ne va sicuro,
agli altri ed a se stesso amico,
e l'ombra sua non cura che la canicola
stampa sopra uno scalcinato muro!
Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti:

ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.


Succede di vedere un film e pensare che sia bellissimo o che il regista sia un genio, succede. Ma vedere un film che non avevate mai visto prima, un film nuovo, anzi lo dico meglio, una "cosa" nuova, se succede, è bellissimo.

Ne Les garçons sauvages, il regista Bertrand Mandico racconta la fase conturbante, e maledetta, della pubertà. Quanto durerà, mah, devo ricordarmelo, un paio di anni?, il periodo che divide "quel" mondo ragazzino di paure e proiezioni, spesso tumultuose e raccapriccianti, da quello dove un giorno atterreremo da adulti fatti e finiti e completi di tutto? 
A Mandico interessa proprio "quel" momento ovvero quella costruzione intima, ma pubblica, di un'identità sessuale. Il film rappresenta, nel senso di teatralizza, l'essere umano mentre è in balìa di tempeste di desiderio, fremente per carezze di tipo nuovo e spaventato dai genitali che gli sbocciano sul corpo come piante carnivore. 
Paura e attrazione, femminile e maschile, seduzione e raccapriccio diventano gli attori di una piece onirica dove il passaggio alla consapevolezza della propria identità sessuale è violenza pura. Una violenza carnale. 
E i ragazzini protagonisti lo sanno bene
Indimenticabile la scena d'amore tra il temibile Capitano e la dottoressa Severine, il loro gioco di amore, e di lotta, e l'eccitazione di uno dei ragazzi mentre li guarda. 
O ancora la spiaggia livida, il colore psichedelico che a spruzzi irrompe nell'isola morbida e voluttuosa e che tutto contiene come un misterioso grembo o la malìa di quell'unico seno nascosto in un petto virile...

Mandico ci rappresenta sospesi nella fase anfibia tra la terra e l'acqua del nostro sviluppo sessuale. Siamo mozzi impudenti e smaniosi, marinai senza paura del viaggio che gli interessa. L'avventura sarà pazzesca, si dovrà andare avanti anche quando in mezzo alle gambe, o sul petto, succedono strane cose. 
Ci sono i nostri sogni, luoghi dove ci viene concesso tutto e tutto ci concediamo, e golette in balìa dei venti come quelle dei viaggi raccontati da Verne o di Kipling. E a coloro che sono arrivati, quelli che ce l'hanno fatta, agli approdati, rimangono l'ombra bucata da occhi ardenti e i fantasmi di esseri pelosi e succulenti.
Veniamo precipitati nel buio di Fussli (pittore amico degli incubi, di cavalli e delle streghe di Macbeth che nel film hanno ruoli non secondari) o nei colori saturi di Dalì. Ci impaniamo come nei peggiori incubi sadomasochisti di Bunuel o di Fassbinder. 
O solamente ci si offre la possibilità di carpire quelli di nostro figlio dodicenne che dorme, non vi sembra tranquillo anche a voi?, nella sua cameretta. E che erano anche i nostri.


Codesto solo oggi possiamo dirti: 
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.


(ciò che non siamo)

mercoledì 20 settembre 2017

San Gennaro alle primarie


Signore
annientami
non mi lasciare più solo
non ora
in quest'ora
non nel declino della luna
e non mio Dio
nell'ora estrema
("In hora mortis" di Thomas Bernhard)


La tristezza che si prova guardando Di Maio che bacia la reliquia di San Gennaro (QUI) è infinita come la fede del popolo cinquestelle (comete) per un figlio che agisce per conto del padre.
Amen.


(in hora mortis)