lunedì 6 marzo 2017

Lo ius soli spiegato da Giulia


(...)
Intanto i piroscafi che dividono orizzonti dichiarano
Noi perduti;
Trovati solo
In opuscoli turistici, dietro ardenti binocoli;
Trovati nel riflesso blu di occhi
Che hanno conosciuto metropoli e ci credono felici qui
(...)
(da "Preludio" di Derek Walcott)


Metropolitana domenica pomeriggio, sulla banchina. Nell'attesa, guardavo le teste di capelli che avevo vicino. Contavo due zazzere, quattro del tipo imbrillantinato, tre crespissime contro due liscissime e spioventi, una nascosta da un velo con perline rosa e una dal berretto con la visiera girata dall'altra parte. Insomma, una babele di teste, tutte diverse e tutte in movimento. 
A un certo punto avverto la sensazione che qualcuno mi stia fissando. Dove sei, chi sei tu che mi guardi e non favelli? E soprattutto, da dove mi raggiungi con questo piccolo laser di occhi insistente, che continua a pungermi da dietro? 
Non lo sapevo ancora che appartenessero alla più grande esperta di leggi e diritto, specializzata con il massimo dei voti. No, non lo sapevo ancora che erano di Giulia.
Insomma, sento di nuovo quel laser di occhi, mi giro e, ad altezza testa, non vedo nessuno. Abbasso lo sguardo e finalmente li intercetto! Sono nerissimi e appartengono a lei. Sì proprio a quell'espertona di diritto internazionale di cui vi accennavo che, sotto due ciuffetti infiocchettati e poco più su della bocca minuscola a forma di cuore cicciotto, continuava a fissarmi con quelle due biglie nere dal basso del suo passeggino. Serissima. 
La mamma, una giovane signora filippina dall'accento romano, aggiustandole un fiocchetto, risponde al mio sorriso e orgogliosa: "Lei è Giulia!". 
"Ciao Giulia, come sei bella. Complimenti signora!"
Giulia continua a fissarmi, immobile, se possibile ancora più seria di prima.
Cosa pensi mai, Giulia? No! Non dirmelo, stamattina volevi telefonare anche tu a Prima Pagina e rispondere al giornalista! E raccontare a gran voce la tua esperienza in materia di ius soli, esperienza che dura da sempre per te - quanti saranno, sei mesi? - e che tua madre si sente italiana, infatti ha la cittadinanza, e che ha fatto mille pratiche, ma che tu sei italiana e basta. Che lo capisci, l'italiano, e che un  giorno lo parlerai da dio e che, sempre un giorno, saprai telefonare a tutti. Ora osservi solamente, ma un giorno, farai un sacco di cose e cucinerai una pasta per primo piatto, col sugo e il basilico, e quel buonissimo secondo di verdura e carne che ti diceva tua nonna. E che le tradizioni uno ce l'ha in testa, come morbidi fiocchetti, e che non sono cappi e che le radici sono dove siamo, caro signor giornalista, volevi dirglielo ma vabbè, e che sono aeree, come quelle di una pianta bellissima che vive nelle Filippine e che ora non sai ancora bene come si chiama ma un giorno sì che lo saprai e che, sempre un giorno, li visiterai tutti quei posti di nonna per poi ritornare a casa, dove ci sarà chi ti aspetta, perché di sicuro, Giulia, uno che ti aspetta, e perde la testa per te, lo trovi. Sicuro.

(Le mie radici preferite)


venerdì 3 marzo 2017

Passeggiata minuscola


Il tuo più tenue sguardo
facilmente mi aprirà
benché abbia chiuso me stesso
come dita  
sempre mi apri petalo per petalo
come la primavera fa
toccando accortamente
misteriosamente la sua  
prima rosa  
e io non so quello che c’è
in te che chiude e apre
solo qualcosa in me
comprende che è più
profonda la luce dei tuoi
occhi di tutte le rose  
Nessuno… neanche
la pioggia ha…
così piccole mani



Di E. E. Cummings, anzi, ricomincio. 
Di e. e. cummings amo molto quel piccolo suo snobismo di firmare il foglio usando il minuscolo. 
Mi piace molto, come mi piace la mia minuscola passeggiata di quasi primavera.

Una mezzora a piedi sulla pista ciclabile che mi impongo ogni due o tre giorni - poi mi mancherebbe troppo il motorino - per raggiungere la redazione e stanarmi dalla pigrizia.
Procedo tra il fiume e i runners non troppo velocemente, senza correre. Scorro.  
Un anziano, da solo, passeggia serio con il giornale sotto braccio, pronto per squadernarselo sulla panchina dopo quel cespuglio. Due donne di età indefinibile, lanciate nell'eternità e fasciate nelle tutine fluo, muscoli scolpiti, fanno stretching sul muretto. Un cane annusa qualcosa di imperdibile nell'aria mentre un badante filippino spinge la carrozzina del vecchio pallido che sorride fisso. Una ragazza rom, gonna lunga e quello sguardo, ciabatta vicino un cassonetto e con un ferro lungo aggancia qualcosa. 
Ecco il casottino delle bici a noleggio con i cani dallo sguardo dolce alla catena, ecco nel cielo la "v" dei pappagalli, la vedo che attraversa la sponda e poi la riattraversa ancora, ascolto lo squittio isterico che le fa da sigla, sulla riva un gabbiano e un coro di cornacchie perlustrano i rifiuti che il fiume regala. Una scarpa da ginnastica, un giocattolo, una ghiotta cartaccia di patatine... Scorrono i due ragazzini abbracciati e che, da come si sbaciucchiano, oggi non andranno a scuola. Lei ride, lui ha il ciuffo altissimo e le fa i dispetti per dire ti amo.  
La sento addosso la mia quasi-primavera romana, la annuso, mi scaldo al suo quasi tepore.
Non corro. Scorro. 
Sono un fotogramma di una lunga pellicola che scorre, scorre, scorre e ci sono anche io nel mio piccolo
(quasi primavera)

      







  


giovedì 2 marzo 2017

Oh Romeo, Romeo...

Il ladro fuggito
ha lasciato soltanto
la luna alla finestra 
(Ryōkan 1758-1831)



Ancora un primato, ma di quelli nostri. Pare che la tangente di questo nuovo tizio ora su tutti i giornali, tale Romeo, sia stratosferica, il più grande appalto d'Europa.

Chiudo il giornale e rileggo la raccolta di haiku di Ryōkan come cura disintossicante. Da molti considerato il San Francesco giapponese - l'essersi ritirato a vita monacale abbandonando ricchezza e famiglia, l'atteggiamento santamente folle, l'amore per la natura e la semplicità - il buon Ryōkan compose centinaia di versi  alcuni, per nostra fortuna, sono stati anche tradotti in italiano.
Esempio di frugalità e di equilibrio zen, Ryōkan dimorava in una capanna talmente spoglia che un  ladruncolo, in giorno lontano nel tempo ma racchiuso in haiku trasparente, l'unica cosa che vi trovò... fu la luna alla finestra.

(patrimonio personale)








mercoledì 1 marzo 2017

La vittoria di Trento


O come quando Alessia
va con la sabbia in mano
a bagnarla nel mare
e un attimo si siede in poco d'onda,
torna di corsa e s'asciuga... la faccia
e ride anche il gabbiano che ha lasciato
proprio lì la sua traccia
(Giorgio Orelli da "Il collo dell'anitra")


Versi come una foto qualsiasi, se non fosse quella di un'estate di Giorgio Orelli, poeta grande, e non tanto noto, poeta che sembra parlarci direttamente, guardandoci negli occhi, con sensibilità paterna. 
Versi che sanno della vita che viviamo e che la osservano senza schiamazzi.
Uno scampolo di spiaggia e sole che dedico alla coppia omogenitoriale che ha vinto la sua battaglia presso il Tribunale di Trento che ha appena riconosciuto loro il diritto di essere genitori a tutti gli effetti. Legalmente riconosciuti. (leggi notizia QUI)
Auspico la possibilità di scegliere. 
E ringrazio coloro che lottano ogni giorno per i diritti civili e che amano tanto la vita come DJ Fabo e la coppia dei padri trentini.


(Nei panni degli altri)






martedì 28 febbraio 2017

La scelta

Eccomi
dove il blu del mare
è infinito
(Santōka 1882-1940)

Rileggo l'haiku di Santōka, quell'eccomi. Scelto tra tutte le altre parole possibili, un eccomi, tanto cercato e finalmente trovato da chi ama, adora, la vita.
Sostengo chi desidera mettere fine a una sopravvivenza troppo dura da sopportare e ammiro Marco Cappato e tutti coloro che combattono in prima linea in nome di una battaglia di civiltà e amore.

(Eccomi)