lunedì 21 novembre 2016

Populismi

Sono caduto 
nella mia trappola:
piove nel villaggio
(Issa 1763-1827)

Leggo i giornali, guardo la tv. Tocca alla voce "populismo", in queste settimane declinata al plurale, fare la parte del leone. Da Trump al referendum del 4 dicembre, dall'Europa fino sotto casa mia, fino al mercato rionale del venerdì mattina. Populismi.
Mentre le parole tornano di moda, si adeguano, si rispolverano, l'attrice si schiera per il SÌ e lo scrittore per il NO, il politico va in tv e i giornalisti si intervistano tra loro.
Nella società ridotta al chi ci sta più simpatico, piove-governo-ladro. E il popolo cade nella sua trappola.

(pop-ulismo)

Nota
Non c'entra nulla con il populismo.
Ma ci fosse stato uno (o me lo sono perso?) sui giornali che abbia messo insieme la notizia della famiglia che ha deciso di ibernare la figlia gravemente malata con il romanzo di DeLillo "Zero K" che parla esattamente di questo.
La letteratura è la chiave di lettura dell'essere umano, quando le risposte non le troviamo.
Ciao






venerdì 18 novembre 2016

Futuro

Sulla riva
una collana
di fiamme di lucciole
(Bōsha 1897-1941)


Ennesimo naufragio nel Canale di Sicilia, ennesimo bilancio, ennesima lista (notizia QUI) di 7 morti e 96 dispersi anonimi.

Sarebbe nostro dovere, di noi europei, di noi che stiamo sulla sponda opposta, conoscere i nomi di ognuna di quelle vite. 
Avremmo il dovere di restituire l'identità a quell'uomo che fuggiva, a quel bambino immobile sulla spiaggia, a quella donna che si disperava. E di ripetere i loro nomi ad alta voce, uno per uno. 
Come una collana sulla riva, un rosario da sgranare, come una penitenza.


(Futuro perduto)








giovedì 17 novembre 2016

Zero K

Ho del riso
dei libri
e persino del tabacco
(Santōka 1882-1940)

Mentre Bob Dylan rifiuta di ritirare il Nobel da poco assegnatogli (clicca QUI), io sono ancora dentro il romanzo di uno degli autori che avrei tanto voluto venisse premiato in Svezia.
"Zero K" sta sulla mia scrivania e desidero che ci stia ancora, a portata di mano, di sguardo; sullo scaffale vicino agli altri lo sistemerò tra poco, ho tutto il tempo.
O credo di averne. 
E com'è fatto il tempo che sto vivendo? Di quanti frame, tasselli, immagini si compone, e quante esperienze nutrono le mie sinapsi e ancora per quanto, loro, lavoreranno?
E "quel" momento, quell'addio da tutto, come avverrà? In quale gelo sarò calata e come misurarlo con quali parametri, cosa sentirò e cosa ricorderò ancora di me, di quello che sono o credo di essere, cosa sarà di questa mia rappresentazione di adesso, di ora, ora che sto scrivendo? Mi sfilerà davanti agli occhi chiusi - o saranno aperti? - come un'istallazione, come un video a loop, come? 
E tutte le belle cose che mi compongono, e quelle brutte, i miei ricordi e le mie esperienze, quello che sono, dove andrà, che viaggio faranno?
DeLillo è un gigante vecchio di ottanta anni che pensa per me, Susanna, che sono qui, ora, sul divano con l'ipad davanti che si segnala con le pubblicità che non voglio aprire neanche per sbaglio, gli avvisi delle mail che sto ricevendo, la colazione con il kiwi che amo mangiare appena sveglia e la faccia che adesso è un po' gonfia di sonno ma poi passa. Sono io. Questa.
È DeLillo che ci sta pensando, ed è la mia unica consolazione nel gelo che mi continua ad arrivare dal suo libro che tengo vicino ancora per un po'.


(Zero "io")

  

mercoledì 16 novembre 2016

Ecco l'autunno

Ecco l'autunno
- le voci dei vicini
posso sentire.
(Sono Uchida 1924)

Sì, le voci dei vicini europei arrivano qui, fino alle mie orecchie, ed è il tipico brusìo sommesso, un po' di chi "fa il vago", come si dice a Roma, quel tono pilatesco che a Bruxelles ha assunto la discussione sulla questione migranti.
Al contrario, si sente molto più distintamente il rumore di cantieri operosi che tirano su, nottetempo, alti muri per mettere in sicurezza i confini. 
"Mettere in sicurezza", espressione che sa di cassette bancarie, telecamere e di vane energie.

(Ecco l'autunno)



Nota
La foto l'ho scattata a Monticchiello mesi fa. Un'istallazione sulle mura del piccolo borgo toscano.

martedì 15 novembre 2016

Figlia delle stelle

Sotto la luna
attingo acqua
inondato di luce
(Santōka 1882-1940)

La luna ha ispirato anche Santōka mica solo Leopardi! E ieri ha infremitato i più selenici di noi che si sono organizzati, cellulari a manetta, per riprenderla al massimo della sua splendente circonferenza (Clicca QUI)
Io? L'ho persa. Ma totalmente, eh? Nè un raggio, un baluginio, un tremolìo qualsiasi. Nè una foto, nè un messaggio d'amore sul cellulare, nè la citazione giusta da postare su FB. Ero sempre da un'altra parte. Nulla, non l'ho vista neanche di striscio la luna di ieri, la più grande degli ultimi sessantotto anni. Persa. Ciao ciao luna, ciao ciao.
Ma ho visto le stelle, anzi, le ho sentite! Erano lì, all'incontro modenese sul mio libro! 
Alla fine della presentazione nella biblioteca Delfini ha risuonato a sorpresa come sigla finale "Figli delle stelle" di Alan Sorrenti (chi ha letto il mio "Haiku e sakè" capisce il nesso) ed erano talmente tante e brillanti...che, ancora per una volta, mi è spuntata sulla testa la mia visiera-fichissima!

(Con Maurizio Bettelli. Io sono accanto, sono quella con la visiera)