Cascata di neve
si immerge e si solleva
corpo di donna
(Momoko Kuroda 1938)
"Fatta la storia!" dice spalancando le braccia Hillary Clinton sul micro video via twitter che ha appena postato e sui giornali che questa mattina si affacciano dalle edicole di tutto il mondo (Notizia e foto QUI).
Fatta o quasi fatta, festeggio con lei! Non come donna, o meglio, non solo, per me la quota rosa non è sinonimo matematico di "buono" (di buona politica o di buona letteratura eccetera) ma festeggio come essere umano a lei affine.
Anche se...
Ma quale DNA mai sarà quello di Hillary? Quale lega al titanio compone le sue cellule? E i suoi neuroni? Forse d'acciaio insfaldabile e resistente nonostante anni di boicottaggi e titolacci?
E i muscoli facciali compatti e pronti al sorriso, le corde vocali che schioccano con la risata sonora, gli occhi vispi che guardano dritto chiunque, di cosa mai saranno fatti?
Tanta la neve che le è caduta in testa, ma lei si è aggiustata i capelli al volo, e con che classe! Si immerge e si solleva, si immerge e si solleva.
Grande Hillary, avessi una sola cellula delle tue volerei in redazione con un balzo, senza motorino.
Festeggio questo essere umano irresistibile e dall'incredibile resistenza!
Che vuoi che sia, per Hillary, un Trump qualsiasi?
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(Quota rosa) |
In modo semplice
se ne va la primavera
tra le erbe dei prati
(Issa 1763-1827)
Un "cogli l'attimo", un "carpe diem" in versione giapponese.
Un haiku da leggere e rileggere, da declinare secondo i ricordi di ognuno, possibile commento a sensazioni antiche, quelle che riemergono all'improvviso tipo dejavu e che trafiggono come frecce, o dolce monito per un presente da vivere tutto.
Semplicità da cercare tra le erbe dei prati, nel gelsomino sul terrazzo o ficcando il naso tra le foglie di basilico prima di usarle in cucina.
Anche il mio armadio, dopo il cambio di stagione, sa di primavera, così miracolosamente ordinato in vero stile negozio. Signora desidera? Forse una camicetta fresca e ordinatissima, non spiegazzata? Prego! Qui i colori pastello, lì seta e stoffe leggere. Sacchetti di lavanda fragranti su pile perfette, posso scegliere la biancheria ad occhi chiusi, nessuna ruvida manica di cappottone ostacolerà la chiusura dell'anta che finalmente sguiscia serena sui suoi binari. Gonne fluttuanti in ordine di lunghezza, borse di pelle, morbide, e non più ammaccate come zampogne tristi.
Mi godo l'attimo primaverile, tutta la sua freschezza, so bene che se ne andrà presto.
Soprattutto dal mio armadio.
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(Primavera che se ne va) |
Sopra l'altare
canta seduto
un grillo
(Issa 1763-1828)
Se come altare consideriamo quello romano, quello bianco e nero denominato Altare della Patria, monumentone funereo e spartitraffico, allora il grillo è proprio quello.
Abito lontano dal centro classico e neoclassico insieme, dove i "fori" diventano "fiori" decò, da quella Roma un po' vecchia cartolina anni sessanta, da quel Palazzo Venezia lì di fronte che ancora blatera alla folla, abito lontano. Devo attraversare mezza città, schivare buche con il mio motorino, evitare sportelli aperti a sorpresa, seguire per un bel po' il corso del Tevere, vedere cambiare le facciate delle case che vi si affacciano beate da sempre. Fendo auto e umani, con il mio motorino, turisti che poi, sempre più lontano da laggiù, dal quel centro meraviglioso, diventano migranti che ai semafori mi chiedono qualcosa che non so dare loro.
L'altare è lontano ma quel cri cri arriva fin a qui.
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(Visione aerea) |
Tempesta sotto gli alberi.
C'è qualcosa che pesa
nelle onde del mare
(Yamaguchi Seishi 1901-1994)
Ma possibile che non si trovi una soluzione? Che buona parte dell'Europa non stia ai patti, non provveda ad assorbire, integrandola, questa benedetta quota di migranti che spetta ad ogni paese?
E che si continui solo a strumentalizzare? Uomini, donne e bambini muoiono e si parla sempre di confini, muri e oggi di hotspot galleggianti.
C'è qualcosa che pesa nelle onde del mare.
Sono circa le sette di sera nella Roma elettorale.
Sui muri sono attaccati manifesti con colossei dall'aria cattiva e fiamme tricolori che non scaldano. "Sei profugo? Avrai lo stipendio!". L'odio in formato elettorale con l'obiettivo di una caput mundi littoria, decisa e sicura del fatto suo, mi ricorda che di notte è un mio diritto girare tranquilla. Identità, radici e soprattutto sicurezza.
Quello lì, quello sulla destra, quello che vedo sotto il gazebo elettorale sempre a destra, sì, lui, temo mi voglia proteggere.
Noi vorremmo farci solo un bell'aperitivo primaverile, per questo siamo usciti. Due passi e magari una birretta, l'aria è fina, poi c'è il Tevere liscio liscio con sopra le anatre e a quest'ora è sempre tutto così dolce, così possibile. Ma quell'altoparlante, quei rayban neri nonostante il tramonto, quei bicipitoni istoriati ci avvisano che è meglio rimandare a un altro giorno.
Ok, ok.Torniamo a casa, va. Mi è un po' passata la voglia, anche a te?
Vediamo un ragazzo africano, la sua mercanzia low cost che dondola sul piccolo espositore sotto il braccio (appiccichini volanti, accendini che si scaricano subito, braccialetti), procedere esattamente nella direzione di quel gazebo e dei suoi affabili locatari assai impegnati politicamente.
Amico, lo sai dove stai andando? L'hai capito, amico?
Si aggiusta il borsone sulle spalle, è alto e magro, i pantaloni larghi sul corpo scattante, e avanza sicuro verso quei coetanei lì, verso quel gazebo.
Li attraversa. Letteralmente, li attraversa. Leggero, felpato, silenzioso.
Vincerai tu, amico. Ci vuole tempo, ma sei il più forte di tutti. Sei potente.
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(the end) |
Donne, uomini
le loro ombre
danzanti
(Santōka 1882-1940)
Lo sapevo! Lo sapevo che per festeggiare la Festa della Repubblica dovevo chiedere a Santoka. Un haiku danzante come proposta alternativa alle parate militari che proprio oggi due giugno mi appaiono un po' fuori tema.
E allora? Festeggiamo la Repubblica, semplicemente, e smettiamola di dire che "siamo in una dittatura", ad esempio, che poi uno ci crede. Godiamoci la libertà di parola, il voto, ricordiamoci la storia di lungimiranza e coraggio di chi ha combattuto per questi diritti. Diritti civili. Riprendiamoci i colori della bandiera italiana, appannaggio di forze destrorse di torvi gazebo elettorali.
E via con le danze!
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(Bianco Rosso e Verde) |