giovedì 7 aprile 2016

Ministricidio

Andata fin lì,
la moglie presta lei stessa
il denaro
(Senryu anonimo 1757/1789) 


Leggendo con voluta distrazione l'affair Guidi-Gemelli penso a cosa le donne sono capaci di fare.


(Quella è la porta!!!)

mercoledì 6 aprile 2016

Giulio Regeni

Scrivo sulla sabbia
"Figlio senza pari".
Mio figlio scrive solo, più grande, "mare"
(Ogiwara Seisensui 1884-1976) 


( #veritàperGiulio)



martedì 5 aprile 2016

Primavera

In punta di piedi
mi rallegro di vederla allattare.
Mondo verde.
(Yamaguchi Seishi 1901-1994)



Un haiku primaverile lo considero ancora più di buon augurio. E vale per tutti quelli che riescono a vedere il mondo verde.   

(atterrato!)



lunedì 4 aprile 2016

Un unico credo

Riso per domani
nella ciotola di ferro -
freschezza serale.

(Ry
ōkan 1758-1831)


Si apre la settimana con "la" rivelazione.
Però dimenticate il monaco Ryōkan che, nella sua esperienza terrena, al massimo ha conosciuto un misero satori ovvero quello stato, proprio del buddismo zen, in cui si è tutt'uno con il cosmo.
Una povera cosa.

Soprattutto se paragonata al paradiso (fiscale) raccontato nei Panama Papers (leggi QUI)immane mole di scartoffie (papers), che conta cinque milioni di mails e due milioni di pdf, consegnata a uno studio legale con sede a Panama (appunto).

Siamo di fronte alla più grande "rivelazione" mai rivelata. Assange con il suo Watileaks si ridimensiona a chirichetto, in ballo c'è un'iraddiddio che coinvolge capi di stati, dall'Islanda al Pakistan, uniti in un unico credo per un'unica divinità.

Ora basta. Noi ce ne andiamo, felici nonostante tutto, ma proprio tutto, a guadagnarci la ciotola di riso quotidiana e a renderne conto, fino all'ultimo chicco, nella nostra dichiarazione dei redditi, mentre qualcuno in tv ancora parla di guerre di religione.
Freschezza serale. 


(Budda di periferia)

venerdì 1 aprile 2016

Zaha Hadid

Centinaia e migliaia 
i tubi a bocca aperta -
cade la neve
(Ishida Hakyō 1913-1969)


A quali tubi si riferisse l'oscuro Hakyō - canne di un bosco di bambù, camini o ciminiere - è un mistero. Se fosse l'immagine poetica di un cantiere fermo per la neve?

Ho sempre amato gli interventi architettonici che rompono l'andamento estetico di una grande città, vedi piramide di vetro dentro l'altero Louvre. A Roma ho amato da subito, ad esempio, l'involucro bianco di Richard Meier intorno l'Ara Pacis che nel tempo è diventato "altro", non più solo scrigno protettivo ma anche luogo di aggregazione spontaneo - ci si può sedere su quel marmo splendente, riposarsi al fresco della fontana verticale facendo due chiacchiere o mangiando un panino - che ha arricchito la mia città. 
O l'auditorium di Renzo Piano che ha bonificato una zona di degrado urbano, bellissima ma abbandonata a se stessa, offrendo alla città un polo culturale ed economico.
Oggi non voglio pensare ai cantieri abusivi, alla speculazione edilizia, alla cementificazione selvaggia, ai bertoni che allignano in attici esclusivi e ristrutturati con l'aiuto di Dio, ma solo all'impronta che lascia nella storia grande e nella micro storia di ognuno di noi, il passo di un grande architetto.
Il modo sbieco di guardare alla città, mai convenzionale, che ti indica come usare i tuoi occhi e lo spazio da condividere con gli altri.
Filosofico sguardo per filosofici cantieri. 


(Zaha Hadid 1950-2016)