mercoledì 30 dicembre 2015

Ho dei libri 2015!

Ho del riso
dei libri 
e persino del tabacco.
(Santoka 1882-1940)



Il mio libro dell'anno non è uno solo ma l'opera omnia della scrittrice francese Annie Ernaux.
L'ho scoperta con "Il posto" e ritrovata con "L'onta".
Se la sua scrittura, in quanto a sobrietà e nitidezza, aveva un elemento zen in quella sottrazione stilistica che mi ha immediatamente folgorata, ne "Gli anni", uscito nel 2015 per L'Orma, questo suo sguardo semplicemente fisso sulle cose, questo suo inesorabile cercare "un posto" nel mondo, diventano qualcosa di nuovo. Eppure rimane sempre la stessa cosa, la stessa voce.

"Gli anni" di Annie Ernaux è un poetico, lancinante tentativo di mettere ordine nel caos per poter ricordare, per sottrarre alle tenaglie dell'oblio le cose vissute e passate. Le cose finite e morte.
Con meticolosità ed efferatezza rare Ernaux tenta di raccogliere istanti per offrirli al lettore uno per uno, come fossero fogli sparsi di un calendario che ora appositamente ricostruisce.
L'espediente narrativo è l'alternanza della descrizione di una vecchia foto, che sembra che le capiti quasi per caso tra le mani, come estratta da un mucchio disordinato, all'elencazione degli episodi storici e micro storici che "vivevano" intorno a quella stessa foto.
Un elenco freddo, lungo, preciso. Fatti, date, persone e avvenimenti sono lo sfondo di Annie Ernaux bambina, adolescente, vecchia. Una donna che guarda l'obiettivo e che si guarda. E si guarda mentre si mette in posa per chi la guarderà.
E che riesce anche ad allargare il campo ampliando la visuale per noi.
Vedete lettori? C'è un piccolo mondo, con le sue aspirazioni e con le sue frustrazioni, poi la società, poi c'è la Storia. Vedete? Un infinito gioco di specchi.
Sono anni, e capodanni, che passano uno dopo l'altro ed Ernaux dice e fa sempre la stessa cosa in ogni suo libro. Sempre la stessa cosa.
Ernaux, nella sua scrittura-istallazione, offre una visione e un sentire universali. Quello che descrive mi appartiene anche se non le sono vicina per esperienze o per generazione, tutta quella vita che respira e palpita intorno a quelle foto, è anche mia. 
La sua inesorabile ricerca, anno dopo anno, può essere anche la mia.

(Anno 2015)

martedì 29 dicembre 2015

Tempo

Giorno lungo.
Le mani che si erano incontrate
restano unite
(Hino Sojo 1901-1956)



E' possibile regalare "il tempo"? Sì. In provincia di Napoli, a San Giorgio a Cremano, è stato fatto.
Alcuni vigili della polizia municipale locale hanno regalato due giorni di ferie a testa al collega padre di due figli disabili piccoli (leggi notizia QUI). Ben ottantadue giorni, ceduti a titolo gratuito, e donati.
Penso a questo gesto piccolo, poco clamoroso e caldo come una stretta di mano. Un gesto solidale che rende i giorni di questo padre, e anche i nostri, più sopportabili.


(tempo passato)

lunedì 28 dicembre 2015

Clima estivo

Il canto delle cicale
non dà segno 
del loro vicino morire
(Bashō 1644-1694)




Un haiku di Bashō un po' troppo fuori stagione? Oppure un po' troppo apocalittico con il suo kigo estivo (cicale) che francamente letto a dicembre suona sinistro, cimiteriale? Fate voi.
Dalla Finlandia a New York si gira in maglietta. 


(Primavera romana-nordafricana di questa mattina)  





venerdì 25 dicembre 2015

Buon Natale 2015

Pianto d'un bimbo
aggrappato a un albero
con un solo germoglio
(Kato Shuson 1905-1993)



Commozione e raccoglimento per tutte le sacre famiglie in fuga nel mondo.


(Re Mogio)

giovedì 24 dicembre 2015

Traslochi e libri (3)

Haiku scaduti
io scarto - mentre l'anno
cambia sereno
(Momoko Kuroda 1938)



Scelgo la quiete di questo haiku, l'idea di "metodo" in esso contenuta per concludere, con questa terza, le riflessioni sul mio trasloco.

Gli scatoloni si stanno svuotando e la mia nuova casa prende forma. Ancora sbilenca, ma è una forma. Un trasloco sereno, questo. Metto ordine, trovo il posto, mi assesto, scopro nuovi perimetri, misuro il mio spazio nuovo, sogno quello che sognava Alvar Aalto. 
Giorni belli. Giro con una bilancia immaginaria, ci peso le cose, questa la lascio, questa la scarto, questa pesa troppo, questa troppo poco. Sulla mia bilancia passa di tutto, dal divano ziapinesco, al paralume pagato uno sproposito, alla maniglia recuperata. 
Sono un ercole fattivo e felice che sposta casse su e giù.
Le più pesanti - quelle indueèmeglio - sono quelle piene di libri, due terzi delle scatole totali.
Nella casa di chi vive e lavora con i libri non poteva non essere così ma sono contenta che la mia vita abbia anche questa caratteristica. Leggo molto (ovvio!) e spesso conosco personalmente gli autori (ovvio anche questo!). La libreria della nuova casa deve avere un metodo, devo poter trovare quello che cerco senza impazzire. 
Così ho trasportato la bilancia immaginaria vicino agli scatoloni mezzi aperti pieni di libri. 

Dalla "A" alla "L" tutto a posto, bello sistemato e spolverato: gli Auster, i Bellow, i Byatt. I Covacich vicini ai Coetzee. Poi i De Lillo sistemati su apposito scaffale "imperiale" (di scaffali imperiali ne ho una decina) e un po' di Fante, un po' di Faulkner. Spunta un amico scrittore, simpatico ma negato, che comunque sistemo al suo posto, tiro fuori un Roth per sbaglio, un mito assoluto che non conoscerò mai personalmente, ma per la "R" è troppo presto e deve aspettare lo scaffale imperiale tutto per lui. Ovazioni quando escono i libri di Kafka, tripudio per i Manganelli che metto orizzontali uno su l'altro, a vista, più tardi ci penso. 
Spunta uno scrittore bravo che conosco bene ma che se la tira troppo. Va bene, ecco il suo posto. Tiro fuori uno negato per me ma che piace moltissimo a tutti, ed è pure pieno di sè. Canestro! Torna nello scatolone da dove sei venuto! 
E poi quello del piacione che scriveva il suo telefonino sotto la dedica, quello del finto simpatico, quello di quello cambiato con il successo. Impilo da un parte l'autrice persa di vista e quelli del vecchio caro amico scomparso. 
Ecco i libri di poesia: la voce della Gualtieri, gli occhiali di Magrelli, lo sguardo di Milo De Angelis.

Rileggo dediche, torno indietro di anni, vecchi incontri, vecchie trasmissioni, vecchi progetti. Questo lo tengo, questo lo scarto, questo lo scarto e questo lo tengo. Questo lo cerco da anni. E questo già lo avevo. Questo l'ho ricevuto in dono a tredici anni, vedi, c'è scritta la data! Ho una libreria che mi racconta.              
Piovono segnalibri, foglie secche, bigliettini, biglietti di tram, ricette di torte, cartoline. Scrosto briciole piatte, capelli da esaminare con il DNA, gratto via macchie di muffe vecchie. 

Gli "haiku" li metto qui, a portata di mano, mentre l'anno cambia sereno.


(scatole a sorpresa)