io scarto - mentre l'anno
cambia sereno
(Momoko Kuroda 1938)
Scelgo la quiete di questo haiku, l'idea di "metodo" in esso contenuta per concludere, con questa terza, le riflessioni sul mio trasloco.
Gli scatoloni si stanno svuotando e la mia nuova casa prende forma. Ancora sbilenca, ma è una forma. Un trasloco sereno, questo. Metto ordine, trovo il posto, mi assesto, scopro nuovi perimetri, misuro il mio spazio nuovo, sogno quello che sognava Alvar Aalto.
Giorni belli. Giro con una bilancia immaginaria, ci peso le cose, questa la lascio, questa la scarto, questa pesa troppo, questa troppo poco. Sulla mia bilancia passa di tutto, dal divano ziapinesco, al paralume pagato uno sproposito, alla maniglia recuperata.
Sono un ercole fattivo e felice che sposta casse su e giù.
Le più pesanti - quelle indueèmeglio - sono quelle piene di libri, due terzi delle scatole totali.
Nella casa di chi vive e lavora con i libri non poteva non essere così ma sono contenta che la mia vita abbia anche questa caratteristica. Leggo molto (ovvio!) e spesso conosco personalmente gli autori (ovvio anche questo!). La libreria della nuova casa deve avere un metodo, devo poter trovare quello che cerco senza impazzire.
Così ho trasportato la bilancia immaginaria vicino agli scatoloni mezzi aperti pieni di libri.
Dalla "A" alla "L" tutto a posto, bello sistemato e spolverato: gli Auster, i Bellow, i Byatt. I Covacich vicini ai Coetzee. Poi i De Lillo sistemati su apposito scaffale "imperiale" (di scaffali imperiali ne ho una decina) e un po' di Fante, un po' di Faulkner. Spunta un amico scrittore, simpatico ma negato, che comunque sistemo al suo posto, tiro fuori un Roth per sbaglio, un mito assoluto che non conoscerò mai personalmente, ma per la "R" è troppo presto e deve aspettare lo scaffale imperiale tutto per lui. Ovazioni quando escono i libri di Kafka, tripudio per i Manganelli che metto orizzontali uno su l'altro, a vista, più tardi ci penso.
Spunta uno scrittore bravo che conosco bene ma che se la tira troppo. Va bene, ecco il suo posto. Tiro fuori uno negato per me ma che piace moltissimo a tutti, ed è pure pieno di sè. Canestro! Torna nello scatolone da dove sei venuto!
E poi quello del piacione che scriveva il suo telefonino sotto la dedica, quello del finto simpatico, quello di quello cambiato con il successo. Impilo da un parte l'autrice persa di vista e quelli del vecchio caro amico scomparso.
Ecco i libri di poesia: la voce della Gualtieri, gli occhiali di Magrelli, lo sguardo di Milo De Angelis.
Rileggo dediche, torno indietro di anni, vecchi incontri, vecchie trasmissioni, vecchi progetti. Questo lo tengo, questo lo scarto, questo lo scarto e questo lo tengo. Questo lo cerco da anni. E questo già lo avevo. Questo l'ho ricevuto in dono a tredici anni, vedi, c'è scritta la data! Ho una libreria che mi racconta.
Piovono segnalibri, foglie secche, bigliettini, biglietti di tram, ricette di torte, cartoline. Scrosto briciole piatte, capelli da esaminare con il DNA, gratto via macchie di muffe vecchie.
Gli "haiku" li metto qui, a portata di mano, mentre l'anno cambia sereno.
(scatole a sorpresa) |
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