martedì 14 aprile 2015

ON/OFF

Nell'ombra e nella luce
vento
cammino
(Santoka 1882-1940)



Pensavo a come sia ormai assodata la regola, nello strano gioco dell'informazione, di  accendere i riflettori su una notizia per poi spegnerli. Tic e tac. Come con un interruttore, l'attenzione dei media si posiziona ora su ON ora su OFF, illuminando, e mettendo poi in ombra, il caso di cronaca, lo scandalo o il politico di turno. Tutto solo per qualche giorno. Poi tac.
A contrastare il possibile calo d'attenzione mediatico dato dal cono d'ombra incombente, i migranti ci pensano da soli. Sono loro stessi a indicarsi a noi, tenendo ben ferma, e senza far rumore alcuno, la luce che illumina questa tragedia giorno dopo giorno. Senza parole, slogan, titoloni. Senza mipiace o twitt compulsivi. Da soli.

E' di 5629 il numero di coloro che, diretti verso l'Italia, sono stati soccorsi nel canale di Sicilia negli ultimi tre giorni (leggi QUI le ultime notizie).




(Nel vento. Sogno)






lunedì 13 aprile 2015

Voci

Qualcuno parla
ha la voce d mio padre
il viaggio si fa triste
(Santoka 1882-1940)




La sensazione di Santoka non è anche la nostra? Non l'abbiamo pensato tutti, nei momenti di dolore, “quanto mi manca, non sentirò più la sua voce"?
Oggi parto da Santoka per riflettere sulla causa - o su una delle possibili - di questo improvviso struggimento.

Tempo fa, mentre ero all’ascolto di una delle trasmissioni più dissacranti e allegre di tutta Radio3, “La Barcaccia”, mi è apparsa, nella sua sconcertante evidenza, la fisicità di questa mancanza.
I conduttori  dedicavano una puntata a un’artista scomparsa, il mezzo soprano Elena Obraztsova, proponendo una serie di ascolti di sua interpretazione. Ero alla scrivania intenta nelle mie cose – far quadrare gli interventi degli ospiti del pomeriggio, rispondere al telefono, scrivere una mail, cose così – con la radio in sottofondo. Il mio lavoro. Ma qualcosa all’improvviso mi trafigge: la vita di quella persona in onda. Mi trafiggeva quella voce, voce di un’artista che francamente non avevo neanche mai sentito nominare.  Ascoltavo vita.
E ho capito con quella trasmissione allegra e dissacrante, il perché manca tanto la voce di qualcuno che non c’è più e perché fa così male ascoltare vecchie registrazioni e come mai, di quei vecchi filmini di compleanni o natali passati, è esattamente quando arriviamo all’ascolto della voce di una persona cara che non reggiamo alla commozione.
E’ a causa dell’invisibile sua fisicità. Con i telefonini di ultima generazione, con cuffie sensibili e con la tecnologia di oggi poi la voce è, e sarà, eternamente, “quella” voce.
Il fiato, la saliva, la pause, i gorgoglii, le labbra, gli schiocchi di lingua, la laringe, l’aria che passa dai polmoni alla bocca e che produce suono. Corde vocali. Vibrazioni, pressioni.
Vita. Vita che non è più.

E ascoltare la vita, quando la vita è finita, è struggente e malinconico come questo haiku di Santoka.


(Ferri del mestiere)

Il pezzo completo lo trovate on line sulla rivista che ogni tanto ospita le mie haiku-riflessioni.
Si chiama L'Undici ed è leggibile cliccando QUI!

venerdì 10 aprile 2015

Verde

Nei campi di neve
verdissimo il verde
delle erbe nuove
(Konishi Raizan 1654-1716)




"Se entri su in casa mia in piedi, sai che puoi uscirne steso!" urlava giorni fa il leader leghista-televisivo, tirando anche per la tonaca Don Milani, alla folla canuta e spennacchiata che si era radunata in Piazza del Popolo a Roma. Poi rincara aggiungendo che raderebbe al suolo i campi rom. 
Ma quanto si è lucrato su questi campi, tutte le inchieste in corso, i milioni di euro mai arrivati? Lo share si alza a colpi di "casa mia" e "casa loro" (QUI)"tenerli a pranzo, cena e colazione" e non con argomenti seri.

A proposito della censura della parola "zingaro" operata oggi da FB, propongo una battaglia, forse ancora più mirata. 
Partiamo dal "verde". Sottraiamo questo verde verdissimo a foulard e spillette, cravatte, felpe e sagre di campanile. Sottraiamo al merchandising politico demagogico, quello di slogan razzisti e violenti, oltre al "verde", anche il "nuovo", le "case", la "libertà", il "sociale", la "forza". La "sicurezza"!
Tuteliamo l'italiano! Riprendiamoci queste parole di tolleranza e integrazione e che rendono la nostra lingua bella e sorridente. E meno verde biliosa.


(-senza parole-)













mercoledì 8 aprile 2015

Tortura

Intreccio fili di lana
a raffigurare mio figlio
che è andato lontano
(Ishida Hakyō 1913-1969)






E' di ieri pomeriggio la notizia che la Corte Europea per i diritti umani di Strasburgo ha condannato l'Italia per le violenze gratuite inflitte ad Arnaldo Cestaro, uno dei manifestanti al G8 di Genova, e per il fatto di non avere una legislazione in materia di tortura (notizia QUI). 
Aggiungo che è stata una vera tortura avere assistito a quelle scene di violenza, aver sopportato l'impunità dei colpevoli, le esternazioni dei politici di destra e di alcuni giornalisti di regime.
Carlo Giuliani è andato lontano e il trauma che la società civile si porta dentro, dopo quei fatti, rimane insopportabile.


(21 luglio 2001)







martedì 7 aprile 2015

Tempo

Tutto passato
tutti dimentichiamo
resta il ciliegio
(Momoko Kuroda 1938)


Sarà proprio così come dice l'haijin dei ciliegi, Kuroda? Con il tempo si appanna tutto, è un fatto, il buono è solo che un po' sbiadiscono anche i dolori, i giorni difficili, le sofferenze, le delusioni.
Resta il ciliegio

Per la trasmissione nuova, di cui vi parlerò e a cui lavoro, sto nelle nuvole quasi ogni minuto della mia giornata. Penso a incroci, interviste possibili, turni di registrazione...
Vi lascio il mio "ciliegio" al suo massimo. Ah! L'ho ideata sulla falsa riga di questo blog, dove la letteratura, nel caso del programma un classico dei classici, incrocia e commenta la realtà. Che ne dite? 


(Poesia o quotidianità?)