venerdì 6 febbraio 2015

Erba

Erba verde!
Torno
a piedi scalzi
(Santoka 1882-1940)




La liberalizzazione del commercio della marijuana in Colorado, avvenuta tre anni fa, ha creato, grazie anche all'indotto (gadgets, souvenir, magliette e cose così), circa diecimila posti di lavoro. E poichè il commercio di cannabis non è certamente esentasse, lo stato americano ha stabilito che i proventi accumulati vengano utilizzati per la costruzione di nuove scuole. Non solo. Poichè, sempre per questioni di tasse e rimborsi, avanzano anche un bel po' di soldi, ogni cittadino, sempre grazie alla marijuana, si vedrà restituiti otto dollari. La notizia, di queste ore, che vi linko QUI, fa ballicchiare e sorridere un po', no?

Ah, proprio oggi Bob Marley compirebbe settanta anni e lo festeggio con Santoka che avrebbe molto amato la sua musica e sicuramente ammesso l'uso terapeutico di erba verde. A proposito, gli scaltri e inconsolabili eredi hanno lanciato "Marley Natural", il primo brand mondiale di cannabis (leggi qui) per gusto e qualità.
E papà se ne intendeva. Eccome.


(Sono solo foglioline di acero rosso. Che pensavate! CLICCA QUI!)










mercoledì 4 febbraio 2015

Vita

Afferrando 
una mammella
il primo sorriso
(Issa 1763-1827)




Mi passi il sale? Grazie. C'era traffico? Buono, me ne dai ancora? Cambia, c'è la pubblicità. Gira un po'. Lascia, lascia qui! Tagli altro pane? Sembra un film e quello sta per morire! Cioè, è morto. E l'altro che parla con dietro un set cinematografico. Scotta? Guarda. Una vera scenografia da film. Le dune. Il cattivo nel ruolo del cattivo e il buono con la faccia da buono. In ginocchio con la tuta arancione. Cambia! Gli avranno tagliato la testa? Lo avranno bruciato vivo? Gli ultimi istanti di vita di un essere umano. Di quella vita. Vera. La vita vera. 
Quella lì. Questa qui. Il primo sorriso.








Immagine

Anche la mia immagine
sembra avvizzita
che landa desolata
(Chigetsu, XVIII sec)



Povera la monaca zen Chigetsu e poveri noi che cerchiamo di mimetizzare, più o meno con successo, gli anni che passano! 
Avete letto qualcosa sulla polemica, zona vaticano, intorno alla frase "chirurgia estetica come un burqa di carne" (qui)
Ora, secondo me non c'è, alla fine, molto da dire. E' innegabile che sia un po' un credo, e non più solo occidentale, essere sempre giovani, fit e lisci! Ed è un oggettivo dato di fatto che si portino guance altissime, sorrisi immobili, fronti marmoree e denti mattonellati. Tralascio seni e glutei da professioniste dell'acchiappo. 
Sono cambiati i "comandamenti" della bellezza, temo. E' che... ci si piace così. E si piace così agli altri, con nuovi precetti e nuovi canoni da seguire religiosamente.
Non so se sia giusto o meno rifarsi, ma una cosa l'ho osservata.

La chirurgia estetica smusserà e liscerà in modo sempre più perfetto il viso ma, finché non troverà un modo per ritoccare anche lo sguardo dentro gli occhi, non imbroglieremo nessuno.
Sotto nuove fronti di plexiglass e tra zigomi da puma, quelle minuscole e malinconiche pupille over anta dicono, meste, tutta la verità.

(Modernariato)

martedì 3 febbraio 2015

Ho dei libri!

Ho del riso
dei libri
e persino del tabacco
(Santoka 1882-1940)




La voce di uno scrittore serio continua nel tempo, ad ogni incontro su carta, ad ogni sua storia. Non conosce generi, commissari o plot sorprendenti. Una voce seria può anche non raccontare nulla ma dire tantissimo. E sconvolgerci, farci male.
L'attenzione al dettaglio e la precisione stilistica di Giorgio Falco ha del mistico. Come la sua ossessiva raccolta di particolari, il suo archiviare i giorni, gli anni, le epoche come in "una cartolina mai spedita che doveva essere dei primi anni Ottanta del Novecento", il suo avvicinarsi scoprendo poco a poco la tramatura delle cose fino all'ingrandimento violento di un particolare apparentemente inutile e ora sconvolgente.
Se dovessi collocarlo in una biblioteca ideale, ordinata per affinità, lo metterei vicino a Ora serrata retinae del poeta Valerio Magrelli. Ma qui si tratta di una libreria tutta mia e il discorso andrebbe troppo divagando.  
Mi soffermo su questo Condominio Oltremare, edito dalla casa editrice L'Orma, e voglio estrarre anche io un elemento su tutti gli altri, e ingrandirlo per voi: quello del dialogo tra la narrazione di Falco e le fotografie di Sabrina Ragucci. E' parente stretto del precedente L'ubicazione del bene di Einaudi, questo Condominio Oltremare che sembra il luogo di villeggiatura di chi abitava lo straniante sobborgo suburbano, periferico a non si sa più cosa, che Falco chiamava Cortesforza. 




Ma questo è un libro-installazione, un'esperienza visiva e narrativa molto originale a due voci, e segna un altro passo nella ricerca di una "ubicazione" possibile.
Il testo entra nelle foto e le foto entrano nelle parole del testo non in modo didascalico o accessorio. Falco e Ragucci, l'uno con la scrittura, l'altra con la fotografia, dialogano di luoghi dettagliati e enigmatici che suggeriscono al lettore deja vu, vecchi fatti di cronaca, esperienze passate che ancora galleggiano nelle teste. 
E' un dialogo fatto a monologhi, di voci distinte che parlano in parallelo di esperienze comuni sovrapponendosi e completandosi.
Arriviamo in fondo alla pagina, la giriamo, e appare la foto con il suo controcanto sorprendentemente poetico, sonoro, nitido. 
Queste due voci, così serie e precise, vogliono dirsi qualcosa? Vogliono dirci qualcosa? 
E' possibile rendere anche visibile la malinconia di una sensazione? Raccontare un posto nostro come fosse di tutti? E un posto di tutti come il nostro? Localizzare con la scrittura ed evocare con la fotografia? Trovare un'ubicazione allo spaesamento?
Con linguaggi artistici diversi Ragucci e Falco parlano la stessa lingua.
E a me dicono moltissimo.




lunedì 2 febbraio 2015

Mattarella

Versano addosso l'acqua.
Tra di loro
c'è anche un viso arrabbiato.
(haiku anonimo - senryū - metà 1700)



Ecco in tre versi la cronaca esatta dei nobili tafferugli che hanno preceduto l'elezioni del Presidente della Repubblica nelle ultime due settimane, con annessa foto del viso che mi sembra proprio quello di Berlusconi. 
Per parlare del neo Presidente Mattarella devo fare prima una breve digressione.

L'arbitro, nel sumo giapponese, è la figura di più alto rispetto. Durante l'incontro è giudice indiscusso e le sue valutazioni sono sempre ben accette tanto meno ridicolizzate dai lottatori e dal pubblico.
I lottatori, sempre nel sumo, a loro volta non aizzano i tifosi, non fanno gesti inconsulti, non trascendono se gli viene attribuita una penalità che non ritengono giusta, non esultano smodatamente se atterrano l'avversario o vincono il match. Se vincono, sorridono. Se dissentono aggrottano solo le sopracciglia.

Dopo troppi anni di metafore calcistiche, propongo uno sport esotico, augurandomi che questo nuovo Presidente, dall'aria "antica" ma almeno sobria, e che nella sua vita politica e personale ne ha viste tante, diffonda un po' di serietà. Almeno.

(Roma. Transatlantico)