giovedì 16 ottobre 2014

Ciotola di riso

Tepore d'autunno
la mia ciotola di metallo
colma di riso
(Santoka 1882-1940)


Questo haiku, Santoka al solito mi sorprende sempre per il suo calore e attaccamento alla vita, vale come epigrafe augurale per gli intenti dell'odierna Giornata Mondiale dell'Alimentazione.  

In occasione di questo evento, la Fao pubblica uno studio (leggi qui) dal quale si evince che lo spreco di cibo nel mondo equivale a 2.060 miliardi di euro. Vogliamo stringere il campo solo all'Italia? Per l'Istat, le famiglie che si trovano nella condizione di povertà assoluta sono 2 milioni e 28 mila.
Personalmente non sono per l'eco-militanza dura e pura, non andrei a vivere su un albero rinunciando a vivere il mio tempo, non parlo ai ravanelli, non condanno chi è felice davanti a un barbeque e tra un uomo e un criceto non ho dubbi. 
Ma sono convinta che sia possibile ripensare i consumi, sprecare un po' meno, condividere e solidarizzare non solo sui social, aspirando a modelli culturali semplicemente più sobri e meno ideologici.


(Roma. Mercato di Piazza Vittorio. Ampalaya, patula, jali e pomodori per tutti e per conoscere il mondo.)





mercoledì 15 ottobre 2014

La storia di YOSA BUSON

Il mondo si offusca
smorzando il vermiglio
delle foglie d'acero
(Yosa Buson 1716-1784)


Il rosso acceso di queste foglie vermiglie (rosso cinabro?) mi fa pensare a tutti i colori antichi scomparsi per le ragioni più varie: il bianco d'argento, sopravvissuto fino agli anni ottanta, il prezioso azzurro lapislazzulo, utilizzato fin dall'epoca romana e nel medioevo, il giallo orpimento, aureo ma anch'esso tossico. E poi l'arancio minio e il bianco ferale della biacca, ottenuti entrambi dalle fusioni e vaporizzazioni del piombo, il verdastro risigallo... 
A questa lista, incompleta, aggiungo oggi anche il giallo cadmio. 
Infatti l'Unione Europea, su imput del governo svedese, ne ha vietato l'uso poichè i residui del pigmento, una volta finiti nei fertilizzanti, rendono i cibi tossici (leggi notizia qui).  



Il problema, che chiamerei eco-coloristico, mi offre l'occasione per far conoscere la storia dell'autore dello haiku autunnale di oggi che nacque nel 1716 in un minuscolo villaggio di campagna nella provincia di Settsu, Kema. Molti sono i monaci che sul loro taccuino di appunti usavano schizzare velocemente piccoli paesaggi, ma l'artista per eccellenza tra tutti i poeti zen è lui: Yosa Buson. 
A vent'anni si trasferisce per studiare prima a Edo, l'odierna Tokyo e poi a Kyoto dove perfezionerà l'arte della pittura.
Leggendo i suoi haiku colpisce come sigilli abilmente le sue due passioni nell'angusto spazio dei tre versi, la simbiosi armonica con il mondo e la sensibilità pittorica. 
Letti in questa chiave, diventano più riconoscibili. Sono quelli dove si intravede, all'interno dei tre ku, la minuscola costruzione poetica in tutto simile alla disposizione che un pittore crea sul tavolo con gli oggetti da ritrarre. Geometrie, colori, vuoti, pieni. Sensualità.

Bianca rugiada -
una goccia ad ogni spina
rosa canina
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Caduti i fiori -
tra i rami degli alberi
il tempio appare
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(Paesaggio di Yosa Buson trovato on line)

Fu anche ideatore dello haiga, un ibrido tra composizione letteraria e visiva, che prevede la condivisione dello stesso spazio di pergamena tra lo haiku e il disegno che lo illustra. Allievo di Basho, anche Yosa intraprende il cammino esistenziale che fu del suo maestro, all'ombra dei ciliegi verso Yoshino. Avrà una vita lunga di cui si sa poco, una sposa molto amata, dei figli. Si spegnerà nel 1784.

Acqua di primavera -
leggero piede che passa
la intorbida

I suoi versi ci appaiono come di smalto, lucenti e laccati. Forse leziosi. In effetti Buson, incarna proprio quell'estetismo giapponese che in molti trovano un po' stucchevole, ma che cento anni più tardi ha affascinato anche un grande amante del giallo cadmio, Vincent Van Gogh. 












martedì 14 ottobre 2014

Kigo stagionale

Piove 
sul mio villaggio natale
cammino scalzo.
(Santoka 1882-1940)


Il kigo di questo malinconico haiku di Santoka, la pioggia, richiama la stagione autunnale. Vi ricordate la piccola lezione di grammatica sugli haiku? Componimento breve, strutturato in diciassette sillabe (5-7-5) non in rima ma con un preciso ritmo interno ottenuto dal poeta attraverso allitterazioni e ripetizioni che purtroppo si perdono nella traduzione. Il resto della lezioncina, se avete voglia leggetelo QUI.
Comunque, lo haiku prevede sempre un kigo, ovvero l'elemento stagionale. 
Bello eh? Raffinato. Armonico. Vi sembra un mondo lontanissimo? Irraggiungibile per sintesi poetica?
Ma no, non preoccupatevi! Anche in Italia abbiamo il nostro bel kigo stagionale legato all'autunno! A differenza del Giappone, è meno impalpabile e leggermente più esplicito - dato il nostro carattere più caldo, mediterraneo, estroverso - in alcune zone si usa "alluvione". In altre, "frana". In città "crolli", "allagamenti". Se si abita vicino a un fiume preferibili "tracimare", "esondare", "inondare". 
Ma ci sono anche kigo più allusivi e sofisticati, legati ad antiche italiche tradizioni: "malaffare", "cemento", "disboscamento".









lunedì 13 ottobre 2014

Samurai

Alla farfalla propongo 
di essere mia compagna 
di viaggio
(Shiki 1867-1902)



Le notizie piccole non fanno rumore, capitano per caso sullo schermo del computer. Mi sono imbattuta in questa storia così, distrattamente, ma mi ha centrato il cuore come una lama. Ora che ci penso, non è neanche una notizia.  Un padre, nella sua macchina parcheggiata di fronte la scuola, aspetta la figlia disabile. Potrebbe aver bisogno di lui, vuole che lei sappia che è lì sotto. E che stia tranquilla, che si senta amata e attesa quando uscirà. Tutti i giorni. Giorno dopo giorno. 
Leggete questa grande storia d'amore QUI la cui URL, che copio e incollo, la archivia con la fredda dicitura "news - scuola - disabili". 


Il monaco zen Shiki, leggi QUI, che discendeva da una famiglia di samurai, era un guerriero proprio come questo padre che si tempra nell'attesa, che conosce la solitudine e che vigila sulle sue emozioni. 
Tutto il caos - scomposto, aggressivo, smandrappato - rimane fuori dal finestrino.
Entrambi sono soli e fieri. Silenziosi. 
Samurai della quotidianità.


(Samurai in viaggio)






venerdì 10 ottobre 2014

Budda, bronzi e fiorellini

Il Sacro Budda
anche nel sonno
riceve fiori e denaro
(Issa 1763-1827)



Questa bella immagine di Issa sulla statua del Budda Amida, sonnacchioso e di pietra, mi riporta ai nostrani Bronzi di Riace e alle loro recenti vicissitudini. 
Le ultime notizie ci dicono che rimarranno a casa (notizia QUI)Annullate le vacanze milanesi per questi due fusti colossali. Nessun viaggetto all'EXPO con tutti gli onori e nessun red carpet per i due riccioluti avanti Cristo (uno dei quali assomiglia un po' a Thomas Milian, non trovate?). 
Ho cercato di capire meglio la dibattuta questione: tappe, pareri e garanzie chieste e ricevute si sono susseguiti su vari giornali in modo un po' - frammentario? ideologico? -  confondendo chi tentava di costruirsi un'opinione in merito. 
La decisione comunque è stata presa e non si discute. Ma... 

Esco dalla storia dei Bronzi per affrontare la cosa più in generale. Non sono nè un perito, nè una storica dell'arte ma rimango sempre più convinta che le opere debbano muoversi, debbano farsi conoscere. 
Proprio oggi, nel mondo della condivisione virtuale a oltranza, è urgente abbandonare feticismi ideologici per sperimentare nuove forme di conoscenza quanto più "tangibili". 
Proprio negli anni dove tutti sanno tutto senza sapere veramente e ci si forma con Wikipedia con un metodo conoscitivo indotto dagli algoritmi di google. 
E' urgente proprio ai nostri giorni, quando ci rintaniamo nella cameretta col PC, chiudendo fuori il mondo, e pensiamo - tapini - di averlo in mano! 
Ovviamente, tutto deve contribuire a tutelare l'integrità delle opere d'arte, ma vuoi che non ci siano oggi i modi per garantirla? Ancora con la storia del contesto culturale? Anche se coincide con incuria e solitudine e al massimo due biglietti venduti? 
Non mi scandalizzerei se trovassi un Van Gogh o un Caravaggio in un grande mall commerciale di Minneapolis o di Tokyo. O un bel sacco di Burri - pensate che cortocircuito politico! - a Dubai, osservato, tra un acquisto e l'altro, da sceicchi ingioiellati .  
Che l'arte possa venire fruita, usata, imparata, assimilata, fotografata, condivisa! E che non sia sussiego e silenzio. E ragnatele.
Che la cultura circoli, giri in mezzo al casino dei nostri tempi senza museificarsi!
Altrimenti si perde una battaglia importante. E pazienza se si sbecca un po' quell'anfora romana o si scrosta quel fiorellino. E pace se, una volta scesa dal suo piedistallo, l'arte crea anche movimento di denaro.     
W la vita delle opere d'arte! 


(Fiore in marmo di Carrara realizzato da Antonio ascoltatore di Radio3. Mica male?!)