mercoledì 2 dicembre 2015

Feste & C

Nel grande tempio
poca luce
notte fredda
(Shiki 1867-1902)


Questa storia dei presepi e delle tradizioni religiose brandite come magli di qua e di là con il sottofondo, stonato, di carole di Natale cantate a squarciagola fuori le scuole, ecco, mi ha veramente prostrato. E con loro la storia annessa delle radici culturali, dell'identità in cui ritrovarsi, dell'appartenenza...

Ma scusate, se organizziamo a casa una festa con gli amici e tra gli ospiti c'è anche un vegetariano, lo costringo a mangiare braciole ben arrostite o preparo un menù che possa gradire anche lui ? 
Credo di mantenere il rispetto per me stessa, per quello che agli occhi del mondo "significo" anche togliendo dalla tavola la carne se so che alla sua sola vista un mio ospite può turbarsi. Quindi, in salotto e sopra una tavola imbandita, ovvero nei luoghi più "conviviali", più "pubblici" di un'abitazione sì, francamente toglierei di mezzo pietanze, chiamiamole, indigeste per alcuni. Poi, più tardi e più "privatamente", ad esempio in cucina o in qualsiasi altro luogo meno "condiviso", meno "pubblico" della casa, affonderei i miei denti sulla braciola bevendoci su alla grande. Non per chissà quale motivo. 
Da ragazzetta frequentavo un gruppo di amici tra i quali c'era anche un giovane palestinese, non eravamo certo una cellula rossa solo un gruppetto di ragazzi che mangiava la pizza quando gli obblighi del suo ramadan ce lo permettevano. 
E nessuno ha mai avuto nulla da ridire. 
Non chissà per quale motivo. Una banale attenzione per l'altro? 
Una mia amichetta giapponese ancora più in là nel tempo, alle elementari, organizzava ogni anno la Festa delle Bambole. Invitava noi compagnetti a casa, distribuiva piccoli doni insieme a sua mamma e al suo papà che ricordo seraficamente impettiti e sorridenti vicino l'altarino rosso su cui splendevano bamboline dai vestiti di stoffa colorata. 
Era anche quello un natale? A me sembrava proprio così.   

Una scuola, non solo pubblica, dovrebbe badare all'educazione e all'integrazione di tutti, assolvendo anche al compito di facilitare le vite dei suoi alunni. A scioglierli dai complessi, a suggerire mondi, a essere un luogo di apprendimento e di ritrovo. 
A scuola nascono le prime curiosità intellettuali, i grandi amori, le amicizie del cuore.
Torniamo realmente al cuore delle cose e alla cura per gli altri, semplicemente, senza prenderci a presepate in faccia soprattutto in un'aula.  


PS
Non sono buddista. Non sono nulla.


(santino personale)

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