lunedì 27 luglio 2015

Anni

Volano i fiori 
in cielo - ho cinquant'anni
son forse triste?
(Momoko Kuroda 1938)



Kuroda, poetessa della quotidianità e dei sentimenti, con i suoi haiku "ferma" il tempo. Haijin dei ciliegi, come è stata soprannominata questa poetessa di haiku (leggi QUI), ha difatti seguito quel cammino che secoli prima fu di Bashō sulle tracce degli alberi di ciliegio. I fiori sakura, osservati in stagioni diverse, offrono a Kuroda l'ispirazione per analizzare la caducità del tempo, il suo scorrere e il nostro cambiare. Attraverso haiku che fotografano e cristallizzano istanti, i petali dei fiori di ciliegio di Kuroda ci parlano degli anni che passano e che non tornano più.




Coetanea di Kuroda è Annie Ernaux, scrittrice francese che un anno fa ho scoperto con "Il posto", è l'autrice di questo "Gli anni" edito sempre da L'Orma.
Se la sua scrittura, in quanto a sobrietà e nitidezza, aveva un elemento zen che ritrovavo in quella sottrazione stilistica che mi hanno immediatamente folgorata, ne "Gli anni", questo suo sguardo semplicemente fisso sulle cose, questo suo inesorabile cercare "un posto" nel mondo, diventano qualcosa di nuovo. 
"Gli anni" di Annie Ernaux è un libro-istallazione. È un poetico, lancinante tentativo di mettere ordine nel caos per poter ricordare, per sottrarre alle tenaglie dell'oblio le cose vissute e passate. Le cose finite e morte.
Con meticolosità ed efferatezza rare anche Ernaux, come la sua collega dei ciliegi, tenta di raccogliere istanti per offrirli al lettore uno per uno, come fossero fogli sparsi di un calendario che ora appositamente ricostruisce.
L'espediente narrativo è l'alternanza della descrizione di una vecchia foto, che sembra che le capiti quasi per caso tra le mani, come estratta da un mucchio disordinato, all'elencazione degli episodi storici e micro storici che "vivevano" intorno a quella stessa foto. 
Un elenco freddo, lungo, preciso. Fatti, date, persone e avvenimenti sono lo sfondo di Annie Ernaux bambina, adolescente, vecchia. Una donna che guarda l'obiettivo e che si guarda. E si guarda mentre si mette in posa per chi la guarderà. 
E che riesce anche ad allargare il campo ampliando la visuale per noi. 
Vedete lettori? C'è il suo piccolo mondo, con le sue aspirazioni e con le sue frustrazioni, poi la società, poi c'è la Storia. Un infinito gioco di specchi.
Come solo gli artisti riescono a fare Ernaux, nella sua istallazione-romanzo offre una visione e un sentire universali. Quello che descrive mi appartiene anche se non le sono vicina per esperienze o per generazione, tutta quella vita che respira e palpita intorno a quelle foto, è anche mia. 
Volano fiori come volano gli anni, io li osservo. Ed è struggente e meraviglioso insieme.





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