giovedì 13 febbraio 2014

A lezione di haiku!

Un mangiatore di cachi
che amava gli haiku
così bisognerà ricordarsi di me
(Shiki 1867-1902)


Un po’ di grammatica: lo haiku è strutturato in  diciassette sillabe (5-7-5). La rima non esiste e il ritmo interno è ottenuto dal poeta con allitterazioni e ripetizioni - che purtroppo non si colgono se non si conosce il giapponese- e prevede sempre un riferimento preciso alla stagione (kigo).

Un po’ di storia: lo haiku probabilmente deriva da una una forma poetica in uso nel VII secolo detta waka (o tanka) di 31 sillabe divise in versi di 5-7-5-7 e 7 che poi si evolve nel renga, proprio del XII secolo, ovvero una composizione di argomento spesso giocoso, "a catena”, con più autori che completano il verso l’uno con l’altro.
Nel renga c'era un verso più importante degli altri, chiamato hokku, da cui deriverà successivamente lo haiku.
Sarà  il maestro Matsuo Bashō (1644-1694) a distillare ulteriormente questo componimento rendendolo la forma poetica zen per eccellenza.
E sarà Shiki (1869-1902) a renderlo una unità poetica a se stante, essenzialmente realistica e moderna.

Quindi, risalendo sui rami dello haiku, si scopre che deriva anche da un gioco letterario!

Vi propongo questa pagina dall’ultima raccolta poetica di Valerio Magrelli, uscita in questi giorni per Einaudi, dal titolo Il sangue amaro
Non riesco a individuare il kigo però …



7 commenti:

  1. Mi piace molto lo Haiku quando viene attualizzato, proprio come avviene nella rubrica Daily Haiku che non lo snatura, non ne forza il significato, non lo destruttura.
    Mi piace molto meno quando leggo uno Haiku, riconoscibile come tale solo per la composizione classica dei versi 5-7-5 ma che dello Haiku vero e proprio non ha nulla. Non a caso si parla di "abuso" dello Haiku, no?
    Ovviamente la mia è solo l'opinione di un'appassionata e a mia volta creatrice di Haiku più tradizionali, anche se comunque nati dal contesto della mia vita e delle mie esperienze, tipo questo:

    nell'acqua calda
    s'apre la foglia di tè
    come un pensiero

    Buona continuazione!

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  2. Sono dalla tua e ti ringrazio di avere colto così bene lo spirito di questo blog!
    Valerio Magrelli è un poeta molto serio e amo l'uso "scientifico" che spesso fa delle parole.
    In questo caso, mi sono divertita un po' attraverso i suoi versi "abusanti" a segnalare gli usi e gli abusi che ti irritano. Bello avere lettori come... tè!

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  3. Lo spirito del blog traspare bene anche da Twitter, credimi.
    Per questo motivo commento, apprezzo, ammiro e soprattutto mi piace molto leggere la realtà e l'attualità attraverso i grandi maestri dello Haiku, scelti sempre con grande logica, ironia e maestria.
    L'ironia poi ci sta, come in questo caso, ci mancherebbe. Il rischio però è di trovare sempre più spesso Haiku formalmente perfetti ma che farebbero rivoltare Basho, Shiki, Buson, Issa o anche il più recente Kusatao dalla tomba.
    Avevamo avuto modo di notare come lo Haiku sia principalmente anche un modo di vivere, una filosofia nonché la sensibile capacità di posare lo sguardo sulla vita.
    Buona continuazione, è stato un piacere scambiare queste idee con te.
    Ti lascio con due Haiku che ne racchiudono la vera essenza:

    Ho corso il mondo
    per afferrar tre note
    di poesia.
    Confessione

    In tre versetti
    tutto un poema, e, forse,
    tutta una vita.
    L'Haikai

    Mario Chini (1876-1959) da Attimi

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  4. Il kigo di Magrelli è nel paratesto. Prima del tunnel dell'haiku.
    Mi piace molto questo blog: haiku senza aloni estetici new age e balzi di tigre ironici nel passato. La dialettica prevale sulla moda.
    Ciao!

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  5. Abbasso estetismi e new age! Sono contenta, grazie!!!

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  6. Con twitter non di rado si rischia l'equivoco. Se questa volta (senza quinari sdruccioli...) sono riuscito a spiegarmi, sono contento anch'io!
    Buona serata.
    L.

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  7. Leggo solo oggi e mi permetto di ricordare che anche in presenza di kigo non sarebbe comunque un haiku, poichè su tre righe solo due sono compatibili con un haiku (giornale appena aperto) mentre le altre due sono considerazioni nette di chi scritto, cosa che - al di là della forma- si discosta molto dallo spirito della poetica haiku.

    Ricordo infine che gli haiku non hanno titolo.

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