è simile all'eco
che risuona
e poi svanisce
nell'atmosfera
(Ryōkan 1758-1831)
Se trasmetteva qualcosa che non gli andava a genio, Elvis Presley sparava alla tv. Succedeva laggiù a Graceland, Tennessee, nel suo salone dalla moquette pelosa chiamato "Jungle room". Bang, sparava. E l'apparecchio, forato al centro come nei migliori cartoon, è devotamente conservato nel museo dedicato al divo del rock.
Non ho né il ciuffo né porto d'armi, ho solo il telecomando.
E schivo bersani-travaglio-damilano-travaglio-salvini-travaglio-gelmini (ripeto) gelmini- carfagna (sì) carfagna-d'alema-floris-formigli-vespa-travaglio-grillinivari-gasparri-scaaansi- gasparri-gasparri-travaglio-scaaaansi che fanno, con autorevolezza, sensibilità e amor di patria, il punto della situazione. Telecomando in mano, cambio.
E mi butto così su Mika che pare abbia una casa dove vanno un sacco di persone amikedimika, micamie, ma ci trovo anche io un'amica: Patrizia Cavalli la poetessa. Che come sempre volava e rimava, lieve e salda sulla terra, con la giacca verde e il suo foulard di seta.
Eleganza, bellezza. Poesia.
Però finisce, mika può durare tutta la sera, mi dico, e cambio canale.
E mi attacco ai canali di tipo istruttivo (foche, leoni, quanti, biografie, guerre) e becco la storia dei Clash e del suo leader Joe Strummer. Una volta, racconta lui stesso, vide in tv, in un servizio del telegiornale ben inquadrata, sulla bomba pronta a sganciarsi sull'Iraq, la scritta "Rock the casbah", titolo della sua canzone più famosa. E pianse. E svalvolò. Moltissimo, come raccontava il documentario di ieri.
L'ho capito ancora una volta. Amo il rock. Le canzoni, come il mondo per Ryōkan, son come fiori che poi svaniscono.
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