venerdì 29 agosto 2014

Coraggio

Manca qualcosa
ah! Un dente è caduto
lo lancio nella notte
(Santoka 1882-1940)

L'acquisto di un bene senza disponibilità economica induce migliaia di persone a chiedere mutui e prestiti di denaro in un un vortice di rateizzazioni e piani di restituzione con tassi da strozzinaggio. È cosa risaputa.

Però mi chiedo e vi chiedo: quanto coraggio ci vuole a metter su questa insegna con un bel dente d'oro stilizzato? Bel logo, complimenti!


(Mmmm... Dentista?)

A lunedì!

    

lunedì 25 agosto 2014

Amara

Spunta dalla radio
una canzone di quando
stavo diventando grande

(Santoka 1882-1940) 


Come al solito Santoka arriva primo! 
Secondo quanto afferma un pezzo de "Il Post" (leggi qui) noi amiamo le canzoni di quando "stavamo diventando grandi" perché è tra i dodici e i ventidue anni che si fissano indelebilmente nel nostro cervello insieme a quelle altre tre o quattro cose che contribuiscono a forgiare per sempre la nostra identità. 
Le motivazioni le lascio ai neuroscienziati, sono varie e le potete leggere nel link, qui mi diverte pensare a qual è la mia canzone di "quando stavo diventando grande".
Non la musica che mi ha raggiunta più tardi con la consapevolezza della maturità, no.
O quella che purtroppo mi ha colonizzata sotto forma di moda o di pubblicità o che mi bastona nei camerini quando mi provo un vestito, o ancora quella legata a un amore che c'era, c'è o non c'è più. Oggi vi propongo proprio la canzone di "quando stavo diventando grande", quella che quando la sento mi rende felice. Nessuna malinconia, al bando i bei tempi andati o nostalgie canaglie. 
1978 "Amara di Enzo Carella. Solo tre minuti e trentasei secondi di perfezione assoluta.
Per me. A dodici anni come adesso.


(PLAY)

A proposito di attimi da prendere al volo potete leggere QUESTO! 
E se poi avete la "vostra canzone" linkatemela qui o su FB che facciamo una DAILYHAIKU playlist volume II. Per il primo volume... ecco il LINK, buon ascolto!

A venerdì! 

venerdì 22 agosto 2014

Issa e Philippe Forest

Il fumo del tè
e il salice
fremono insieme

(Issa 1763-1827)


Issa in giapponese significa "tazza di tè" ed è il nome assunto da Kobayashi Yotaro quando diventa monaco buddista nel 1792. I suoi haiku raccontano di cose apparentemente modeste come il salice e il fumo oppure pulci, neve, foglie, lumache, rane, un berretto...
Orfano di padre e di madre da piccolissimo, sposo e padre sfortunato (perse quattro figli per malattia) Issa fu segnato negli affetti e nella salute eppure, eppure... come scrive meravigliosamente Philippe Forest nel suo "Sarinagara" (titolo tratto dall'ultimo ku di uno haiku di Issa che significa "eppure") il poeta guarda la vita frontalmente e con ironia.

Issa, tazza di tè, simbolo di armonia e comunione con la natura. E da oggi berne insieme non sarà più quella frivola abitudine a base di pettegolezzi e pasticcini che pensavamo, ma una vera e propria "cerimonia" del quotidiano.


Tsuio no yo wa
tsuio no yo nagara
sarinagara

È di rugiada
è un mondo di rugiada
eppure eppure


Eppure è possibile diventare una tazza di tè, ci dice Issa! 
La bellezza degli haiku, l’abbiamo detto tante volte, è nella loro incisività. Brevi, trasparenti, illuminanti, semplici, cosmici. Il kigo, vedi QUI e QUI, che Issa ha scelto per il prossimo che vi propongo, è la farfalla, simbolo della primavera.

Vola una farfalla
sono anch’io
come polvere.
(Issa Kobayashi 1763-1828)

Ma il fascino di uno haiku risiede anche nel kireji ovvero in quel drastico ribaltamento dell'ultimo dei tre versi. Issa scrive polvere, elemento naturale eppure così irrimediabilmente brutale, e che ci conduce repentinamente a riflessioni inaspettate.
Eccoci di colpo lontani dalla rassicurante “gentil farfalletta” annuncio di primavera o da quelle tatuate a go go che occhieggiano con stanca malizia dai costumi da bagno. 
Niente di tutto questo. 
Attraverso la sua poesia, Issa ci sorprende e ci fa tornare a quel momento lontano negli anni, ma indelebile nella memoria di ognuno, in cui un adulto ci spiegò che sulle ali delle farfalle c'era una polverina colorata che, se solo sfiorata, le avrebbe uccise. 
Sarà questa visione del mondo, tragica e diremmo leopardiana, questo "irrimediabile" in cui ci specchiamo, questo sopravvivere a dispetto della vita stessa su cui ragiona Issa, che ha interessato Philippe Forest? E Forest, come Issa e come i grandi scrittori, non scrive infondo sempre della stessa cosa?
E noi lettori li seguiamo rimanendo sempre incantati e scossi. 




Oggi tre consigli di lettura. Un romanzo da recuperare uscito nel 2008: 

- Philippe Forest, il grande autore di "Tutti i bambini tranne uno" che con  "Sarinagara", edito sempre da Alet, ci fa scoprire cose di Issa Kobayashi struggenti e indimenticabili. 

E due saggi del 2014:

- Lu Yu "Il Canone del tè" edito da Quodlibet dove sognerete con l'autore, eremita cinese vissuto nel 700 e venerato come "dio del tè", un modo sobrio ed essenziale di vivere che passa dalla consapevolezza (le tavole sono magnifiche).
- Aldo Tollini "La cultura del tè in Giappone" edito da Einaudi dove l'autore, che insegna alla Ca' Foscari lingua giapponese classica, scopre di questo rito i legami profondi con l'arte, la poesia e l'architettura.  

lunedì 18 agosto 2014

Evviva!

Sull'aritmetica
un giovanetto piange
sommesso - l'estate
(Saitō Sanki 1900-1962)

Oggi festeggio il conferimento della "medaglia Fields", il premio più prestigioso per i matematici, a Maryam Mirzakhani, studiosa iraniana di 37 anni, autrice di ricerche importanti che aprono orizzonti nuovi nello studio della geometria (leggi bio qui). Ma questo grande riconoscimento non è solo una tacca per un glorioso curriculum accademico, è un caldo raggio di luce che illumina le discriminazioni tra uomini e donne, facendole apparire infinitamente misere, lontane, superabili.
Mirzakhani è una insigne studiosa delle interazioni tra Sole, Luna e Terra. 
Quale migliore battaglia di quella che passa dalla cultura?

(Interazioni recenti - e casalinghe - tra luna, sole e terra)

Appuntamento a venerdì con un altro DAILYHAIKU.

sabato 16 agosto 2014

L'Ausonia (stabilimento balneare)

Ai bordi dell'acqua -
il lume delle lucciole
sgocciola perle
(Boshā Kawabata 1900-1941)

C'è una vecchia signora triestina, ancora piena di fascino, che si gode il sole e il mare da un centinaio di anni. Ancora oggi richiama gli amanti dei bagni e della tintarella e coloro che amano il fresco lunare al "lume delle lucciole". 
Elegante, austera, razionale. Aristocratica ma democratica. Da un decennio gestita da cooperative sociali che hanno contribuito a preservarla dal degrado o da opinabili ristrutturazioni in stile villaggio turistico, fortunatamente continua la sua esistenza "ai bordi dell'acqua" e non nei malinconici ricordi dei più anziani.


(Trieste. Bagno Ausonia. Qui sgocciolano perle)