mercoledì 23 settembre 2015

Fiori

Figura di un uomo
sottomesso al mondo.
Pioggia di fiori di ciliegio
(Soseki 1867-1916)




"A Foggia, padre e figlio uccidono un immigrato che rubava meloni dai campi"
Così titola il quotidiano nella pagina di cronaca locale che linko QUI. Continuando la lettura conosciamo meglio i dettagli, i nomi, le età dei protagonisti, la miseria di un furto da pochi euro.  
Uno dei due agricoltori è armato, spara in aria un colpo che spaventa i tre ladruncoli che fuggono a bordo di una Fiat Uno. I due, padre e figlio, partono all'inseguimento. 
Inseguimento... inseguimento...inseguimento... 
In questa parola che mi galleggia in testa ci sono la potenza e il livore di un messaggio di insofferenza che da troppo tempo bombarda le menti delle persone sguarnite, frustrate e senza strumenti.
La notizia si chiude, le vite di spezzano e qualcuno continua a parlare.


(Figura di un uomo)



martedì 22 settembre 2015

Erri De Luca

Attraversando montagne
ancora montagne
montagne in inverno
(Santoka 1882-1940)



Penso che gli scrittori non debbano essere immuni "in quanto scrittori" dalle regole della comunità perché questa condizione sminuirebbe il valore delle loro parole. L'indulgenza la si applica ai bambini, ai dementi, eccetera eccetera. Se trattiamo gli scrittori come "entità scrittori" perderemmo il senso delle loro parole e le svuoteremmo, sarebbero come giullari che possono dire tutto e il contrario di tutto e saremmo autorizzati a pensare "tanto fa lo scrittore!"

Ma se è un reato dire che la TAV andrebbe sabotata, non è un reato invocare le ruspe sui campi profughi? Tutti i giorni? Sui giornali, in tv, sulle felpe, nei comizi? E girare con la scorta a protezione di queste parole, non è un reato nel reato?
Ecco come la penso sulla questione e perché anche io #stoconerri unendomi, con un haiku sulla montagna, ai tanti scrittori e lettori che stanno con lui.


(sfumature)




lunedì 21 settembre 2015

Autunno

Le anatre migrano.
Sotto la luna
neanche il suono dei giunchi
(Mizuhara Shuoshi 1892- 1981)



La luna, la silhouette delle anatre che disegna una "v", il suono del vento. Non manca proprio nulla a questa poetica illustrazione dell'autunno. Un po' da libro di lettura, non trovate anche voi? 
Benvenuto autunno! Il mio omaggio, con questo haiku che più giapponese di così non è possibile, al periodo più morbido e indeciso dell'anno. 
Da quando siamo bambini l'autunno entra il 21 settembre e pazienza se, astronomicamente parlando, il primo vero giorno d'autunno sarà tra il 22 e il 23. Oggi preferisco il mio ricordo da sussidiario, la mia vecchia ricerca sulle "migrazioni", del tipo pre-internet con figure ritagliate e colla coccoina, fatta con la mia compagnetta di classe, il bel voto che mi ha inorgoglito per un bel po' di giorni.
E, illusa, provo a dimenticare a quali dolori, oggi, si associa questa parola: migrare.
Barconi, scafisti, muri, naufragi, addii, lacrime, separazioni, morte, filo spinato. 
E per chi non ce la fa a raggiungere la meta, neanche "il suono dei giunchi". 

PS 
Oggi il muro, mattone su mattone, lo sta costruendo la Slovenia. Così, tanto per non distrarsi un attimo.



(pronto a partire?)










sabato 19 settembre 2015

Colosseo

Il Colosseo
invoca nubi gelide
spiriti di Roma
(Sono Uchida 1924)



Apertura straordinaria! In effetti oggi, sabato, per il DAILYHAIKU è giorno di chiusura ma io apro. Io. E vinco la pigrizia perchè la notizia che i sindacati permettano la chiusura del Colosseo restituisce perfettamente il clima di questo Paese.
Sì, il Colosseo, quello lì, il simbolo di Roma, dell'Italia, il souvenir dei souvenir...è chiuso.
Un bel cartello appeso fuori la porta avvisa i turisti di tutto il mondo, il vero nostro pane quotidiano, che per una questione sindacale X, il souvenirone resterà chiuso. 
Prego, circolare! Vuole farsi una foto col centurione? Bibite, panini?

Sono Uchida dedicò, se cercate li scovate nel blog, alcuni haiku proprio alla sua amatissima Roma dove lavorò, in veste di diplomatico giapponese, per qualche anno. Lo immagino con la macchina fotografica al collo e con l'aria aria spaurita quando attraversa. Un classico giapponese innamorato del nostro Paese. Come i classici francesi, i classici americani eccetera eccetera.
Identico a coloro che sono rimasti fuori oggi. O a coloro che hanno guardato Pompei solo su Google immagini o il Pantheon dal buco della serratura a causa delle stesse nobili e costruttive ragioni.

Mi inchino, rispettosa, a tanta pazienza. Mi scuso con tutti. Sorriso imbarazzata e mi inchino di nuovo. Mi scuso ancora. Vorrei sparire oppure parlare islandese o portoghese. Serve un passaggio a San Pietro sul mio motorino?

E invoco strali e nubi gelate sulla "roma-capoccia" di qualcuno!

(E annamo!)

venerdì 18 settembre 2015

Clima

Ah! Erba d'estate -
tutto ciò che resta dei sogni
di tanti guerrieri
(Bashō 1644-1694)




Quando il caldo è intollerabile, quando il termometro scoppia e i percorsi a piedi seguono solo la direzione delle ombre magre magre, quando l'afa prostra e capita di sventolarsi anche con la gonna...è estate. Estate piena. Non c'è bisogno di conoscere il giapponese e riuscire a individuare il kigo estivo nell'haiku di oggi. Nè di controllare il termometro appeso vicino alla finestra. Fa un caldo pazzo.
Un ascoltatore, proprio stamattina a "Prima pagina", ci ricordava di quel povero orso bianco, spelacchiato e con la lingua a penzoloni, in bilico su un rimasuglio di pack. Perché l'orso non se l'è filato nessuno? Perché nessuno è scosso dai cambiamenti climatici? Si chiedeva l'ascoltatore da dentro la mia radio casalinga.
Sono forse i cambiamenti del clima la causa del fatto che da un paio di anni mi sveglio al canto, francamente un po' stonato, dei pappagalli? L'albero che ho di fronte è diventato asilo di un centinaio di loro, garruli e verdissimi. E anche belli tosti visto che hanno scacciato i precedenti inquilini, vecchie cornacchie autoctone. 
Colpa della tropicalizzazione? Oppure vale la vulgata romana, serafica e pacificante come sempre, che ci racconta di piccoli pappagalli domestici che, sfuggiti alla gabbia, nel tempo, si sono felicemente urbanizzati? 
Anche il pappagallo romano non è più quello di una volta, signora mia! Non ci prova più con la turista di turno. Anzi. Mi sembra bello istericuzzo.

In attesa di avvistare gli orsi al Colosseo, magari vestiti da centurioni e ridotti a "guerrieri" dei noantri, scelgo i sandali più sandali, la maglietta più fresca e mi raccolgo i capelli sulla testa.
Che mi frigge di interrogativi.



(Amazzonia sotto casa)