venerdì 5 settembre 2014

Tre

Ho del riso
dei libri
persino del tabacco
(Santoka 1883-1940)

Il saggio e sobrio Santoka ci indica queste tre cosette necessarie per vivere. 
Mi asterrò dai consigli di cucina, per il vostro bene, e il tabacco, per quanto mi riguarda, lo sostituirei con il cioccolato fondente. Ma sui libri ho le idee più chiare.

Non amo i libri che... non mi parlano. E detesto i libri che mi tranquillizzano. Detesto essere trasportata in mondi fantastici dove spazio e tempo sono opzionali, mondi esotici e fashion con vecchi saggi dalla barba bianca che guardano - sempre- lontano. Pagine dove le sete frusciano e dove la cultura è - guarda un po'! - millenaria e che sa - ma dai? - di spezie. 
I cacciatori di aquiloni, i mondi spiegati ai miei figli, gli ultrafantasysaghehorror, le separate insaziabili e i commissari piacioni o ancora peggio le folkloristiche storie regional-rurali, mi allappano. Sui giornalisti-scrittori poi, capitolo a parte (leggi QUI)
Nei festival letterari c'è veramente di tutto e scovare qualche cosa nel mucchio non è facile. E' esattamente come accade nelle librerie dove le pile di saghe e i cartonati di cuochi - scrittori nascondono allo sguardo cose ben più preziose!


(Dietro le quinte)

Se dovessi sintetizzare i miei quindici anni anni di lavoro al Festival di Mantova (come curatrice di Fahrenheit) in soli tre ricordi, tre come i tre ku di uno haiku, penserei subito alla chiacchiera seduti sugli scalini con Roberto Saviano prima del suo incubo, al saluto affettuoso, rubato, tra due "giganti" come John M. Coetzee e Toni Morrison nella hall di un albergo, e al grande poeta irlandese Seamus Heaney che, come un qualsiasi attempato turista accaldato, si rinfrancava con una bibita fresca seduto con la moglie a un tavolino di un bar prima del suo indimenticabile reading di poesie. 
Solo tre ku. Tre il numero perfetto. 
Allora buon ascolto e buone letture!


(Seamus Heaney 1939-2013. Foto mia. RIP)


  







giovedì 4 settembre 2014

Libro in valigia

Affaticato
alla ricerca di un tetto
i fiori di glicine
(Bashō 1644-1694)

Gli sbarchi, i razzismi e i territori contesi - ovvero le tragedie dei nostri giorni - sono stati spesso spunti per il Dailyhaiku. 
Oggi, con la luminosa premessa dello haiku di Bashō, vi propongo un libro.


"La vita davanti a sé" scritto da Romain Gary e premio Goncourt 1975, è stato pubblicato recentemente da Neri Pozza, e narra la storia di un bambino arabo, figlio di una prostituta e allevato da un'anziana ebrea scampata dal nazismo, Madame Rosa. La vicenda si svolge in uno strano asilo al sesto piano di una casa in una periferia nella Parigi degli anni settanta, piccolo e scalcagnato ricovero popolato da marmocchi figli di nessuno, parcheggiati lì da vecchie "amiche" di Madame Rosa. Un via vai formicolante di vita su sei piani di scale, salendo le quali il lettore incontra i piccoletti Banania e Moise, i forzuti fratelli Zaoum che portano polpette calde, il losco signor N'Da Amédée che "aveva sulla cravatta un diamante che luccicava", il dolce medico ebreo Katz, il nero signor Waloumba che mangiava il fuoco e dal Camerun "era venuto in Francia per spazzarla".
Su e giù, tra le gambe degli adulti, corre il bambino protagonista Momo, diminutivo di Mohamed, che ha il cruccio di non conoscere la sua età non essendo stato mai "datato". 
Ora, puó esistere una trama a più alto rischio stucchevolezza?




Ma "La vita davanti a sé" si segnala non per cosa, ma per come Gary racconta. È una lingua diretta verso chi legge, con dei dentro-fuori spiazzanti, senza scorciatoie e stereotipi melliflui e rassicuranti. E il parlare alla maniera di un bambino qui diventa squisitamente letterario, il registrare il gergo dei sobborghi non scade mai nel naif o nella retorica. E' pura costruzione stilistica, puro artificio.
Ma questo è anche un libro caldo, sul significato più intimo e anti convenzionale della famiglia, che esiste a dispetto di tutto, servizi sociali e regole compresi. Ed è ancora un libro sulla morte e sulla vita, sulla vecchiaia e sull'amore, sull'identità, sull'emarginazione e sull'uguaglianza. E tutto questo (ma quante cose!?) tenuto insieme ben saldo sulle fondamenta della letteratura. 


In queste ore di sbarchi e guerre vi consiglio questo breve romanzo, piccolo talismano per quando domani leggeremo ancora del conflitto israelo palestinese o di anonime storie di emarginazione o razzismo. E anche questa volta la letteratura seria, quella che sedimenta nella testa, quella che vede lontano e pone interrogativi, ci fa un utile regalo per poter andare avanti. 

A proposito di libri, appuntamento a domani da Mantova per gli amanti del DAILYHAIKU e di Radio3! 

  

mercoledì 3 settembre 2014

Come in and win!

Tornata ancora
al bicchiere di saké
la mosca annega
(Uejima Onitsura 1661-1738)


Ricerche effettuate sulla ludopatia evidenziano che: i giocatori dipendenti hanno circa cinquantanni, in prevalenza sono maschi e con licenza media. Altri studi più recenti rilevano che l'età si è fortemente abbassata e il numero degli adolescenti impelagati nelle scommesse è in forte crescita. Le slot dei bar sono in genere preferite subito dopo i grattaevinci (è possibile anche cambiare bar, no? Intanto una bella notizia dal Piemonte che linko qui).
Psicologicamente i giocatori dipendenti hanno i nervi a pezzi: programmare sempre nuove giocate provoca ansia e stress. E genera sicuramente angoscia ricorrere ad azioni illecite o disperate per trovare il denaro necessario per fare fronte ai debiti. Insomma si perdono affetti, famiglia, soldi e ci si gioca la salute. 
I soldi che girano sono palate, molti incrementano il malaffare e veramente pochi vanno nelle casse dello Stato (le cifre? qui).  Attraverso un'empirica ricerca personale sul campo, ovvero osservare chi esce dal bingo, ho rilevato che i frequentatori sono perlopiù grigi pensionati dall'aria scarmigliata e incarognita. 
Ma allora qui si bluffa! Qui qualcuno bara!
Le persone ritratte nell'insegna che ho fotografato non sono affatto simili all'identikit che gli studi sulla ludopatia hanno tracciato in questi ultimi anni! Qui non vedo mosche! Sono tutti belli, giovani, con abiti alla moda. Non un'ascella sudata o una carie, un pelo superfluo o un conto in rosso! Vedo invece un'incantevole galleria di persone levigate e realizzate, con sguardo professionale e fronte distesa, donne seducenti in compagnia di un uomo elegante e rassicurante. 
Tutto senza eccessi e possibile, un po' della "porta accanto", un po' da pastarelle domenicali magari dopo la messa.
Diabolico.


(Come in and win. Sicuro!)

martedì 2 settembre 2014

Sogni

Ammalato nel mio viaggio
il sogno percorre
pianure aride
(Bashō 1644-1694)

Merkel smentisce Putin: "È guerra con l'Ucraina!" si legge in prima de La Stampa oggi.
Putin ha un sogno egemonico. Sogna una nuova grande madre russia dove il controllo dell'Ucraina (leggi QUI) e dei piccoli "frammenti" appartenuti all'Unione Sovietica si ricompatti ad ogni costo.
Anche a costo di "pianure aride".


(Sogno ad occhi aperti ma dalla mia scrivania)




lunedì 1 settembre 2014

Buon viaggio!

Al suo termine, la strada
si avvicina al profumo -
biancospini in fiore.
(Yosa Buson 1716-1784)


Il Tribunale dei Minori di Roma ha riconosciuto l'adozione di una bimba a una coppia lesbica (notizia). 
La strada dei diritti è lunga, ma questa sentenza è un passo in avanti verso orizzonti nuovi e possibili (leggi QUI e QUI ). 

Allora buon viaggio a tutti verso "biancospini in fiore"!




A domani.